737
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737 ἀλλ᾽ ὅτε δὴ Πυλίων καὶ Ἐπειῶν ἔπλετο
νεῖκος,
Ma quando c’era, era in corso, infuriava (da πέλω), lo
scontro dei Pili e degli Epei,
738 πρῶτος ἐγὼν ἕλον ἄνδρα, κόμισσα δὲ
μώνυχας ἵππους,
per primo io uccisi un guerriero, e (gli) presi i cavalli
solidunghi,
739 Μούλιον αἰχμητήν: γαμβρὸς δ᾽ ἦν Αὐγείαο,
Mulio, combattente con la lancia; era genero di Augia,
740 πρεσβυτάτην δὲ θύγατρ᾽[1]
εἶχε ξανθὴν Ἀγαμήδην,
e aveva per moglie (da ἔχω, “avere per moglie/marito”, di
solito senza γυναῖκα, ἄνδρα) la figlia più grande, la bionda Agamene,
741 ἣ τόσα φάρμακα ᾔδη ὅσα τρέφει εὐρεῖα
χθών.
che era a conoscenza (da οἶδα) di quei rimedi, quelle
erbe, che fa crescere, nutre (da τρέφω), la vasta terra.
742 τὸν μὲν ἐγὼ προσιόντα βάλον χαλκήρεϊ
δουρί,
Questo, mentre veniva all’assalto (da πρόσειμι), io uccisi
con l’asta in bronzo, dalla punta di bronzo),
743 ἤριπε δ᾽ ἐν κονίῃσιν: ἐγὼ δ᾽ ἐς δίφρον
ὀρούσας
e cadde giù (da ἐρείπω) nella polvere; io, saltato (da ὀρούω)
sul carro,
744 στῆν ῥα μετὰ προμάχοισιν: ἀτὰρ
μεγάθυμοι Ἐπειοὶ
mi schierai allora tra quelli che combattono tra le prime
file; ma gli Epei magnanimi, animosi,
745 ἔτρεσαν ἄλλυδις ἄλλος, ἐπεὶ ἴδον ἄνδρα
πεσόντα
fuggirono per la paura (da τρέω) ciascuno in ogni
direzione (da ἄλλυδις , avverbio, v., Ep. per ἄλλοσε, in Omero solo con ἄλλος,
ἄ. ἄλλος , “uno di qua, uno di là”), al momento che videro che cadeva l’uomo
746 ἡγεμόν᾽ ἱππήων, ὃς ἀριστεύεσκε
μάχεσθαι.
che comandava i cavalieri, (colui) che primeggiava nel
combattere.
747 αὐτὰρ ἐγὼν ἐπόρουσα κελαινῇ λαίλαπι ἶσος,
Allora io mi gettai (da ἐπορούω), uguale alla nera
tempesta (da λαῖλαψ , απος, ἡ),
e presi cinquanta carri, e accanto a ciascuno due
749 φῶτες ὀδὰξ ἕλον[3]
οὖδας ἐμῷ ὑπὸ δουρὶ δαμέντες.
uomini presero la terra, la polvere (da οὖδας , τό),
mordendola con i denti (da ὀδάξ , avverbio), domati, sopraffatti (da δαμάζω),
sotto la mia lancia.
750 καί νύ κεν Ἀκτορίωνε Μολίονε παῖδ᾽ ἀλάπαξα,
E ora i due Molioni, figli di Attore, avrei ucciso,
abbattuto (da ἀλαπάζω),
751 εἰ μή σφωε πατὴρ[4]
εὐρὺ κρείων ἐνοσίχθων
se loro due il padre, il molto potente scuotitore della
terra,
752 ἐκ πολέμου ἐσάωσε καλύψας ἠέρι πολλῇ[5].
non li avesse salvati (da σώζω) dal combattimento
nascondendo(li) con molta nebbia, con una fitta nebbia (da ἀήρ , ἀέρος, ὁ , ἡ
, Hom. – Ep. e Ion. - ἀήρ, ἠέρος).
753 ἔνθα Ζεὺς Πυλίοισι μέγα κράτος ἐγγυάλιξε:
A questo punto Zeus ai Pili consegnò (da ἐγγυαλίζω, lett.
