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Thursday, December 22, 2016

Iliade - Libro Dodicesimo- vv. 108-250 - L'attacco solitario di Asio. Il presagio.



L’attacco di Asio

Ai versi 108-72 abbiamo la scena relativa al tentativo di Asio di forzare la porta del muro acheo. Questa scena, l’attacco di Ettore (195-289), quello di Sarpedone (378-435) e la strage di Patroclo (16.698-711), costituiscono il corpus in nostro possesso di poesia arcaica di assedio in senso stretto. Dal momento un assalto frontale contro le mura nemiche rappresenta il climax tanto della poesia di guerra quanto della guerra stessa, e dal momento che la scena dell’assedio ha un suo posto nel repertorio dell’arte micenea, è possibile che queste scene rappresentino ciò che resta dei una parte significativa dell’ἀοιδή Tardo Elladica e del periodo buio. I bastioni progettati e costruiti con precisione, così come le casematte e i passaggi protetti delle fortificazioni micenee, sono una testimonianza dell’arte della difesa - e per conseguenza dell’arte dell’attacco contro – queste fortificazioni. L‘attacco a cavallo di Asio, però – due cavalli, due uomini ed un carro con un modo inefficiente di portare due lance all’attacco in un contesto nel quale ogni braccio è importante – non è guerra, ma meravigliosa immaginazione poetica. E quando Asio incontra la morte per mano di Idomeneo in 13.384 sgg. egli combatte in modo consueto, a piedi, ma con il suo carro a portata di mano.
La presenza del suo carro all’interno delle fortificazioni in questllo stretto passaggio, e la stranezza del suo attacco con i cavalli, sono stati assunti come argomento a favore della dipendenza dell’episodio di Asio dal libro 13 (Von der Miihll). Gli assalti di Asio, Ettore e Sarpedone sono stati naturalmente sferrati simultaneamente, o almeno come tali devono essere considerati, ma secondo la tecnica della narrazione epica vengono descritti come sequenziali.

