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Friday, December 9, 2016

Iliade - Libro Undecimo - vv. 737-848 - Epica pilia (seconda parte). Patroclo cura Euripilo.



737
737       ἀλλ᾽ ὅτε δὴ Πυλίων καὶ Ἐπειῶν ἔπλετο νεῖκος,
Ma quando c’era, era in corso, infuriava (da πέλω), lo scontro dei Pili e degli Epei,
738       πρῶτος ἐγὼν ἕλον ἄνδρα, κόμισσα δὲ μώνυχας ἵππους,
per primo io uccisi un guerriero, e (gli) presi i cavalli solidunghi,
739       Μούλιον αἰχμητήν: γαμβρὸς δ᾽ ἦν Αὐγείαο,
Mulio, combattente con la lancia; era genero di Augia,
740       πρεσβυτάτην δὲ θύγατρ᾽[1] εἶχε ξανθὴν Ἀγαμήδην,
e aveva per moglie (da ἔχω, “avere per moglie/marito”, di solito senza γυναῖκα, ἄνδρα) la figlia più grande, la bionda Agamene,
741       ἣ τόσα φάρμακα ᾔδη ὅσα τρέφει εὐρεῖα χθών.
che era a conoscenza (da οἶδα) di quei rimedi, quelle erbe, che fa crescere, nutre (da τρέφω), la vasta terra.
742       τὸν μὲν ἐγὼ προσιόντα βάλον χαλκήρεϊ δουρί,
Questo, mentre veniva all’assalto (da πρόσειμι), io uccisi con l’asta in bronzo, dalla punta di bronzo),
743       ἤριπε δ᾽ ἐν κονίῃσιν: ἐγὼ δ᾽ ἐς δίφρον ὀρούσας
e cadde giù (da ἐρείπω) nella polvere; io, saltato (da ὀρούω) sul carro,
744       στῆν ῥα μετὰ προμάχοισιν: ἀτὰρ μεγάθυμοι Ἐπειοὶ
mi schierai allora tra quelli che combattono tra le prime file; ma gli Epei magnanimi, animosi,
745       ἔτρεσαν ἄλλυδις ἄλλος, ἐπεὶ ἴδον ἄνδρα πεσόντα
fuggirono per la paura (da τρέω) ciascuno in ogni direzione (da ἄλλυδις , avverbio, v., Ep. per ἄλλοσε, in Omero solo con ἄλλος, ἄ. ἄλλος , “uno di qua, uno di là”), al momento che videro che cadeva l’uomo
746       ἡγεμόν᾽ ἱππήων, ὃς ἀριστεύεσκε μάχεσθαι.
che comandava i cavalieri, (colui) che primeggiava nel combattere.
747       αὐτὰρ ἐγὼν ἐπόρουσα κελαινῇ λαίλαπι ἶσος,
Allora io mi gettai (da ἐπορούω), uguale alla nera tempesta (da λαῖλαψ , απος, ἡ),
748       πεντήκοντα[2] δ᾽ ἕλον δίφρους, δύο δ᾽ ἀμφὶς ἕκαστον
e presi cinquanta carri, e accanto a ciascuno due
749       φῶτες ὀδὰξ ἕλον[3] οὖδας ἐμῷ ὑπὸ δουρὶ δαμέντες.
uomini presero la terra, la polvere (da οὖδας , τό), mordendola con i denti (da ὀδάξ , avverbio), domati, sopraffatti (da δαμάζω), sotto la mia lancia.
750       καί νύ κεν Ἀκτορίωνε Μολίονε παῖδ᾽ ἀλάπαξα,
E ora i due Molioni, figli di Attore, avrei ucciso, abbattuto (da ἀλαπάζω),
751       εἰ μή σφωε πατὴρ[4] εὐρὺ κρείων ἐνοσίχθων
se loro due il padre, il molto potente scuotitore della terra,
752       ἐκ πολέμου ἐσάωσε καλύψας ἠέρι πολλῇ[5].
non li avesse salvati (da σώζω) dal combattimento nascondendo(li) con molta nebbia, con una fitta nebbia (da ἀήρ , ἀέρος, ὁ , ἡ , Hom. – Ep. e Ion. - ἀήρ, ἠέρος).