“mettere sul palmo della mano, mettere in mano”) una grande potenza, forza:
754 τόφρα γὰρ οὖν ἑπόμεσθα διὰ σπιδέος πεδίοιο
tanto ora infatti inseguiamo, continuiamo ad inseguire (da
ἕπομαι), attraverso la pianura vasta (da σπιδής , ές, gen. έος, solo
nell’espressione διὰ σπιδέος πεδίοιο),
755 κτείνοντές τ᾽ αὐτοὺς ἀνά τ᾽ ἔντεα καλὰ
λέγοντες,
uccidendo, facendo strage di questi e raccogliendo (da ἀναλέγω,
in tmesi) le belle armature,
756 ὄφρ᾽ ἐπὶ Βουπρασίου πολυπύρου βήσαμεν ἵππους
fno a quando giungemmo (da βαίνω, con lo strumento del
moto in accusativo) a cavallo a Buprasio ricca di messi (da πολύπυρος , ον,
(πυρός))
757 πέτρης τ᾽ Ὠλενίης[6],
καὶ Ἀλησίου ἔνθα κολώνη
e alla rupe (da πέτρα , Ion. ed Ep. πέτρη , ἡ) Olenia, e
laddove colle di Alesio
758 κέκληται: ὅθεν αὖτις ἀπέτραπε λαὸν Ἀθήνη.
viene chiamato: da qui Atena sospinse (da ἀποτρέπω)
indietro gli uomini, l’esercito.
759 ἔνθ᾽ ἄνδρα κτείνας πύματον λίπον: αὐτὰρ
Ἀχαιοὶ
Qui, dopo averlo ucciso, lasciai indietro (da λείπω)
l’ultimo (da πύματος , η, ον, in senso temporale) uomo; quindi gli Achei
760 ἂψ ἀπὸ Βουπρασίοιο Πύλονδ᾽ ἔχον ὠκέας ἵππους,
guidavano indietro, sulla via del ritorno (da ἄψ , avverbio
di luogo), da Buprasio a Pilo i veloci cavalli,
761 πάντες δ᾽ εὐχετόωντο θεῶν Διὶ Νέστορί
τ᾽ ἀνδρῶν.
e tutti pregavano (da εὐχετάομαι , τινί) Zeus tra gli dei,
e Nestore tra gli uomini.
Così ero, se pure mai lo ero, tra i guerrieri. Invece
Achille
da solo si godrà (da ἀπονίναμαι, con il gen. della cosa)
il (suo) valore: certamente credo che lui
764 πολλὰ μετακλαύσεσθαι ἐπεί κ᾽ ἀπὸ λαὸς ὄληται.
molte cose piangerà quando sarà troppo tardi (da μετακλαίω,
che ha proprio il senso di piangere dopo, quando è tardi), quando gli uomini
saranno perduti, saranno morti (da ἀπόλλυμι, in tmesi).
765 ὦ πέπον ἦ μὲν σοί γε Μενοίτιος ὧδ᾽ ἐπέτελλεν[9]
O caro, certamente così Menezio ti consigliava, ti
ordinava (da ἐπιτέλλω),
766 ἤματι τῷ ὅτε σ᾽ ἐκ Φθίης Ἀγαμέμνονι
πέμπε,[10]
in quel giorno, quando te inviava da Ftia ad Agamennone,
767 νῶϊ δέ τ᾽ ἔνδον ἐόντες ἐγὼ καὶ δῖος Ὀδυσσεὺς
noi essendo all’interno, io e il divino Odisseo,
768 πάντα μάλ᾽ ἐν μεγάροις ἠκούομεν ὡς ἐπέτελλε.
tutto molto bene nel palazzo udivamo, come ti consigliava.
769 Πηλῆος δ᾽ ἱκόμεσθα δόμους εὖ
ναιετάοντας
Eravamo giunti alla casa ben situata (da ναιετάω) di Peleo
770 λαὸν ἀγείροντες κατ᾽ Ἀχαιΐδα
πουλυβότειραν.
raccogliendo un esercito, uomini, su e giù, attraverso
tutta (da κατά, con l’accusativo), l’Acaia fertile, che nutre molti.
771 ἔνθα δ᾽ ἔπειθ᾽ ἥρωα Μενοίτιον εὕρομεν ἔνδον
Qui, all’interno, trovammo poi l’eroe Menezio
772 ἠδὲ σέ, πὰρ δ᾽ Ἀχιλῆα: γέρων δ᾽ ἱππηλάτα
Πηλεὺς
e te, e accanto Achille; il vecchio cavaliere Peleo
773 πίονα μηρία καῖε βοὸς Διὶ τερπικεραύνῳ
bruciava grasse coscie di bue a Zeus fulminatore
774 αὐλῆς ἐν χόρτῳ: ἔχε δὲ χρύσειον ἄλεισον
nel recinto (da χόρτος , ὁ, in generale uno spazio chiuso,
ma sempre connotando un luogo legato al cibo: si veda 24.640) del cortile (da
αὐλή , ἡ): reggeva una coppa (da ἄλεισον , τό = δέπας) d’oro
775 σπένδων αἴθοπα οἶνον ἐπ᾽ αἰθομένοις ἱεροῖσι.
libando vino scintillante sulle vittime (da ἱερός , ά, όν
: ἱερά , Ion. ἱρά , τά, sono le vittime del sacrificio, le offerte) che
briciavano, che venivano arse (da αἴθω).