108
108       ἔνθ᾽ ἄλλοι Τρῶες τηλεκλειτοί τ᾽ ἐπίκουροι
E qui gli altri Troiani e gli alleati gloriosi, dalla vasta fama,
109       βουλῇ Πουλυδάμαντος ἀμωμήτοιο πίθοντο:
danno retta (da πείθω , πείθεσθαί τινι) al consiglio di Polidamante perfetto (da ἀμώμητος , ον);
110       ἀλλ᾽ οὐχ Ὑρτακίδης ἔθελ᾽ Ἄσιος ὄρχαμος ἀνδρῶν
Ma Asio, figlio di Irtaco, signore (da ὄρχαμος , ὁ, in Ep. antica solo nella frase ὄρχαμος ἀνδρῶν) di genti, non voleva
111       αὖθι λιπεῖν ἵππους τε καὶ ἡνίοχον θεράποντα[1],
lasciare lì i cavalli e lo scudiero e auriga (da ἡνίοχος , ὁ (ἡνία, ἔχω)),
112       ἀλλὰ σὺν αὐτοῖσιν πέλασεν νήεσσι θοῇσι
ma con essi andò verso (da πελάζω, con il dativo) le navi veloci,
113       νήπιος, οὐδ᾽ ἄρ᾽ ἔμελλε κακὰς ὑπὸ κῆρας ἀλύξας
pazzo ! e non era destino che, dopo essere sfuggito (da ὑπαλύσκω , verbo Ep. = ὑπαλεύομαι, usato da Omero solo all’aoristo: qui in tmesi) alle malvagie Chere,
114       ἵπποισιν καὶ ὄχεσφιν ἀγαλλόμενος παρὰ νηῶν
superbo (da ἀγάλλω, per lo più con il dativo della cosa per la quale si esulta) con cavalli e carri, via dalle navi
115       ἂψ ἀπονοστήσειν προτὶ Ἴλιον ἠνεμόεσσαν:
facesse ritorno (da ἀπονοστέω) nuovamente ad Ilio ventosa (da ἠνεμόεις , εσσα, εν, (ἄνεμος));
116       πρόσθεν γάρ μιν μοῖρα δυσώνυμος ἀμφεκάλυψεν
prima infatti lui avvolse la Moira funesta (da δυσώνυμος , ον)
117       ἔγχεϊ Ἰδομενῆος ἀγαυοῦ Δευκαλίδαο.[2]
mediante la lancia di Idomeneo, nobile figlio di Deucalione.
118       εἴσατο γὰρ νηῶν ἐπ᾽ ἀριστερά, τῇ περ Ἀχαιοὶ
Mosse infatti, dunque, verso (da ἐπί , con accusativo: ἐ. δεξιά, ἐπ᾽ ἀριστερά) la sinistra delle navi , dove gli Achei
119       ἐκ πεδίου νίσοντο σὺν ἵπποισιν καὶ ὄχεσφι:
con cavalli e carri si erano ritirati (da νίσσομαι) dalla pianura;
120       τῇ ῥ᾽ ἵππους τε καὶ ἅρμα διήλασεν, οὐδὲ πύλῃσιν
qui guidò, spinse attraverso (da διελαύνω), i cavalli e il carro, né alla porta (da πύλη , ἡ)
121       εὗρ᾽ ἐπικεκλιμένας σανίδας καὶ μακρὸν ὀχῆα,
trovò chiusi (da ἐπικλίνω) i battenti (da σανίς , ίδος, ἡ) e la grande, pesante sbarra, spranga (da ὀχεύς , έως, Ep. ῆος, ὁ, (ἔχω)),
122       ἀλλ᾽ ἀναπεπταμένας ἔχον ἀνέρες, εἴ τιν᾽ ἑταίρων
ma gli uomini li tenevano aperti (da ἀναπετάννυμι, riferito a σανίδες), se qualcuno dei compagni
123       ἐκ πολέμου φεύγοντα σαώσειαν μετὰ νῆας.
in fuga dalla battaglia potessero salvare, potessero mette in salvo (da σαόω = σώζω), tra le navi.
124       τῇ ῥ᾽ ἰθὺς φρονέων ἵππους ἔχε, τοὶ δ᾽[3] ἅμ᾽ ἕποντο
Qui, decidendo (di andare), determinato (ad andare) (da φρονέω), avanti, guidava i cavalli, e quelli seguivano insieme,
125       ὀξέα κεκλήγοντες: ἔφαντο γὰρ οὐκ ἔτ᾽ Ἀχαιοὺς
acutamente lanciando grida (da κλάζω); non pensavano, non credevano infatti che gli Achei ancora
126       σχήσεσθ᾽, ἀλλ᾽ ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν πεσέεσθαι[4]
avrebbero resistito, ma che sarebbero piombati sulle nere navi,
127       νήπιοι, ἐν δὲ πύλῃσι δύ᾽ ἀνέρας εὗρον ἀρίστους
pazzi ! Sulla porta trovarono due guerrieri ottimi,
128       υἷας ὑπερθύμους Λαπιθάων αἰχμητάων,[5]
figli valorosissimi dei Lapiti che combattono con la lancia,
129       τὸν μὲν Πειριθόου υἷα κρατερὸν Πολυποίτην,
l’uno, il figlio di Piritoo, il forte, possente Polipete,
130       τὸν δὲ Λεοντῆα βροτολοιγῷ ἶσον Ἄρηϊ.
l’altro Leonteo, simile ad Ares flagello degli uomini.
131       τὼ μὲν ἄρα προπάροιθε πυλάων ὑψηλάων
PARAGONE à Entrambe dunque di fronte all’alta (da ὑψηλός , ή, όν) porta
132       ἕστασαν ὡς ὅτε τε δρύες οὔρεσιν ὑψικάρηνοι,
stavano, come quando le querce (da δρῦς , ἡ ,  gen. δρυός: acc. δρῦν , nom. pl. Δρύες) dall’alta cima, dall’alta chioma (da ὑψικάρηνος , ον), sui monti,