753       ἔνθα Ζεὺς Πυλίοισι μέγα κράτος ἐγγυάλιξε:
A questo punto Zeus ai Pili consegnò (da ἐγγυαλίζω, lett. “mettere sul palmo della mano, mettere in mano”) una grande potenza, forza:
754       τόφρα γὰρ οὖν ἑπόμεσθα διὰ σπιδέος πεδίοιο
tanto ora infatti inseguiamo, continuiamo ad inseguire (da ἕπομαι), attraverso la pianura vasta (da σπιδής , ές, gen. έος, solo nell’espressione διὰ σπιδέος πεδίοιο),
755       κτείνοντές τ᾽ αὐτοὺς ἀνά τ᾽ ἔντεα καλὰ λέγοντες,
uccidendo, facendo strage di questi e raccogliendo (da ἀναλέγω, in tmesi) le belle armature,
756       ὄφρ᾽ ἐπὶ Βουπρασίου πολυπύρου βήσαμεν ἵππους
fno a quando giungemmo (da βαίνω, con lo strumento del moto in accusativo) a cavallo a Buprasio ricca di messi (da πολύπυρος , ον, (πυρός))
757       πέτρης τ᾽ Ὠλενίης[6], καὶ Ἀλησίου ἔνθα κολώνη
e alla rupe (da πέτρα , Ion. ed Ep. πέτρη , ἡ) Olenia, e laddove colle di Alesio
758       κέκληται: ὅθεν αὖτις ἀπέτραπε λαὸν Ἀθήνη.
viene chiamato: da qui Atena sospinse (da ἀποτρέπω) indietro gli uomini, l’esercito.
759       ἔνθ᾽ ἄνδρα κτείνας πύματον λίπον: αὐτὰρ Ἀχαιοὶ
Qui, dopo averlo ucciso, lasciai indietro (da λείπω) l’ultimo (da πύματος , η, ον, in senso temporale) uomo; quindi gli Achei
760       ἂψ ἀπὸ Βουπρασίοιο Πύλονδ᾽ ἔχον ὠκέας ἵππους,
guidavano indietro, sulla via del ritorno (da ἄψ , avverbio di luogo), da Buprasio a Pilo i veloci cavalli,
761       πάντες δ᾽ εὐχετόωντο θεῶν Διὶ Νέστορί τ᾽ ἀνδρῶν.
e tutti pregavano (da εὐχετάομαι , τινί) Zeus tra gli dei, e Nestore tra gli uomini.
762       ὣς ἔον, εἴ ποτ᾽ ἔον γε[7], μετ᾽ ἀνδράσιν. αὐτὰρ Ἀχιλλεὺς
Così ero, se pure mai lo ero, tra i guerrieri. Invece Achille
763       οἶος[8] τῆς ἀρετῆς ἀπονήσεται: ἦ τέ μιν οἴω
da solo si godrà (da ἀπονίναμαι, con il gen. della cosa) il (suo) valore: certamente credo che lui
764       πολλὰ μετακλαύσεσθαι ἐπεί κ᾽ ἀπὸ λαὸς ὄληται.
molte cose piangerà quando sarà troppo tardi (da μετακλαίω, che ha proprio il senso di piangere dopo, quando è tardi), quando gli uomini saranno perduti, saranno morti (da ἀπόλλυμι, in tmesi).
765       ὦ πέπον ἦ μὲν σοί γε Μενοίτιος ὧδ᾽ ἐπέτελλεν[9]
O caro, certamente così Menezio ti consigliava, ti ordinava (da ἐπιτέλλω),
766       ἤματι τῷ ὅτε σ᾽ ἐκ Φθίης Ἀγαμέμνονι πέμπε,[10]
in quel giorno, quando te inviava da Ftia ad Agamennone,
767       νῶϊ δέ τ᾽ ἔνδον ἐόντες ἐγὼ καὶ δῖος Ὀδυσσεὺς
noi essendo all’interno, io e il divino Odisseo,
768       πάντα μάλ᾽ ἐν μεγάροις ἠκούομεν ὡς ἐπέτελλε.
tutto molto bene nel palazzo udivamo, come ti consigliava.
769       Πηλῆος δ᾽ ἱκόμεσθα δόμους εὖ ναιετάοντας
Eravamo giunti alla casa ben situata (da ναιετάω) di Peleo
770       λαὸν ἀγείροντες κατ᾽ Ἀχαιΐδα πουλυβότειραν.
raccogliendo un esercito, uomini, su e giù, attraverso tutta (da κατά, con l’accusativo), l’Acaia fertile, che nutre molti.