776 σφῶϊ μὲν ἀμφὶ βοὸς ἕπετον κρέα, νῶϊ δ᾽ ἔπειτα
Voi due aiutavate, vi davate da fare (da ἕπομαι), intorno alle
carni, ed ecco allora che noi
777 στῆμεν ἐνὶ προθύροισι: ταφὼν δ᾽ ἀνόρουσεν
Ἀχιλλεύς,
stavamo sulla porta (da πρόθυρον , τό, si tratta
probabilmente di un vestibolo prima della porta che dà accesso al cortile
interno, αὐλή, in uno spazio recintato del quale Peleo sta celebrando il
sacrificio; qui al plurale): Achille sorpreso (da τέθηπα, perfetto del quale
non esiste presente: aoristo 2 ἔταφον, usato da Omero solo al participio ταφών)
scattò su, si alzò in piedi,
778 ἐς δ᾽ ἄγε χειρὸς ἑλών, κατὰ δ᾽ ἑδριάασθαι
ἄνωγε,[11]
ci faceva entrare (da εἰσάγω, in tmesi) prendendoci per la
mano, e ci invitainvitòva (da ἄνωγα) a sederci (da ἑδριάω) giù,
779 ξείνιά τ᾽ εὖ παρέθηκεν, ἅ τε ξείνοις
θέμις ἐστίν.
e bene, con abbondanza, ci pose accanto, ci servì (da παρατίθημι),
gli doni (da ξένιος , α, ον, Ion. ξείνιος : ξείνια, Att. ξένια , τά, sono i
doni che devono essere dati agli ospiti, specialmente carne e bevande), che
sono consuetudine per gli ospiti (da ξένος , ὁ, Ep. e Ion. ξεῖνος).
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780
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780 αὐτὰρ ἐπεὶ τάρπημεν ἐδητύος ἠδὲ ποτῆτος,
Quando poi ci fummo soddisfatti (da τέρπω, con il gen.
della cosa) di cibo (da ἐδητύς , ύος, ἡ) e di bevanda (da ποτής , ῆτος, ἡ,
(πότος, πίνω)),
781 ἦρχον ἐγὼ μύθοιο κελεύων ὔμμ᾽ ἅμ᾽ ἕπεσθαι:
io iniziavo (da ἄρχω, con il gen.) un discorso, invitando
voi a seguire (da ἕπομαι) insieme (a noi);
782 σφὼ δὲ μάλ᾽ ἠθέλετον, τὼ δ᾽ ἄμφω πόλλ᾽ ἐπέτελλον.
voi due molto desideravate, e loro due entrambe molto vi consigliavano,
vi consigliavano molte cose.
783 Πηλεὺς μὲν ᾧ παιδὶ γέρων ἐπέτελλ᾽ Ἀχιλῆϊ
Il vecchio Peleo dava consigli (da ἐπιτέλλω, con il dat.
della persona e l’acc. della cosa) a suo figlio Achille,
784 αἰὲν ἀριστεύειν καὶ ὑπείροχον ἔμμεναι ἄλλων:[12]
di sempre primeggiare, essere tra i migliori (da ἀριστεύω),
e di mostrarsi prominente (da ὑπέροχος , Ep. e Ion. ὑπείρ- , ον, con il
genitivo) tra gli altri;
785 σοὶ δ᾽ αὖθ᾽ ὧδ᾽ ἐπέτελλε Μενοίτιος Ἄκτορος υἱός:
a te invece così dava consigli Menezio, figlio di Attore:
786 ‘ τέκνον ἐμὸν γενεῇ μὲν ὑπέρτερός ἐστιν Ἀχιλλεύς,
“ O figlio mio, quanto a nascita, a lignaggio (da γενεά , ᾶς,
Ion. γενεή , ῆς, ἡ), Achille è più elevato,
787 πρεσβύτερος δὲ σύ ἐσσι: βίῃ δ᾽ ὅ γε πολλὸν ἀμείνων.
ma tu sei più vecchio; ma per vigore, per forza, egli di
molto (è) migliore.
788 ἀλλ᾽ εὖ οἱ φάσθαι πυκινὸν ἔπος ἠδ᾽ ὑποθέσθαι
Ma a lui dì (da φημί) bene una parola saggia, opportuna, e
dagli un consiglio (da ὑποτίθημι)
789 καί οἱ σημαίνειν: ὃ δὲ πείσεται εἰς ἀγαθόν
περ ’.
e guidalo (da σημαίνω, con il dativo); quello si lascerà
comunque (da πέρ, la particella enclitica senve per aggiungere forza:
veramente si lascerà persuadere, se è per il meglio) persuadere verso il
meglio ”.