133       αἵ τ᾽ ἄνεμον μίμνουσι καὶ ὑετὸν ἤματα πάντα
che per intere giornate (da ἦμαρ , ατος, τό, = ἡμέρα, ma ἦμαρ è la forma preferita in Omero)resistono, reggono (da μίμνω), il vento e la pioggia (da ὑετός , ὁ),
134       ῥίζῃσιν μεγάλῃσι διηνεκέεσσ᾽ ἀραρυῖαι:
fisse, salde (da ἀραρίσκω), sulle grandi radici (da ῥίζα , ης, ἡ: per lo più al plurale) continue, non spezzate, profonde (da διηνεκής , ές);
135       ὣς ἄρα τὼ χείρεσσι πεποιθότες ἠδὲ βίηφι
così quei due, fidando (da πείθω, con il dat. della persona e della cosa) nelle mani, nelle braccia e nella forza,
136       μίμνον ἐπερχόμενον μέγαν Ἄσιον οὐδὲ φέβοντο.
resistevano al grande, gigantesco Asio che avanzava contro, che attaccava, e non fuggivano per la paura.
137       οἳ δ᾽ ἰθὺς πρὸς τεῖχος[6] ἐΰδμητον βόας αὔας
138       ὑψόσ᾽ ἀνασχόμενοι ἔκιον μεγάλῳ ἀλαλητῷ
Quelli invece venivano (da κίω) incontro, verso il muro ben costruito (da εὔδμητος , ον), sollevando (da ἀνέχω) in alto, al di sopra (da ὑψόσε, avverbio), gli scudi di pelli di bue (da βοῦς , ὁ ed ἡ, acc. pl. acc. βόας e βοῦς in Omero) seccate (da αὖος , η, ον), con grandi, forti grido di giubilo (da ἀλαλητός , οῦ, ὁ, (ἀλαλαί)),
139       Ἄσιον ἀμφὶ ἄνακτα καὶ Ἰαμενὸν καὶ Ὀρέστην
intorno ad Asio signore, e a Iameno e ad Oreste,
140       Ἀσιάδην τ᾽ Ἀδάμαντα Θόωνά τε Οἰνόμαόν τε.
al figlio di Asio Adamante, a Toone e ad Enomao.
141       οἳ δ᾽ ἤτοι εἷος μὲν ἐϋκνήμιδας Ἀχαιοὺς
Questi invero per un certo tempo (da εἷος , antica forma epica per ἕως, qui però = τέως, “per qualche tempo”, da mettere in correlazione εἷος μὲν […] ; αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ […]) gli Achei dalle belle gambiere
142       ὄρνυον ἔνδον ἐόντες ἀμύνεσθαι περὶ νηῶν:
incitavano (da ὄρνυμι), stando all’interno (del muro), a combattere a difesa (da ἀμύνω) per le navi, in difesa delle navi;
143       αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ τεῖχος ἐπεσσυμένους ἐνόησαν
144       Τρῶας, ἀτὰρ Δαναῶν γένετο ἰαχή τε φόβος τε,
però quando videro, si accorsero de (da νοέω), i Troiani che venivano incontro a, attaccavano (da ἐπισεύω), il muro, mentre tra i Danai sorge il grido (da ἰαχή , ἡ) e la fuga per la paura,
145       ἐκ δὲ τὼ ἀΐξαντε πυλάων πρόσθε μαχέσθην
PARAGONE à i due balzati fuori, corsi fuori (da ἐξαΐσσω, in tmesi, con il genitivo πυλάων: ma può anche intendersi πυλάων retto dalla preposizione πρόσθε con il genitivo), combattevano davanti alla porta,
146       ἀγροτέροισι σύεσσιν ἐοικότε, τώ τ᾽ ἐν ὄρεσσιν
simili a cinghiali selvaggi, che sui monti
147       ἀνδρῶν ἠδὲ κυνῶν δέχαται κολοσυρτὸν ἰόντα,
attendono (da δέχομαι) di uomini e di cani lo strepito, l’assalto rumoroso (da κολοσυρτός , ὁ), che sopraggiunge,
148       δοχμώ τ᾽ ἀΐσσοντε περὶ σφίσιν ἄγνυτον ὕλην
i due saltando (da ἀΐσσω) di traverso (da δοχμός , όν , = δόχμιος) intorno a sé spezzano, distruggono (da ἄγνυμι), la selva
149       πρυμνὴν ἐκτάμνοντες, ὑπαὶ δέ τε κόμπος ὀδόντων
recidendola (da ἐκτέμνω) alla base, alla radice, e sotto un cozzare (da κόμπος , ὁ) di denti
150       γίγνεται εἰς ὅ κέ τίς τε βαλὼν ἐκ θυμὸν ἕληται:
c’è, si sente, fino a quando qualcuno colpendo strappa (loro) fuori (da ἐξαιρέω, in tmesi) la vita;
151       ὣς τῶν κόμπει χαλκὸς ἐπὶ στήθεσσι φαεινὸς
così sul petto di quelli risuonava, rimbombava (da κομπέω), il bronzo lucente,
152       ἄντην βαλλομένων: μάλα γὰρ κρατερῶς ἐμάχοντο
mentre venivano colpiti frontalmente; combattevano infatti con molto vigore, con molta forza,
153       λαοῖσιν καθύπερθε[7] πεποιθότες ἠδὲ βίηφιν.
fidando negli uomini (da λαός , ὁ) da sopra e nella (loro) forza.
La tecnica di attacco al muro