771       ἔνθα δ᾽ ἔπειθ᾽ ἥρωα Μενοίτιον εὕρομεν ἔνδον
Qui, all’interno, trovammo poi l’eroe Menezio
772       ἠδὲ σέ, πὰρ δ᾽ Ἀχιλῆα: γέρων δ᾽ ἱππηλάτα Πηλεὺς
e te, e accanto Achille; il vecchio cavaliere Peleo
773       πίονα μηρία καῖε βοὸς Διὶ τερπικεραύνῳ
bruciava grasse coscie di bue a Zeus fulminatore
774       αὐλῆς ἐν χόρτῳ: ἔχε δὲ χρύσειον ἄλεισον
nel recinto (da χόρτος , ὁ, in generale uno spazio chiuso, ma sempre connotando un luogo legato al cibo: si veda 24.640) del cortile (da αὐλή , ἡ): reggeva una coppa (da ἄλεισον , τό = δέπας) d’oro
775       σπένδων αἴθοπα οἶνον ἐπ᾽ αἰθομένοις ἱεροῖσι.
libando vino scintillante sulle vittime (da ἱερός , ά, όν : ἱερά , Ion. ἱρά , τά, sono le vittime del sacrificio, le offerte) che briciavano, che venivano arse (da αἴθω).
776       σφῶϊ μὲν ἀμφὶ βοὸς ἕπετον κρέα, νῶϊ δ᾽ ἔπειτα
Voi due aiutavate, vi davate da fare (da ἕπομαι), intorno alle carni, ed ecco allora che noi
777       στῆμεν ἐνὶ προθύροισι: ταφὼν δ᾽ ἀνόρουσεν Ἀχιλλεύς,
stavamo sulla porta (da πρόθυρον , τό, si tratta probabilmente di un vestibolo prima della porta che dà accesso al cortile interno, αὐλή, in uno spazio recintato del quale Peleo sta celebrando il sacrificio; qui al plurale): Achille sorpreso (da τέθηπα, perfetto del quale non esiste presente: aoristo 2 ἔταφον, usato da Omero solo al participio ταφών) scattò su, si alzò in piedi,
778       ἐς δ᾽ ἄγε χειρὸς ἑλών, κατὰ δ᾽ ἑδριάασθαι ἄνωγε,[11]
ci faceva entrare (da εἰσάγω, in tmesi) prendendoci per la mano, e ci invitainvitòva (da ἄνωγα) a sederci (da ἑδριάω) giù,
779       ξείνιά τ᾽ εὖ παρέθηκεν, ἅ τε ξείνοις θέμις ἐστίν.
e bene, con abbondanza, ci pose accanto, ci servì (da παρατίθημι), gli doni (da ξένιος , α, ον, Ion. ξείνιος : ξείνια, Att. ξένια , τά, sono i doni che devono essere dati agli ospiti, specialmente carne e bevande), che sono consuetudine per gli ospiti (da ξένος , ὁ, Ep. e Ion. ξεῖνος).




780
780       αὐτὰρ ἐπεὶ τάρπημεν ἐδητύος ἠδὲ ποτῆτος,
Quando poi ci fummo soddisfatti (da τέρπω, con il gen. della cosa) di cibo (da ἐδητύς , ύος, ἡ) e di bevanda (da ποτής , ῆτος, ἡ, (πότος, πίνω)),
781       ἦρχον ἐγὼ μύθοιο κελεύων ὔμμ᾽ ἅμ᾽ ἕπεσθαι:
io iniziavo (da ἄρχω, con il gen.) un discorso, invitando voi a seguire (da ἕπομαι) insieme (a noi);
782       σφὼ δὲ μάλ᾽ ἠθέλετον, τὼ δ᾽ ἄμφω πόλλ᾽ ἐπέτελλον.
voi due molto desideravate, e loro due entrambe molto vi consigliavano, vi consigliavano molte cose.
783       Πηλεὺς μὲν ᾧ παιδὶ γέρων ἐπέτελλ᾽ Ἀχιλῆϊ
Il vecchio Peleo dava consigli (da ἐπιτέλλω, con il dat. della persona e l’acc. della cosa) a suo figlio Achille,
784       αἰὲν ἀριστεύειν καὶ ὑπείροχον ἔμμεναι ἄλλων:[12]
di sempre primeggiare, essere tra i migliori (da ἀριστεύω), e di mostrarsi prominente (da ὑπέροχος , Ep. e Ion. ὑπείρ- , ον, con il genitivo) tra gli altri;
785       σοὶ δ᾽ αὖθ᾽ ὧδ᾽ ἐπέτελλε Μενοίτιος Ἄκτορος υἱός:
a te invece così dava consigli Menezio, figlio di Attore:
786       ‘ τέκνον ἐμὸν γενεῇ μὲν ὑπέρτερός ἐστιν Ἀχιλλεύς,
“ O figlio mio, quanto a nascita, a lignaggio (da γενεά , ᾶς, Ion. γενεή , ῆς, ἡ), Achille è più elevato,
787       πρεσβύτερος δὲ σύ ἐσσι: βίῃ δ᾽ ὅ γε πολλὸν ἀμείνων.
ma tu sei più vecchio; ma per vigore, per forza, egli di molto (è) migliore.