790 ὣς ἐπέτελλ᾽ ὃ γέρων, σὺ δὲ λήθεαι: ἀλλ᾽
ἔτι καὶ νῦν
Così il vecchio ti consigliava, ma tu hai dimenticato (da λανθάνω);
ma ancora almeno adesso
791 ταῦτ᾽ εἴποις Ἀχιλῆϊ δαΐφρονι αἴ κε
πίθηται.
queste cose potresti dire, riferisci (da εἶπον), ad
Achille bellicoso, se (mi) desse ascolto (da πείθω).
792 τίς δ᾽ οἶδ᾽ εἴ κέν οἱ σὺν δαίμονι θυμὸν
ὀρίναις
Chi sa se mai a lui, con un dio (da δαίμων , ονος, ὁ, ἡ, a
qui da intendersi come “con l’aiuto divino, con un po’ di fortuna”), muovi il
cuore
793 παρειπών; ἀγαθὴ δὲ παραίφασίς ἐστιν ἑταίρου.
parlando(gli) ? Prezioso, utile, efficace è il consiglio,
l’ammonimento (da παράφασις , εως, ἡ, (παράφημι), solo nelle forme poetiche
παραίφασις , πάρφασις), di un compagno di un amico.
794 εἰ δέ τινα φρεσὶν ᾗσι θεοπροπίην ἀλεείνει
Se poi nel suo cuore vuole sfuggire, sfugge (da ἀλεείνω),
una qualche profezia, oracolo (da θεοπροπία , ἡ),
795 καί τινά οἱ πὰρ Ζηνὸς ἐπέφραδε πότνια μήτηρ,
e l’augusta madre gliene ha mostrata, data (da φράζω), una
da Zeus,
796 ἀλλὰ σέ περ προέτω, ἅμα δ᾽ ἄλλος λαὸς ἑπέσθω
allora almeno te mandi (da προίημι), e segua (da ἕπομαι)
insieme il restante esercito
797 Μυρμιδόνων, αἴ κέν τι φόως Δαναοῖσι
γένηαι:
dei Mirmidoni, se mai tu fossi luce (da φόως , τό, Ep. = φῶς,
si tratta metaforicamente della luce della salvezza) per gli Achei;
798 καί τοι τεύχεα καλὰ δότω πόλεμον δὲ φέρεσθαι,
e ti dia le (sue) belle armi, da portare alla guerra,
799 αἴ κέ σε τῷ εἴσκοντες[13]
ἀπόσχωνται πολέμοιο
se mai, te scambiando (da ἐίσκω , con τινά oppure τί τινι)
te per lui, non si tengano lontani, non si ritirino (da ἀπέχω, con
l’accusativo), dalla battaglia
800 Τρῶες, ἀναπνεύσωσι δ᾽ ἀρήϊοι υἷες Ἀχαιῶν
i Troiani, e non riprendano fiato (da ἀναπνέω) i bellicosi
figli degli Achei
801 τειρόμενοι: ὀλίγη δέ τ᾽ ἀνάπνευσις
πολέμοιο.[14]
oppressi, schiacciati, stremati (da τείρω)): poco è il
respiro (da ἀνάπνευσις , εως, ἡ, da qc. con il genitivo) dai combattimenti.
802 ῥεῖα δέ κ᾽ ἀκμῆτες κεκμηότας ἄνδρας ἀϋτῇ
Facilmente, freschi, riposati (da ἀκμής , ῆτος, ὁ, ἡ),
uomini stanchi, affaticati (da κάμνω), per la guerra, per i combattimenti,
803 ὤσαισθε προτὶ ἄστυ νεῶν ἄπο καὶ
κλισιάων.
respingereste (da ὠθέω) verso la città via dalle navi e
dalle tende.
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804 ὣς φάτο, τῷ δ᾽ ἄρα θυμὸν ἐνὶ στήθεσσιν
ὄρινε,
Così diceva, e a lui scuote (da ὀρίνω) il cuore nel petto,
805 βῆ δὲ θέειν παρὰ νῆας ἐπ᾽ Αἰακίδην Ἀχιλῆα.
e si avvia per correre (da θέω) lungo le navi, dall’Eacide
Achille.