Paragone

Paragone
154
154       οἳ δ᾽ ἄρα χερμαδίοισιν ἐϋδμήτων ἀπὸ πύργων
Quelli invece con massi dalle torri ben costruite
155       βάλλον ἀμυνόμενοι σφῶν τ᾽ αὐτῶν καὶ κλισιάων
bersagliavano, colpivano, portando soccorso a, allontanando il pericolo da (da ἀμύνω, con il genitivo), se stessi, dalle tende
156       νηῶν τ᾽ ὠκυπόρων: νιφάδες δ᾽ ὡς πῖπτον ἔραζε,
e dalla navi che vanno veloci; PARAGONE à cadevano giù a terra (da ἔραζε) come fiocchi di neve (da νιφάς , άδος, ἡ)
157       ἅς τ᾽ ἄνεμος ζαὴς νέφεα σκιόεντα δονήσας
che il vento impetuoso (da ζαής , ές, (ζα-, ἄημι)), dopo aver scosso (da δονέω) le nuvole scure, ombrose (da σκιόεις , εσσα, εν),
158       ταρφειὰς κατέχευεν ἐπὶ χθονὶ πουλυβοτείρῃ:[8]
versava giù fitti (da ταρφύς , εῖα, ύ, Omero ha anche al pl. femm. un nom. ταρφειαί ed acc. ταρφειάς) sulla terra nutrice di molti;
159       ὣς τῶν ἐκ χειρῶν βέλεα ῥέον ἠμὲν Ἀχαιῶν
così dalle loro mani i colpi fluivano, cadevano (da ῥέω), sia degli Achei
160       ἠδὲ καὶ ἐκ Τρώων: κόρυθες δ᾽ ἀμφ᾽ αὖον ἀΰτευν
che anche dei Troiani; tutt’intorno (da ἀμφί, senza caso, come avverbio) risuonavano (da ἀυτέω) in modo secco (da αὖος , η, ον) gli elmi
161       βαλλομένων μυλάκεσσι καὶ ἀσπίδες ὀμφαλόεσσαι.
di coloro che venivano colpiti dai pietroni (da μύλαξ , ακος, ὁ), e gli scudi (da ἀσπίς , ίδος, ἡ) ombelicati (da ὀμφαλόεις , εσσα, εν).
162       δή ῥα τότ᾽ ᾤμωξεν καὶ ὣ πεπλήγετο μηρὼ
Allora gemette, si lamentò (da οἰμώζω), e battè (da πλήσσω) le sue due cosce
163       Ἄσιος Ὑρτακίδης, καὶ ἀλαστήσας ἔπος ηὔδα:
Asio, figlio di Irtaco, e furente, pieno di rabbia (da ἀλαστέω), diceva parola:
164       ‘ Ζεῦ πάτερ ἦ ῥά νυ καὶ σὺ φιλοψευδὴς ἐτέτυξο
« O Zeus padre, certamente ora anche tu sei (da τεύχω , al pf. e ppf. passivo “sono (stato) reso, sono (stato) fatto”, quindi semplicemente γίγνεσθαι o εἶναι) uno che ama la menzogna, un bugiardo (da φιλοψευδής , ές),
165       πάγχυ μάλ᾽: οὐ γὰρ ἔγωγ᾽ ἐφάμην ἥρωας Ἀχαιοὺς
proprio, davvero del tutto; infatti io non pensavo che gli eroi achei
166       σχήσειν ἡμέτερόν γε μένος καὶ χεῖρας ἀάπτους.
reggessero a, sostenessero la nostra potenza e le (nostre) mani invincibili (da ἄαπτος , ον, (ἅπτομαι)).
167       οἳ δ᾽, ὥς τε σφῆκες μέσον αἰόλοι ἠὲ μέλισσαι
PARAGONE à Questi, come vespe (da σφήξ , σφηκός , ὁ) tremolanti, vibranti, o scintillanti, variopinte (da αἰόλος , η, ον), nel mezzo, o (come) api (da μέλισσα , Att. μέλιττα , ης, ἡ)
168       οἰκία ποιήσωνται ὁδῷ ἔπι παιπαλοέσσῃ,
si fabbricano le dimore (da οἰκίον , τό, forma dim. di οἶκος, ma dal significato simile; in greco antico sempre plurale) in un cammino (da ὁδός , ἡ) accidentato, scosceso (da παιπαλόεις , εσσα, εν),
169       οὐδ᾽ ἀπολείπουσιν κοῖλον δόμον, ἀλλὰ μένοντες
e non abbandonano (da ἀπολιμπάνω , pres. e imperf. ἀπολείπω, di cui è tarda forma) la cava dimora, ma attendendo (da μένω, con l’acc.)
170       ἄνδρας θηρητῆρας ἀμύνονται περὶ τέκνων,
gli uomini cacciatori (da θηρατήρ , Ion. θηρητήρ , ῆρος, ὁ, poet. per θηρατής, nel senso che vogliono cacciarle) combattono in difesa (da ἀμύνω, qui costruito con preposizione περὶ τέκνων) dei figli,
171       ὣς οἵ γ᾽ οὐκ ἐθέλουσι πυλάων καὶ δύ᾽ ἐόντε
così quelli non vogliono (da ἐθέλω), pur essendo solo due, dalla porta
172       χάσσασθαι πρίν γ᾽ ἠὲ κατακτάμεν ἠὲ ἁλῶναι.
ritirarsi (da χάζω, medio χάζομαι con il gen “mi ritiro da”) prima di uccidere (da κατακτείνω) o di essere uccisi (da ἁλίσκομαι).
Paragone

Paragone

173
173       ὣς ἔφατ᾽, οὐδὲ Διὸς πεῖθε φρένα ταῦτ᾽ ἀγορεύων:
Così diceva, e dicendo queste cose non persuadeva la mente di Zeus:
174       Ἕκτορι γάρ οἱ θυμὸς ἐβούλετο κῦδος ὀρέξαι.
il suo cuore infatti a Ettore voleva concedere (da ὀρέγω) la gloria.

175
175       ἄλλοι δ᾽ ἀμφ᾽ ἄλλῃσι μάχην ἐμάχοντο πύλῃσιν:
Gli altri intanto combattevano la battaglia alle altre porte;
176       ἀργαλέον δέ με ταῦτα θεὸν ὣς πάντ᾽ ἀγορεῦσαι:
è arduo che io, come un dio, possa raccontare tutto:
177       πάντῃ γὰρ περὶ τεῖχος ὀρώρει θεσπιδαὲς πῦρ
ovunque, da ogni parte infatti si era alzato (da ὄρνυμι) un fuoco portentoso (da θεσπιδαής , ές, (δαίω): come acceso da un dio) intorno alle mura
178       λάϊνον: Ἀργεῖοι δὲ καὶ ἀχνύμενοί περ ἀνάγκῃ
di pietra (da λάϊνος, η, ον (λᾶας)); gli Argivi, per quanto afflitti, straziati (da ἀχεύω), per necessità
179       νηῶν ἠμύνοντο: θεοὶ δ᾽ ἀκαχήατο θυμὸν
combattevano in difesa (da ἀμύνω) delle navi; gli dei si dolevano (da ἀχεύω) in cuore,
180       πάντες ὅσοι Δαναοῖσι μάχης ἐπιτάρροθοι ἦσαν.
tutti quanti erano in guerra alleati (da ἐπιτάρροθος , ὁ, Ep. per ἐπίρροθος, in Omero sempre detto degli dei che aiutano nel combattimento: con τινί) dei Danai.
181       σὺν δ᾽ ἔβαλον Λαπίθαι πόλεμον καὶ δηϊοτῆτα.[9]
Ma i Lapiti si scontrano (da συμβάλλω, in tmesi) nel combattimento e nella lotta (da δηϊοτής , ῆτος , ).