788       ἀλλ᾽ εὖ οἱ φάσθαι πυκινὸν ἔπος ἠδ᾽ ὑποθέσθαι
Ma a lui dì (da φημί) bene una parola saggia, opportuna, e dagli un consiglio (da ὑποτίθημι)
789       καί οἱ σημαίνειν: ὃ δὲ πείσεται εἰς ἀγαθόν περ ’.
e guidalo (da σημαίνω, con il dativo); quello si lascerà comunque (da πέρ, la particella enclitica senve per aggiungere forza: veramente si lascerà persuadere, se è per il meglio) persuadere verso il meglio ”.
790       ὣς ἐπέτελλ᾽ ὃ γέρων, σὺ δὲ λήθεαι: ἀλλ᾽ ἔτι καὶ νῦν
Così il vecchio ti consigliava, ma tu hai dimenticato (da λανθάνω); ma ancora almeno adesso
791       ταῦτ᾽ εἴποις Ἀχιλῆϊ δαΐφρονι αἴ κε πίθηται.
queste cose potresti dire, riferisci (da εἶπον), ad Achille bellicoso, se (mi) desse ascolto (da πείθω).
792       τίς δ᾽ οἶδ᾽ εἴ κέν οἱ σὺν δαίμονι θυμὸν ὀρίναις
Chi sa se mai a lui, con un dio (da δαίμων , ονος, ὁ, ἡ, a qui da intendersi come “con l’aiuto divino, con un po’ di fortuna”), muovi il cuore
793       παρειπών; ἀγαθὴ δὲ παραίφασίς ἐστιν ἑταίρου.
parlando(gli) ? Prezioso, utile, efficace è il consiglio, l’ammonimento (da παράφασις , εως, ἡ, (παράφημι), solo nelle forme poetiche παραίφασις , πάρφασις), di un compagno di un amico.
794       εἰ δέ τινα φρεσὶν ᾗσι θεοπροπίην ἀλεείνει
Se poi nel suo cuore vuole sfuggire, sfugge (da ἀλεείνω), una qualche profezia, oracolo (da θεοπροπία , ἡ),
795       καί τινά οἱ πὰρ Ζηνὸς ἐπέφραδε πότνια μήτηρ,
e l’augusta madre gliene ha mostrata, data (da φράζω), una da Zeus,
796       ἀλλὰ σέ περ προέτω, ἅμα δ᾽ ἄλλος λαὸς ἑπέσθω
allora almeno te mandi (da προίημι), e segua (da ἕπομαι) insieme il restante esercito
797       Μυρμιδόνων, αἴ κέν τι φόως Δαναοῖσι γένηαι:
dei Mirmidoni, se mai tu fossi luce (da φόως , τό, Ep. = φῶς, si tratta metaforicamente della luce della salvezza) per gli Achei;
798       καί τοι τεύχεα καλὰ δότω πόλεμον δὲ φέρεσθαι,
e ti dia le (sue) belle armi, da portare alla guerra,
799       αἴ κέ σε τῷ εἴσκοντες[13] ἀπόσχωνται πολέμοιο
se mai, te scambiando (da ἐίσκω , con τινά oppure τί τινι) te per lui, non si tengano lontani, non si ritirino (da ἀπέχω, con l’accusativo), dalla battaglia
800       Τρῶες, ἀναπνεύσωσι δ᾽ ἀρήϊοι υἷες Ἀχαιῶν
i Troiani, e non riprendano fiato (da ἀναπνέω) i bellicosi figli degli Achei
801       τειρόμενοι: ὀλίγη δέ τ᾽ ἀνάπνευσις πολέμοιο.[14]
oppressi, schiacciati, stremati (da τείρω)): poco è il respiro (da ἀνάπνευσις , εως, ἡ, da qc. con il genitivo) dai combattimenti.
802       ῥεῖα δέ κ᾽ ἀκμῆτες κεκμηότας ἄνδρας ἀϋτῇ
Facilmente, freschi, riposati (da ἀκμής , ῆτος, ὁ, ἡ), uomini stanchi, affaticati (da κάμνω), per la guerra, per i combattimenti,
803       ὤσαισθε προτὶ ἄστυ νεῶν ἄπο καὶ κλισιάων.
respingereste (da ὠθέω) verso la città via dalle navi e dalle tende.

804
804       ὣς φάτο, τῷ δ᾽ ἄρα θυμὸν ἐνὶ στήθεσσιν ὄρινε,
Così diceva, e a lui scuote (da ὀρίνω) il cuore nel petto,
805       βῆ δὲ θέειν παρὰ νῆας ἐπ᾽ Αἰακίδην Ἀχιλῆα.
e si avvia per correre (da θέω) lungo le navi, dall’Eacide Achille.