806 ἀλλ᾽ ὅτε δὴ κατὰ νῆας Ὀδυσσῆος θείοιο
Ma quando giù alle navi del divino Odisseo
Patroclo giunse (da ἵκω), correndo, dove per loro
l’assemblea e il tribunale
808 ἤην, τῇ δὴ καί σφι θεῶν ἐτετεύχατο βωμοί,
era, e qui per essi erano anche stati costruiti (da τεύχω)
gli altari degli dei,
809 ἔνθά οἱ Εὐρύπυλος βεβλημένος ἀντεβόλησε
qui lo incontrò (da ἀντιβολέω , con il dativo: spec. per
l’incontrarsi in battaglia) Euripilo, il divino figlio di Evemone, ferito da
una freccia alla coscia,
811 σκάζων ἐκ πολέμου:
mentre tornava zoppicando (da σκάζω) dalla battaglia;
811 κατὰ δὲ νότιος ῥέεν ἱδρὼς
812 ὤμων καὶ κεφαλῆς, ἀπὸ δ᾽ ἕλκεος ἀργαλέοιο
il sudore scorreva copioso giù dalle spalle e dalla tasta,
dalla ferita (da ἕλκος , εος, τό) dolorosa (da ἀργαλέος , α, ον)
813 αἷμα μέλαν κελάρυζε: νόος γε μὲν ἔμπεδος ἦεν.
il sangue scuro colava (da κελαρύζω, il senso è che quasi
zampillava fuori, in fiotti, come acqua); la mente però, comunque, era salda
(da ἔμπεδος , ον, (πέδον)).
814 τὸν δὲ ἰδὼν ᾤκτειρε Μενοιτίου ἄλκιμος
υἱός,
Vedendolo prova pietà (da οἰκτείρω) il valoroso figlio di
Menezio,
815 καί ῥ᾽ ὀλοφυρόμενος ἔπεα πτερόεντα
προσηύδα:
e lamentandosi, singhiozzando (da ὀλοφύρομαι), diceva
parole alate:
816 ‘ ἆ δειλοὶ Δαναῶν ἡγήτορες ἠδὲ
μέδοντες
« Ah (da ἆ , interiezione di pietà, orrore, solitamente
con il voc. di δειλός, come in ἆ δειλώ, oppure qui) ! Sventurati guide (da ἡγήτωρ
, ορος, ὁ) e comandanti (da μέδων , οντος (μέδομαι), da μέδω, “proteggo,
governo, domino su”, in Omero solo in forma participiale sostantivata μέδων ,
οντος, ὁ) dei Danai,
817 ὣς ἄρ᾽ ἐμέλλετε τῆλε φίλων καὶ
πατρίδος αἴης
così dunque lontano dagli amici e dalla terra (da αἶα , ἡ,
forma Ep. utilizzata al posto di γαῖα per ragioni metriche) patria (da πατρίς
, ίδος, poet. femminile. of πάτριος) eravate destinati (da μέλλω)
818 ἄσειν ἐν Τροίῃ ταχέας κύνας ἀργέτι δημῷ.
a saziare (da ἄω) a Troia i cani veloci con il lucido,
bianco (da ἀργής , ῆτος, ὁ, ἡ, Ep. dat. e acc. ἀργέτι, ἀργέτα) grasso (da δημός
, οῦ , ὁ) !
819 ἀλλ᾽ ἄγε μοι τόδε εἰπὲ διοτρεφὲς Εὐρύπυλ᾽
ἥρως,
Ma su, dimmi questo, Euripilo, eroe alunno di Zeus,
820 ἤ ῥ᾽ ἔτι που σχήσουσι πελώριον Ἕκτορ᾽ Ἀχαιοί,
ancora in qualche modo gli Achei reggeranno a,
resisteranno a (da ἔχω), il poderoso, gigantesc Ettore,
821 ἦ ἤδη[17]
φθίσονται ὑπ᾽ αὐτοῦ δουρὶ δαμέντες; ’.
oppure invece moriranno, periranno (da φθίω), domati sotto
la sua lancia ? ».
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822
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822 τὸν δ᾽ αὖτ᾽ Εὐρύπυλος βεβλημένος ἀντίον
ηὔδα:
A lui di rimando rispondeva Euripilo, ferito:
823 ‘ οὐκέτι διογενὲς Πατρόκλεες ἄλκαρ Ἀχαιῶν
824 ἔσσεται, ἀλλ᾽ ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν
πεσέονται[18].
« Non più, o Patroclo, alunno di Zeus, ci sarà una
difesa, un baluardo (da ἄλκαρ , τό, solo al nominativo ed accusativo), degli
Achei, ma mriranno, cadranno (da πίπτω), presso, sulle le navi nere.