175
ἄλλοι δ᾽ ἀμφ᾽ ἄλλῃσι μάχην ἐμάχοντο πύλῃσιν:
ἀργαλέον δέ με ταῦτα θεὸν ὣς πάντ᾽ ἀγορεῦσαι:
πάντῃ γὰρ περὶ τεῖχος ὀρώρει θεσπιδαὲς πῦρ
λάϊνον […].

E combattevano tutti, ciascuno per la sua porta:
ma raccontare ogni cosa, come un dio, m’è difficile-
D’ogni parte s’alzava un fuoco terribile intorno al muro
Di pietra […].
Citazione
182
182       ἔνθ᾽ αὖ[10] Πειριθόου υἱὸς κρατερὸς Πολυποίτης
E qui, a questo punto, Polipete, il forte figlio di Piritoo,
183       δουρὶ βάλεν Δάμασον κυνέης διὰ χαλκοπαρῄου:
con la lancia colpì Damaso attraverso l’elmo dai guanciali di bronzo (da χαλκοπάρῃος , ον):
184       οὐδ᾽ ἄρα χαλκείη κόρυς ἔσχεθεν, ἀλλὰ διὰ πρὸ
185       αἰχμὴ χαλκείη ῥῆξ᾽ ὀστέον, ἐγκέφαλος δὲ
e non resistette l’elmo di bronzo, ma la punta bronzea in avanti trapassò, sfondò (da διαρρήγνυμι, in tmesi), l’osso, e il cervello
186       ἔνδον ἅπας πεπάλακτο: δάμασσε δέ μιν μεμαῶτα:
all’interno tutto si spappolò (da παλάσσω); lo atterrò nello slancio, mentre assaltava;
187       αὐτὰρ ἔπειτα Πύλωνα καὶ Ὄρμενον ἐξενάριξεν.
quindi subito dopo uccise (da ἐξεναρίζω) Pilone ed Ormeno.
188       υἱὸν δ᾽ Ἀντιμάχοιο Λεοντεὺς ὄζος Ἄρηος
Leonteo, germoglio di Ares, il figlio di Antimaco,
189       Ἱππόμαχον βάλε δουρὶ κατὰ ζωστῆρα τυχήσας[11].
Ippomaco, colpì con la lancia, avendo(lo) colto (da τυγχάνω) sotto la cintura.
190       αὖτις δ᾽ ἐκ κολεοῖο ἐρυσσάμενος ξίφος ὀξὺ
Quindi, avendo estratto dal fodero la spada acuta, affilata,
191       Ἀντιφάτην μὲν πρῶτον ἐπαΐξας δι᾽ ὁμίλου
essendo balzato attraverso la mischia, la folla, per primo Antifate
192       πλῆξ᾽ αὐτοσχεδίην: ὃ δ᾽ ἄρ᾽ ὕπτιος οὔδει ἐρείσθη:
colpì (da πλήσσω) in corpo a corpo (da αὐτοσχέδιος , α, ον, in acc. femm. come avv. , = αὐτοσχεδόν): : e quello poi sulla terra (da οὖδας , τό, gen. οὔδεος, dat. οὔδει, raro οὔδεϊ) cadde, giacque (da ἐρείδω), supino.
193       αὐτὰρ ἔπειτα Μένωνα καὶ Ἰαμενὸν καὶ Ὀρέστην
Quindi subito dopo Menone, Iameno ed Oreste
194       πάντας ἐπασσυτέρους πέλασε χθονὶ πουλυβοτείρῃ[12].
tutti, uno dopo l’altro (da ἐπασσύτερος , α, ον) getta, abbatte (da πελάζω), sulla terra nutrice di molti.
Damaso (T)
Ormeno (T)
Pilone (T)

Ippomaco (T)
Antifate (T)
Menone (T)
Iameno (T)
Oreste (T)

Il presagio

Siamo alla sezione 195-289: Ettore sta per lanciare il suo attacco quando compare un presagio. Questo viene interpretato in modo prudente da parte di Polidamante, ma Ettore rifiuta infuriato la sua interpretazione eguira i suoi uomini in un tentativo di sfondamento del muro. Gli Aiaci rinforzano la difesa achea mentre le due parti fanno piovere sugli avversari ogni sorta di proiettili.