806       ἀλλ᾽ ὅτε δὴ κατὰ νῆας Ὀδυσσῆος θείοιο
Ma quando giù alle navi del divino Odisseo
807       ἷξε θέων Πάτροκλος, ἵνά σφ᾽ ἀγορή τε θέμις τε[15]
Patroclo giunse (da ἵκω), correndo, dove per loro l’assemblea e il tribunale
808       ἤην, τῇ δὴ καί σφι θεῶν ἐτετεύχατο βωμοί,
era, e qui per essi erano anche stati costruiti (da τεύχω) gli altari degli dei,
809       ἔνθά οἱ Εὐρύπυλος βεβλημένος ἀντεβόλησε
810       διογενὴς Εὐαιμονίδης κατὰ μηρὸν ὀϊστῷ[16]
qui lo incontrò (da ἀντιβολέω , con il dativo: spec. per l’incontrarsi in battaglia) Euripilo, il divino figlio di Evemone, ferito da una freccia alla coscia,
811       σκάζων ἐκ πολέμου:
mentre tornava zoppicando (da σκάζω) dalla battaglia;
811       κατὰ δὲ νότιος ῥέεν ἱδρὼς
812       ὤμων καὶ κεφαλῆς, ἀπὸ δ᾽ ἕλκεος ἀργαλέοιο
il sudore scorreva copioso giù dalle spalle e dalla tasta, dalla ferita (da ἕλκος , εος, τό) dolorosa (da ἀργαλέος , α, ον)
813       αἷμα μέλαν κελάρυζε: νόος γε μὲν ἔμπεδος ἦεν.
il sangue scuro colava (da κελαρύζω, il senso è che quasi zampillava fuori, in fiotti, come acqua); la mente però, comunque, era salda (da ἔμπεδος , ον, (πέδον)).
814       τὸν δὲ ἰδὼν ᾤκτειρε Μενοιτίου ἄλκιμος υἱός,
Vedendolo prova pietà (da οἰκτείρω) il valoroso figlio di Menezio,
815       καί ῥ᾽ ὀλοφυρόμενος ἔπεα πτερόεντα προσηύδα:
e lamentandosi, singhiozzando (da ὀλοφύρομαι), diceva parole alate:
816       ‘ ἆ δειλοὶ Δαναῶν ἡγήτορες ἠδὲ μέδοντες
« Ah (da ἆ , interiezione di pietà, orrore, solitamente con il voc. di δειλός, come in ἆ δειλώ, oppure qui) ! Sventurati guide (da ἡγήτωρ , ορος, ὁ) e comandanti (da μέδων , οντος (μέδομαι), da μέδω, “proteggo, governo, domino su”, in Omero solo in forma participiale sostantivata μέδων , οντος, ὁ) dei Danai,
817       ὣς ἄρ᾽ ἐμέλλετε τῆλε φίλων καὶ πατρίδος αἴης
così dunque lontano dagli amici e dalla terra (da αἶα , ἡ, forma Ep. utilizzata al posto di γαῖα per ragioni metriche) patria (da πατρίς , ίδος, poet. femminile. of πάτριος) eravate destinati (da μέλλω)
818       ἄσειν ἐν Τροίῃ ταχέας κύνας ἀργέτι δημῷ.
a saziare (da ἄω) a Troia i cani veloci con il lucido, bianco (da ἀργής , ῆτος, ὁ, ἡ, Ep. dat. e acc. ἀργέτι, ἀργέτα) grasso (da δημός , οῦ , ὁ) !
819       ἀλλ᾽ ἄγε μοι τόδε εἰπὲ διοτρεφὲς Εὐρύπυλ᾽ ἥρως,
Ma su, dimmi questo, Euripilo, eroe alunno di Zeus,
820       ἤ ῥ᾽ ἔτι που σχήσουσι πελώριον Ἕκτορ᾽ Ἀχαιοί,
ancora in qualche modo gli Achei reggeranno a, resisteranno a (da ἔχω), il poderoso, gigantesc Ettore,
821       ἦ ἤδη[17] φθίσονται ὑπ᾽ αὐτοῦ δουρὶ δαμέντες; ’.
oppure invece moriranno, periranno (da φθίω), domati sotto la sua lancia ? ».

822
822       τὸν δ᾽ αὖτ᾽ Εὐρύπυλος βεβλημένος ἀντίον ηὔδα:
A lui di rimando rispondeva Euripilo, ferito:
823       ‘ οὐκέτι διογενὲς Πατρόκλεες ἄλκαρ Ἀχαιῶν
824       ἔσσεται, ἀλλ᾽ ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν πεσέονται[18].
« Non più, o Patroclo, alunno di Zeus, ci sarà una difesa, un baluardo (da ἄλκαρ , τό, solo al nominativo ed accusativo), degli Achei, ma mriranno, cadranno (da πίπτω), presso, sulle le navi nere.