825 οἳ μὲν γὰρ δὴ πάντες, ὅσοι πάρος ἦσαν ἄριστοι,
Quanti prima erano i migliori, tutti questi infatti
826 ἐν νηυσὶν κέαται βεβλημένοι οὐτάμενοί
τε
giacciono presso le navi colpiti e feriti
827 χερσὶν ὕπο Τρώων: τῶν δὲ σθένος ὄρνυται
αἰέν.
sotto le mani dei Troiani: la forza di questi sempre
cresce (da ὄρνυμι).
828 ἀλλ᾽ ἐμὲ μὲν σὺ σάωσον ἄγων ἐπὶ νῆα
μέλαιναν,
Ma tu portami in salvo (da σώζω), conducendo(mi) sulla
nave nera,
829 μηροῦ δ᾽ ἔκταμ᾽ ὀϊστόν, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
estrai, taglia via (da ἐκτέμνω, reggendo il genitivo che
deve accompagnare ἐκ), dalla coscia la freccia, via da questa il sangue scuro
830 νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ, ἐπὶ δ᾽ ἤπια φάρμακα πάσσε
lava (da νίζω) con l’acqua tiepida (da λιαρός , ά, όν), e
sopra spargi (da ἐπιπάσσω, in tmesi: si vedano anche 11.515 e 4.218) medicamenti
(da φάρμακον , τό) blandi, curativi, calmanti del dolore (da ἤπιος , α, ον),
831 ἐσθλά, τά σε προτί[19]
φασιν Ἀχιλλῆος δεδιδάχθαι,
buoni, efficaci (da ἐσθλός , ή, όν), che dicono che tu
abbia appreso (da διδάσκω) da Achille,
832 ὃν Χείρων ἐδίδαξε δικαιότατος
Κενταύρων.[20]
che istruì (da διδάσκω) Chirone, il più giusto dei
Centauri.
833 ἰητροὶ μὲν γὰρ Ποδαλείριος ἠδὲ Μαχάων
I medici infatti, Podalirio e Macaone,
834 τὸν μὲν ἐνὶ κλισίῃσιν ὀΐομαι ἕλκος ἔχοντα
uno nelle tende, avendo una ferita, credo che,
835 χρηΐζοντα καὶ αὐτὸν ἀμύμονος ἰητῆρος
bisognoso (da χρῄζω , Ep. e Ion. χρηΐζω , come sempre in
Omero) anche lui di un medico eccellente, bravo (da ἀμύμων , ον, gen. Ονος),
836 κεῖσθαι: ὃ δ᾽ ἐν πεδίῳ Τρώων μένει ὀξὺν Ἄρηα ’.
giaccia; l’altro invece sul campo affronta, resiste a (da μένω),
la guerra amara, Ares amaro ».
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828
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ἀλλ᾽ ἐμὲ μὲν σὺ
σάωσον ἄγων ἐπὶ νῆα μέλαιναν,
μηροῦ δ᾽ ἔκταμ᾽ ὀϊστόν,
ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ, ἐπὶ
δ᾽ ἤπια φάρμακα πάσσε
ἐσθλά, τά σε προτί
φασιν Ἀχιλλῆος δεδιδάχθαι,
ὃν Χείρων ἐδίδαξε
δικαιότατος Κενταύρων.
Ma tu salvami,
guidami fino alla nave nera,
incidi la coscia e
togli la freccia, e il cupo sangue
lava con l’acqua
tiepida, spargi farmachi blandi,
efficaci, quelli che
a te da Achille si dice sian stati insegnati,
e a lui li insegnò
Chirone, il migliore dei Centuauri.
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Citazione
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837
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837 τὸν δ᾽ αὖτε προσέειπε Μενοιτίου ἄλκιμος
υἱός:
A lui di rimando si rivolge, parla, il valoroso figlio di
Menezio:
838 ‘ πῶς τὰρ ἔοι τάδε ἔργα; τί ῥέξομεν Εὐρύπυλ᾽
ἥρως;
« Come dunque (da τὰρ , crasi τοι ἄρ) sono, sono
possibili queste cose ? Che cosa faremo o Euripilo eroe ?
839 ἔρχομαι ὄφρ᾽ Ἀχιλῆϊ δαΐφρονι μῦθον ἐνίσπω
Vado, sto andando a (da ὄφρα, con il cong. in proposizione
finale) riferire (da ἐνέπω) ad Achille bellicoso il discorso, le parole,
840 ὃν Νέστωρ ἐπέτελλε Γερήνιος οὖρος Ἀχαιῶν:
che Nestore gerenio, il custode degli Achei, (mi) ha
consigliato;
841 ἀλλ᾽ οὐδ᾽ ὧς περ σεῖο μεθήσω
τειρομένοιο ’.
ma nemmeno così, in questo modo, in questo stato, lascerò,
abbandonerò (da μεθίημι, con il gen. della persona) te sofferente ».