Il poeta ritorna allo schema dell’episodio precedente: un prudente discorso di Polidamante, la reazione di Ettore, l’attacco troiano e la difesa achea, coronata da successo. Sebbene sostenga che la struttura di questo libro sia una ripetizione uno schema tematico di base, Fenik (Homer and the Nibelungenlied, 28-33) fa un’analisi in qualche modo differente, e considera il primo episodio costituito dei seguenti elementi:
·         A : la carica troiana (34-59);
·         B : discorso di Polidamante e reazione (60-107);
·         C : attacco di Asio (108-94);
bilanciato da:
A’ : carica troiana (195-9);
B’ : discorso di Polidamante e reazione (200-89);
C’ : attacco di Sarpedone (290-436).
In effetti la lunghezza delle parti costituenti, la distribuzione delle similitudini e l’invenzione del catalogo (che deve rappresentare il punto d’inizio) depongono a favore dell’analisi qui adottata.
In questo evento dell’attacco è di tutti i Troiani, è un attacco collettivo piuttosto che personale del solo Ettore, ed il racconto dell’attacco è esposto in termini generali. La similitudine dei fiocchi di neve (278-86) collega questo episodio con quello di Asio (108-74) – si oncfronti la similitudine in 156-58 – cosicchè i due passaggi dovrebbero essere visti come un tutt’uno e lo scambio tra Polidamante e un irascibile Ettore (210-50) e la difesa degli Aiaci inclusi in esso. La comparsa degli Aiaci anticipa la più elaborata difesa in 329-377.