825       οἳ μὲν γὰρ δὴ πάντες, ὅσοι πάρος ἦσαν ἄριστοι,
Quanti prima erano i migliori, tutti questi infatti
826       ἐν νηυσὶν κέαται βεβλημένοι οὐτάμενοί τε
giacciono presso le navi colpiti e feriti
827       χερσὶν ὕπο Τρώων: τῶν δὲ σθένος ὄρνυται αἰέν.
sotto le mani dei Troiani: la forza di questi sempre cresce (da ὄρνυμι).
828       ἀλλ᾽ ἐμὲ μὲν σὺ σάωσον ἄγων ἐπὶ νῆα μέλαιναν,
Ma tu portami in salvo (da σώζω), conducendo(mi) sulla nave nera,
829       μηροῦ δ᾽ ἔκταμ᾽ ὀϊστόν, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
estrai, taglia via (da ἐκτέμνω, reggendo il genitivo che deve accompagnare ἐκ), dalla coscia la freccia, via da questa il sangue scuro
830       νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ, ἐπὶ δ᾽ ἤπια φάρμακα πάσσε
lava (da νίζω) con l’acqua tiepida (da λιαρός , ά, όν), e sopra spargi (da ἐπιπάσσω, in tmesi: si vedano anche 11.515 e 4.218) medicamenti (da φάρμακον , τό) blandi, curativi, calmanti del dolore (da ἤπιος , α, ον),
831       ἐσθλά, τά σε προτί[19] φασιν Ἀχιλλῆος δεδιδάχθαι,
buoni, efficaci (da ἐσθλός , ή, όν), che dicono che tu abbia appreso (da διδάσκω) da Achille,
832       ὃν Χείρων ἐδίδαξε δικαιότατος Κενταύρων.[20]
che istruì (da διδάσκω) Chirone, il più giusto dei Centauri.
833       ἰητροὶ μὲν γὰρ Ποδαλείριος ἠδὲ Μαχάων
I medici infatti, Podalirio e Macaone,
834       τὸν μὲν ἐνὶ κλισίῃσιν ὀΐομαι ἕλκος ἔχοντα
uno nelle tende, avendo una ferita, credo che,
835       χρηΐζοντα καὶ αὐτὸν ἀμύμονος ἰητῆρος
bisognoso (da χρῄζω , Ep. e Ion. χρηΐζω , come sempre in Omero) anche lui di un medico eccellente, bravo (da ἀμύμων , ον, gen. Ονος),
836       κεῖσθαι: ὃ δ᾽ ἐν πεδίῳ Τρώων μένει ὀξὺν Ἄρηα ’.
giaccia; l’altro invece sul campo affronta, resiste a (da μένω), la guerra amara, Ares amaro ».

828
ἀλλ᾽ ἐμὲ μὲν σὺ σάωσον ἄγων ἐπὶ νῆα μέλαιναν,
μηροῦ δ᾽ ἔκταμ᾽ ὀϊστόν, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ, ἐπὶ δ᾽ ἤπια φάρμακα πάσσε
ἐσθλά, τά σε προτί φασιν Ἀχιλλῆος δεδιδάχθαι,
ὃν Χείρων ἐδίδαξε δικαιότατος Κενταύρων.

Ma tu salvami, guidami fino alla nave nera,
incidi la coscia e togli la freccia, e il cupo sangue
lava con l’acqua tiepida, spargi farmachi blandi,
efficaci, quelli che a te da Achille si dice sian stati insegnati,
e a lui li insegnò Chirone, il migliore dei Centuauri.
Citazione
837
837       τὸν δ᾽ αὖτε προσέειπε Μενοιτίου ἄλκιμος υἱός:
A lui di rimando si rivolge, parla, il valoroso figlio di Menezio:
838       ‘ πῶς τὰρ ἔοι τάδε ἔργα; τί ῥέξομεν Εὐρύπυλ᾽ ἥρως;
« Come dunque (da τὰρ , crasi τοι ἄρ) sono, sono possibili queste cose ? Che cosa faremo o Euripilo eroe ?
839       ἔρχομαι ὄφρ᾽ Ἀχιλῆϊ δαΐφρονι μῦθον ἐνίσπω
Vado, sto andando a (da ὄφρα, con il cong. in proposizione finale) riferire (da ἐνέπω) ad Achille bellicoso il discorso, le parole,
840       ὃν Νέστωρ ἐπέτελλε Γερήνιος οὖρος Ἀχαιῶν:
che Nestore gerenio, il custode degli Achei, (mi) ha consigliato;
841       ἀλλ᾽ οὐδ᾽ ὧς περ σεῖο μεθήσω τειρομένοιο ’.
ma nemmeno così, in questo modo, in questo stato, lascerò, abbandonerò (da μεθίημι, con il gen. della persona) te sofferente ».