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842
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842 ἦ, καὶ ὑπὸ στέρνοιο λαβὼν ἄγε ποιμένα
λαῶν
Diceva, e preso(lo) da sotto il torace, alla vita (da στέρνον
, τό), portava il pastore di genti
843 ἐς κλισίην: θεράπων δὲ ἰδὼν ὑπέχευε
βοείας.
verso la tenda; lo scudiero, vedendo(li), distendeva sotto
(da ὑποχέω) le pelli di bue (da βοείη oppure βοέη (sc. δορή), ἡ).
844 ἔνθά μιν ἐκτανύσας ἐκ μηροῦ τάμνε
μαχαίρῃ[21]
Qui, dopo averlo fatto sdraiare, stendere (da ἐκτανύω),
con un coltello (da μάχαιρα , ας , ἡ) estrae (da ἐκτέμνω) dalla coscia
845 ὀξὺ βέλος περιπευκές, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα
κελαινὸν
il dardo acuto, doloroso (da περιπευκής , ές, (πεύκη),
anche “acuminato, affilato”), via da questa il sangue scuro
846 νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ,[22]
ἐπὶ δὲ ῥίζαν βάλε πικρὴν
lava (da νίζω) con l’acqua tiepida (da λιαρός , ά, όν), e
sopra applica una radice (da ῥίζα , ης, ἡ) amara, aspra (da πικρός , ά, όν,
poet. anche ός, όν: “pungente, appuntito, acuto”, ma qui metaforicamente
“amaro”),
847 χερσὶ διατρίψας ὀδυνήφατον, ἥ οἱ ἁπάσας
strofinandola (da διατρίβω) con la mano, lenitiva, che
uccide il dolore (da ὀδυνήφατος , ον, (θείνω)), questa a lui tutti
848 ἔσχ᾽ ὀδύνας: τὸ μὲν ἕλκος ἐτέρσετο,
παύσατο δ᾽ αἷμα.
i dolori (da ὀδύνη , ἡ) placa, allevia, tiene lontani (da ἔχω);
la ferita si asciugava (da τέρσομαι), il sangue si arresta (da παύω).
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Eurípilo e la cura della sua ferita
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844
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ἔνθά μιν ἐκτανύσας ἐκ
μηροῦ τάμνε μαχαίρῃ
ὀξὺ βέλος
περιπευκές, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ, ἐπὶ
δὲ ῥίζαν βάλε πικρὴν
χερσὶ διατρίψας ὀδυνήφατον,
ἥ οἱ ἁπάσας
ἔσχ᾽ ὀδύνας: τὸ μὲν ἕλκος
ἐτέρσετο, παύσατο δ᾽ αἷμα.
Qui lo adagiò, con
la pugnale incise la coscia, estrasse
Il dardo acuto,
angoscioso; il sangue nero
Lavò con acqua
tiepida, applicò un’acre radice
Buona a calmare i
dolori, stritolandola con le sue mani;
questa gli tolse
ogni pena; e il sangue cessò, si stagnò la ferita.
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Citazione
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[1] Simile
ai verso 13.428-9 (ἥρω᾽ Ἀλκάθοον, γαμβρὸς δ᾽ ἦν Ἀγχίσαο, / πρεσβυτάτην δ᾽ ὤπυιε
θυγατρῶν Ἱπποδάμειαν): la mano della sorella maggiore era presumibilmente più
ambita e prestigiosa di quella delle sue sorelle.
[2] Πεντήκοντα
– 15x Iliade, 9x Odissea – in Omero è il grande numero per eccellenza.
[3] Si noti
la ripetizione di ἕλον: Nestore ha preso i loro carri, mentre gli uomini hanno
morso con i denti la polvere.
[4] Il padre
putativo e umano dei due Molioni è Attore, sposo legittimo della loro madre, ma
il padre reale e divino è Poseidone. Questo tipo di situazione ricorre in molti
altri miti eroici: Eracle, Menestio, Castore e Polluce.
[5] Si veda
3.381.
[6] Ὠλενίη
πέτρη: si veda anche 2.617.
[7] εἴ ποτ᾽ ἔον
γε è una espressione piena di pathos,
un lamento sulla perdita di qualcosa: la gioventù di Nestore gli sembra così
lontana che nemmeno può ancora credere di essere stato quel giovane valoroso. Dopo
questa rievocazione Nestore, che some sempre è la voce del compromesso e della
ragione, procede alla stessa maniera di Fenice nel libro 9, e ricorda a
Patroclo il loro incontro quando lui, insieme a Odisseo, erno venuti a Ftia per
raccogliere combattenti per la guerra contro Troia, e traendo da questo
argomento forza per mettere una certa pressione morale su Patroclo, e,
attraverso lui, su Achille, ricordando loro le parole dei loro padri al momento
della partenza.