195
195       ὄφρ᾽ οἳ τοὺς ἐνάριζον ἀπ᾽ ἔντεα μαρμαίροντα,
Mentre questi spogliavano (da ἀπεναρίζω , (ἔναρα): in tmesi, regge il doppio accusativo) quelli delle armi splendenti, scintillanti (da μαρμαίρω),
196       τόφρ᾽ οἳ Πουλυδάμαντι καὶ Ἕκτορι κοῦροι ἕποντο,
intanto i guerrieri (da κοῦρος , ὁ, Ep. e Ion. per κόρος) che seguivano Polidamante ed Ettore,
197       οἳ πλεῖστοι καὶ ἄριστοι ἔσαν, μέμασαν δὲ μάλιστα
che erano i più numerosi e i migliori, e sopra tutto bramavano
198       τεῖχός τε ῥήξειν καὶ ἐνιπρήσειν πυρὶ νῆας,[13]
sfondare, distruggere (da ῥήγνυμι), il muro e bruciare (da ἐμπίμπρημι) col fuoco le navi,
199       οἵ ῥ᾽[14] ἔτι μερμήριζον ἐφεσταότες παρὰ τάφρῳ.
questi ancora erano incerti, indecisi (da μερμηρίζω), stando vicino (da ἐφίστημι) alla trincea.
200       ὄρνις γάρ σφιν ἐπῆλθε περησέμεναι μεμαῶσιν
Un uccello (da ὄρνις , ὁ, anche ἡ) infatti venne verso (da ἐπέρχομαι, con il dativo) di loro mentre erano impazienti (da μέμαα) di attraversare (da περάω),
201       αἰετὸς[15] ὑψιπέτης ἐπ᾽ ἀριστερὰ λαὸν ἐέργων
un’aquila che vola alta, dal volo alto (da ὑψιπέτης , ου (πέτομαι)), che chiude, che taglia (da ἔργω , Ep. e Ion., ed ἐέργω , Ep.), a sinistra l’esercito,
202       φοινήεντα δράκοντα φέρων ὀνύχεσσι πέλωρον
che teneva con gli artigli (da ὄνυξ , υχος, ὁ, in Omeri sono in Ep. dat. pl. ὀνύχεσσι, e sempre di un’aquila) un serpente rosso di sangue (da φοινήεις , εσσα, εν, (φοινός)), enorme, mostruoso, prodigioso (da πέλωρος , η, ον, in Omero anche ος, ον: si riferisce piuttosto al prodigio, che non alla dimensione),
203       ζωὸν ἔτ᾽ ἀσπαίροντα, καὶ οὔ πω λήθετο χάρμης,
vivo, che ancora di contorceva, si divincolava (da ἀσπαίρω); e davvero non si dimenticava di, non trascurava (da λανθάνω, con il genitivo), la battaglia (da χάρμη , ἡ , lett. la gioia, la brama, della battaglia),
204       κόψε γὰρ αὐτὸν ἔχοντα κατὰ στῆθος παρὰ δειρὴν
colpì (da κόπτω) infatti quella, che lo stringeva, al petto, vicino al collo,
205       ἰδνωθεὶς ὀπίσω: ὃ δ᾽ ἀπὸ ἕθεν ἧκε χαμᾶζε
piegandosi (da ἰδνόομαι) all’indietro; quella via da sé, lontano da sé, lo gettò (da ἵημι), a terra,
206       ἀλγήσας ὀδύνῃσι, μέσῳ δ᾽ ἐνὶ κάββαλ᾽ ὁμίλῳ,
soffrendo (da ἀλγέω) per il dolore (da ὀδύνη , ἡ, in Omero per lo più al plurale), lo gettò giù (da καταβάλλω) in mezzo all’esercito,
207       αὐτὸς δὲ κλάγξας πέτετο πνοιῇς ἀνέμοιο.
quello poi strepitando (da κλάζω) volava via (da πέτομαι) sui soffi (da πνοή , ῆς, ἡ, Ep. πνοιή , sempre questa forma in Omero) del vento.
208       Τρῶες δ᾽ ἐρρίγησαν ὅπως ἴδον αἰόλον ὄφιν
I Troiani rabbrividirono (da ῥιγέω) come videro il serpente (da ὄφις , ὁ, gen. ὄφεως, poet. anche ὄφεος) scintillante (αἰόλος , η, ον)
209       κείμενον ἐν μέσσοισι Διὸς τέρας αἰγιόχοιο.
che giaceva (da κεῖμαι) nel mezzo (da μέσον, τό, uso al pl.), prodigio di Zeus portatore dell’egida.
210       δὴ τότε Πουλυδάμας θρασὺν Ἕκτορα εἶπε παραστάς[16]:
Allora Polidamante, stando accanto al coraggioso, impavido Ettore, disse
211       Ἕκτορ ἀεὶ μέν πώς μοι ἐπιπλήσσεις ἀγορῇσιν
« Ettore, sempre in tutti i modi mi riprendi, mi rimproveri (da ἐπιπλήσσω, qui con il dativo), nelle assemblee (da ἀγορά , ᾶς, Ion. ἀγορή , ῆς, ἡ, (ἀγείρω)),
212       ἐσθλὰ φραζομένῳ, ἐπεὶ οὐδὲ μὲν οὐδὲ ἔοικε[17]
anche se dico, espongo, annuncio (da φράζω), cose buone, giuste (da ἐσθλός , ή, όν = ἀγαθός), dal momento che davvero non è bene
213       δῆμον ἐόντα[18] παρὲξ ἀγορευέμεν, οὔτ᾽ ἐνὶ βουλῇ
che uno che sia del popolo (da δῆμος , ου, ὁ) parli fuori (del giusto) (da παρέξ or πάρεξ , cfr. παρέκ), non in consiglio
214       οὔτέ ποτ᾽ ἐν πολέμῳ, σὸν δὲ κράτος αἰὲν ἀέξειν:
né davvero in guerra, ma (è giusto) che sempre esalti il tuo potere, la tua potenza:
215       νῦν αὖτ᾽ ἐξερέω ὥς μοι δοκεῖ εἶναι ἄριστα[19].
ora di nuovo, ora invece (da αὖτε , avv. (αὖ, τε): si può interpretare nei sue modi) dirò (da ἐξερέω), come a me sembra essere meglio, come io credo siano le cose migliori.
216       μὴ ἴομεν Δαναοῖσι μαχησόμενοι περὶ νηῶν.
Non andiamo (da εἶμι) contro i Danai, con l’intenzione di combattere per (da περί , con verbi relativi a combattere, gareggiare etc. indica – in costruzione π. τινός – l’oggetto per il quale si combatte) le navi.
217       ὧδε γὰρ ἐκτελέεσθαι ὀΐομαι, εἰ ἐτεόν γε
Sono infatti convinto che andrà a finire (da ἐκτελέω) così, se veramente appunto
218       Τρωσὶν ὅδ᾽ ὄρνις ἦλθε περησέμεναι μεμαῶσιν[20]
questo uccello è giunto, è comparso ai Troiani mentre erano impazienti (da μέμαα) di attraversare (da περάω)
219       αἰετὸς ὑψιπέτης ἐπ᾽ ἀριστερὰ λαὸν ἐέργων
un’aquila che vola alta, dal volo alto (da ὑψιπέτης , ου (πέτομαι)), che chiude, che taglia (da ἔργω , Ep. e Ion., ed ἐέργω , Ep.), a sinistra l’esercito,
220       φοινήεντα δράκοντα φέρων ὀνύχεσσι πέλωρον
che teneva con gli artigli (da ὄνυξ , υχος, ὁ, in Omeri sono in Ep. dat. pl. ὀνύχεσσι, e sempre di un’aquila) un serpente rosso di sangue (da φοινήεις , εσσα, εν, (φοινός)), enorme, mostruoso, prodigioso (da πέλωρος , η, ον, in Omero anche ος, ον: si riferisce piuttosto al prodigio, che non alla dimensione),
221       ζωόν: ἄφαρ δ᾽ ἀφέηκε πάρος φίλα οἰκί᾽ ἱκέσθαι,
vivo: però d’un tratto (da ἄφαρ, in Omero per lo più all’inizio della proposizione, seguito da δέ) (lo) gettò via (da ἀφίημι) prima (da πάρος , part. poetica , come congiunzione, come πρίν, con infinito aoristo, più raro presente) di raggiungere il suo (da φίλος , η, ον: in Omero e poeti antichi indica semplicemente possesso) nido (da οἰκίον , τό, dim. di οἶκος, ma di significato non differente: anche “nido”, di vespe, o come qui di un’aquila).
222       οὐδ᾽ ἐτέλεσσε φέρων δόμεναι τεκέεσσιν ἑοῖσιν.
E non riuscì (da τελέω, qui con il significato di “riuscire”) a portarlo per dar(lo in pasto) ai suoi figli,
223       ὣς ἡμεῖς, εἴ πέρ τε πύλας καὶ τεῖχος Ἀχαιῶν
così noi, se anche le porte e il muro degli Achei
224       ῥηξόμεθα σθένεϊ μεγάλῳ, εἴξωσι δ᾽ Ἀχαιοί,
sfondassimo, facessimo a pezzi (da ῥήγνυμι) con grande forza, e cedessero il passo, si ritirassero (da εἴκω) gli Achei,
225       οὐ κόσμῳ παρὰ ναῦφιν[21] ἐλευσόμεθ᾽ αὐτὰ κέλευθα:
non in ordine faremo lo stesso viaggio (da κέλευθος , ἡ, con plurale poetico eteroclito κέλευθα; “via; strada; cammino”, qui accusativo interno – cognate accusative – di ἔρχομαι) lungo le navi:
226       πολλοὺς γὰρ Τρώων καταλείψομεν, οὕς κεν Ἀχαιοὶ
lasceremo giù infatti molti dei Troiani, che gli Achei
227       χαλκῷ δῃώσωσιν ἀμυνόμενοι περὶ νηῶν.
con il bronzo uccideranno (da δηιόω), combattendo in difesa delle navi.
228       ὧδέ χ᾽ ὑποκρίναιτο θεοπρόπος, ὃς σάφα θυμῷ
Così darebbe come responso (da ὑποκρίνομαι) un indovino, un profeta (da θεοπρόπος , ον, qui θ.), che nel cuore bene, chiaramente (da σαφής , ές, avverbio)
229       εἰδείη τεράων καί οἱ πειθοίατο λαοί ’.
conoscesse, vedesse (da οἶδα, qui con il genitivo), i prodigi (da τέρας , τό: gen. Ep. pl.) e la gente gli credesse, gli prestasse fede ».
Presagio dell’aquila