842
842       ἦ, καὶ ὑπὸ στέρνοιο λαβὼν ἄγε ποιμένα λαῶν
Diceva, e preso(lo) da sotto il torace, alla vita (da στέρνον , τό), portava il pastore di genti
843       ἐς κλισίην: θεράπων δὲ ἰδὼν ὑπέχευε βοείας.
verso la tenda; lo scudiero, vedendo(li), distendeva sotto (da ὑποχέω) le pelli di bue (da βοείη oppure βοέη (sc. δορή), ἡ).
844       ἔνθά μιν ἐκτανύσας ἐκ μηροῦ τάμνε μαχαίρῃ[21]
Qui, dopo averlo fatto sdraiare, stendere (da ἐκτανύω), con un coltello (da μάχαιρα , ας , ἡ) estrae (da ἐκτέμνω) dalla coscia
845       ὀξὺ βέλος περιπευκές, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
il dardo acuto, doloroso (da περιπευκής , ές, (πεύκη), anche “acuminato, affilato”), via da questa il sangue scuro
846       νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ,[22] ἐπὶ δὲ ῥίζαν βάλε πικρὴν
lava (da νίζω) con l’acqua tiepida (da λιαρός , ά, όν), e sopra applica una radice (da ῥίζα , ης, ἡ) amara, aspra (da πικρός , ά, όν, poet. anche ός, όν: “pungente, appuntito, acuto”, ma qui metaforicamente “amaro”),
847       χερσὶ διατρίψας ὀδυνήφατον, ἥ οἱ ἁπάσας
strofinandola (da διατρίβω) con la mano, lenitiva, che uccide il dolore (da ὀδυνήφατος , ον, (θείνω)), questa a lui tutti
848       ἔσχ᾽ ὀδύνας: τὸ μὲν ἕλκος ἐτέρσετο, παύσατο δ᾽ αἷμα.
i dolori (da ὀδύνη , ἡ) placa, allevia, tiene lontani (da ἔχω); la ferita si asciugava (da τέρσομαι), il sangue si arresta (da παύω).
Eurípilo e la cura della sua ferita
844
ἔνθά μιν ἐκτανύσας ἐκ μηροῦ τάμνε μαχαίρῃ
ὀξὺ βέλος περιπευκές, ἀπ᾽ αὐτοῦ δ᾽ αἷμα κελαινὸν
νίζ᾽ ὕδατι λιαρῷ, ἐπὶ δὲ ῥίζαν βάλε πικρὴν
χερσὶ διατρίψας ὀδυνήφατον, ἥ οἱ ἁπάσας
ἔσχ᾽ ὀδύνας: τὸ μὲν ἕλκος ἐτέρσετο, παύσατο δ᾽ αἷμα.

Qui lo adagiò, con la pugnale incise la coscia, estrasse
Il dardo acuto, angoscioso; il sangue nero
Lavò con acqua tiepida, applicò un’acre radice
Buona a calmare i dolori, stritolandola con le sue mani;
questa gli tolse ogni pena; e il sangue cessò, si stagnò la ferita.
Citazione



[1] Simile ai verso 13.428-9 (ἥρω᾽ Ἀλκάθοον, γαμβρὸς δ᾽ ἦν Ἀγχίσαο, / πρεσβυτάτην δ᾽ ὤπυιε θυγατρῶν Ἱπποδάμειαν): la mano della sorella maggiore era presumibilmente più ambita e prestigiosa di quella delle sue sorelle.
[2] Πεντήκοντα – 15x Iliade, 9x Odissea – in Omero è il grande numero per eccellenza.
[3] Si noti la ripetizione di ἕλον: Nestore ha preso i loro carri, mentre gli uomini hanno morso con i denti la polvere.
[4] Il padre putativo e umano dei due Molioni è Attore, sposo legittimo della loro madre, ma il padre reale e divino è Poseidone. Questo tipo di situazione ricorre in molti altri miti eroici: Eracle, Menestio, Castore e Polluce.
[5] Si veda 3.381.
[6] Ὠλενίη πέτρη: si veda anche 2.617.
[7] εἴ ποτ᾽ ἔον γε è una espressione piena di pathos, un lamento sulla perdita di qualcosa: la gioventù di Nestore gli sembra così lontana che nemmeno può ancora credere di essere stato quel giovane valoroso. Dopo questa rievocazione Nestore, che some sempre è la voce del compromesso e della ragione, procede alla stessa maniera di Fenice nel libro 9, e ricorda a Patroclo il loro incontro quando lui, insieme a Odisseo, erno venuti a Ftia per raccogliere combattenti per la guerra contro Troia, e traendo da questo argomento forza per mettere una certa pressione morale su Patroclo, e, attraverso lui, su Achille, ricordando loro le parole dei loro padri al momento della partenza.