[8] οἶος
riprende μετ᾽ ἀνδράσιν del verso precedente: nel mondo eroico di Nestore la
virtù non è un fatto privato, ma deve esere esercitata in pubblico e per uno
scopo comune. Poi alla fine Nestore si corregge: Achille non godrà alcun profitto
per la sua condotta, ma verserà lacrime amare quando sarà troppo tardi.
[9] Si veda
9.252.
[10] Il
verso 766 coincide con 9.253 = 9.439. Menenezio, come si conviene a questa
narrazione, vive a Ftia, dove è fuggito insieme a Patroclo τυτθὸν ἐόντα dopo
che questi ha ucciso un compagno di giochi (23.85). C’è comunque incertezza nel
mito in merito alla casa e alla famiglia di Patroclo. Egli è di Locri, secondo
18.324-7 e 23.85-6, me il catalogo di Esiodo considera Menezio fratello di
Peleo.
[11] Si veda
11.646, uguale.
[12] 11.784
= 6.208.
[13] Sul
fatto che un guerriero sia o meno riconoscibile nella sua armatura, il tema era
già emerso nel libro 3, al momento della Teichoskopia. L’elmo omerico poteva
avere dei guanciali, (si veda la formula κυνέης διὰ χαλκοπαρῄου, che compare 3x
nell’Iliade, per esempio 12.183), ma non ci sono prove che esso coprisse
completamente il viso come facevano i larghi guanciali e le protezioni per il
naso degli elmi classici e più tardi. Quindi il fatto che Patroclo indossasse
l’armatura di Achille non rappresenta tanto una suppressio veri quanto
piuttosto una suggestio falsi. Quello che i Troiani avrebbero riconosciuto
sarebbero stati i disegni e gli emblemi sullo scudo e le decorazioni sulla
corazza (si veda 19-40). Gli scudi potevano essere decorati e colorati in modo
riconoscibile: si veda Δηΐφοβον […] λευκάσπιδα in 22.294. In ogni caso nel
racconto omerico gli eroi non hanno alcuna difficoltà nel riconoscersi.
[14] Il
verso 801 è formulare, = 16.43 = 18.201.
Il senso può essere che ci sono poche possibilità di tirare il fiato
durante i combattimenti, e che quindi questa possibilità offerta da Patroclo
sarebbe davvero gradita e provvidenziale.
[15] Le navi
di Odisseo erano state tirate in secco in posizione centrale: le navi di
Achille erano le più lontane. Si veda 8.220 sgg. e 11.1 sgg. Qui si intende che
questo è il luogo dove gli Achei si riunisconoe dove vengono pronunciate e
sancite condanne, decreti, e tutto quanto diviene diritto.
[16] Si veda
il verso 662.
[17] Per
questa forma correlativa, si veda 10.397-8, e 10.309-10.
[18] Per il
senso di ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν πεσέονται qui bisogna probabilmente interpretare
“(gli Achei) cadranno, moriranno presso le navi nere” (si veda 9.235). Gli
Achei sono qui chiaramente il soggetto: Aristarco vedeva però Τρῶες come
soggetto, forse per coerenza con altre occorrenze di questa formula. Non ci
sono però problemi in una formula che sia flessibile allo stesso tempo nel suo
significato e nella sua struttura.
[19] προτί
sembra debba legarsi con il genitivo Ἀχιλλῆος (Leaf), un uso raro; ugualmente
raro è l'uso di προτί quando si potrebbe avere πρός. προτί compare nei dialetti
volgari (nella forma πορτί) solo nel centro di Creta, e nella tradizione epica
solo nell'Iliade e nell'Odissea, non in Esiodo o negli Inni Omerici.
Relativamente all'uso di πρός, προτί e ποτί (W. F. Wyatt), in genere πρός è la
forma libera, mentre l'uso di π(ρ)οτί è ristretto alla fraseologia tradizionale.
[20] Il
poeta allude, senza ulteriori spiegazioni, ad un ben noto corpus di ‘conoscenze’, quello relativo alla saga di Achille, che
inizia con la sua nascita ed educazione; o persino prima.
[21] La μάχαιρα
viene portata dal guerriero, ma non come un’arma. O almeno non viene mai usata
come tale. In 3.271-2 = 19.252-3 viene utilizzata per tagliare i peli della
vittima sacrificale. Quindi questo oggetto deve essere distinto da quello che
viene identificato dai sinonimi ξίφος , ἄορ , φάσγανον.
[22] Esegue
in dettaglio quello che viene richiesto ai versi 828-832.
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