[8] οἶος riprende μετ᾽ ἀνδράσιν del verso precedente: nel mondo eroico di Nestore la virtù non è un fatto privato, ma deve esere esercitata in pubblico e per uno scopo comune. Poi alla fine Nestore si corregge: Achille non godrà alcun profitto per la sua condotta, ma verserà lacrime amare quando sarà troppo tardi.
[9] Si veda 9.252.
[10] Il verso 766 coincide con 9.253 = 9.439. Menenezio, come si conviene a questa narrazione, vive a Ftia, dove è fuggito insieme a Patroclo τυτθὸν ἐόντα dopo che questi ha ucciso un compagno di giochi (23.85). C’è comunque incertezza nel mito in merito alla casa e alla famiglia di Patroclo. Egli è di Locri, secondo 18.324-7 e 23.85-6, me il catalogo di Esiodo considera Menezio fratello di Peleo.
[11] Si veda 11.646, uguale.
[12] 11.784 = 6.208.
[13] Sul fatto che un guerriero sia o meno riconoscibile nella sua armatura, il tema era già emerso nel libro 3, al momento della Teichoskopia. L’elmo omerico poteva avere dei guanciali, (si veda la formula κυνέης διὰ χαλκοπαρῄου, che compare 3x nell’Iliade, per esempio 12.183), ma non ci sono prove che esso coprisse completamente il viso come facevano i larghi guanciali e le protezioni per il naso degli elmi classici e più tardi. Quindi il fatto che Patroclo indossasse l’armatura di Achille non rappresenta tanto una suppressio veri quanto piuttosto una suggestio falsi. Quello che i Troiani avrebbero riconosciuto sarebbero stati i disegni e gli emblemi sullo scudo e le decorazioni sulla corazza (si veda 19-40). Gli scudi potevano essere decorati e colorati in modo riconoscibile: si veda Δηΐφοβον […] λευκάσπιδα in 22.294. In ogni caso nel racconto omerico gli eroi non hanno alcuna difficoltà nel riconoscersi.
[14] Il verso 801 è formulare, = 16.43 = 18.201.  Il senso può essere che ci sono poche possibilità di tirare il fiato durante i combattimenti, e che quindi questa possibilità offerta da Patroclo sarebbe davvero gradita e provvidenziale.
[15] Le navi di Odisseo erano state tirate in secco in posizione centrale: le navi di Achille erano le più lontane. Si veda 8.220 sgg. e 11.1 sgg. Qui si intende che questo è il luogo dove gli Achei si riunisconoe dove vengono pronunciate e sancite condanne, decreti, e tutto quanto diviene diritto.
[16] Si veda il verso 662.
[17] Per questa forma correlativa, si veda 10.397-8, e 10.309-10.
[18] Per il senso di ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν πεσέονται qui bisogna probabilmente interpretare “(gli Achei) cadranno, moriranno presso le navi nere” (si veda 9.235). Gli Achei sono qui chiaramente il soggetto: Aristarco vedeva però Τρῶες come soggetto, forse per coerenza con altre occorrenze di questa formula. Non ci sono però problemi in una formula che sia flessibile allo stesso tempo nel suo significato e nella sua struttura.
[19] προτί sembra debba legarsi con il genitivo Ἀχιλλῆος (Leaf), un uso raro; ugualmente raro è l'uso di προτί quando si potrebbe avere πρός. προτί compare nei dialetti volgari (nella forma πορτί) solo nel centro di Creta, e nella tradizione epica solo nell'Iliade e nell'Odissea, non in Esiodo o negli Inni Omerici. Relativamente all'uso di πρός, προτί e ποτί (W. F. Wyatt), in genere πρός è la forma libera, mentre l'uso di π(ρ)οτί è ristretto alla fraseologia tradizionale.
[20] Il poeta allude, senza ulteriori spiegazioni, ad un ben noto corpus di ‘conoscenze’, quello relativo alla saga di Achille, che inizia con la sua nascita ed educazione; o persino prima.
[21] La μάχαιρα viene portata dal guerriero, ma non come un’arma. O almeno non viene mai usata come tale. In 3.271-2 = 19.252-3 viene utilizzata per tagliare i peli della vittima sacrificale. Quindi questo oggetto deve essere distinto da quello che viene identificato dai sinonimi ξίφος , ἄορ , φάσγανον.
[22] Esegue in dettaglio quello che viene richiesto ai versi 828-832.

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