Polidamante interpreta il prodigio

230
230       τὸν δ᾽ ἄρ᾽ ὑπόδρα ἰδὼν προσέφη κορυθαίολος Ἕκτωρ:
A lui, guardandolo di traverso, diceva, rispondeva Ettore dall’elmo ondeggiante:
231       ‘ Πουλυδάμα, σὺ μὲν οὐκ ἔτ᾽ ἐμοὶ φίλα ταῦτ᾽ ἀγορεύεις:
« O Polidamante, tu non mi dici gradite queste cose !
232       οἶσθα καὶ ἄλλον μῦθον ἀμείνονα τοῦδε νοῆσαι.
sai concepire anche un altro discorso, migliore di questo.
233       εἰ δ᾽ ἐτεὸν δὴ τοῦτον ἀπὸ σπουδῆς ἀγορεύεις,
Ma se davvero, veramente (da ἐτεός , ά, όν, qui avverbio), questo lo dici sul serio, con serietà (da σπουδή , ἡ, (σπεύδω)),
234       ἐξ ἄρα δή τοι ἔπειτα θεοὶ φρένας ὤλεσαν αὐτοί,[22]
allora gli dei in persona ti hanno sconvolto completamente (da ἐξόλλυμι, in tmesi, con ἐξ posto in posizione enfatica) la mente,
235       ὃς κέλεαι Ζηνὸς μὲν ἐριγδούποιο λαθέσθαι
(a te) che esorti (da κέλομαι) di Zeus tonante (da ἐρίγδουπος , ον, = ἐρίδουπος) a dimenticare (da λανθάνω, con il genitivo)
236       βουλέων, ἅς[23] τέ μοι αὐτὸς ὑπέσχετο καὶ κατένευσε:
i consigli (da βουλή , ἡ), che egli stesso mi che prima a me ha promesso (da ὑπισχνέομαι, transitivo) ed ha confermato con un cenno di assenso del capo;
237       τύνη[24] δ᾽ οἰωνοῖσι τανυπτερύγεσσι κελεύεις
238       πείθεσθαι, τῶν οὔ τι μετατρέπομ᾽ οὐδ᾽ ἀλεγίζω
tu mi esorti a credere, a dar retta (da πείθω, con il dativo), agli uccelli dalle ali aperte, spiegate (da τανυπτέρυξ , υγος, ὁ, ἡ, = τανύπτερος , ον), dei quali in alcun modo ho considerazione (da μετατρέπομαι , con τινός, sempre con una negazione) né mi preoccupo (da ἀλεγίζω , in Omero solo nell’Iliade, sempre con negazione, e con il genitivo),
239       εἴτ᾽ ἐπὶ δεξί᾽ ἴωσι πρὸς ἠῶ τ᾽ ἠέλιόν τε[25],
sia (da εἴτε, in correlazione con εἴτε del v. 240) che vadano (da εἶμι) verso destra, verso l’aurora e il sole,
240       εἴτ᾽ ἐπ᾽ ἀριστερὰ τοί γε ποτὶ ζόφον ἠερόεντα.
sia che (vadano), questi, verso sinistra, verso le tenebre, il buio (da ζόφος , ὁ, l’Occidente, opposto all’Oriente, al sole e all’aurora, πρὸς ἠῶ τ᾽ ἠέλιόν τε), nebbioso (da ἠερόεις , εσσα, εν, Ion. ed Ep. per ἀερόεις).
241       ἡμεῖς δὲ μεγάλοιο Διὸς πειθώμεθα βουλῇ,
Noi obbediamo invece, piuttosto al consiglio del grande Zeus,
242       ὃς πᾶσι θνητοῖσι καὶ ἀθανάτοισιν ἀνάσσει.
che è signore (da ἀνάσσω, in Omero per lo più con il dativo) di tutti, dei mortali e degli immortali.
243       εἷς οἰωνὸς ἄριστος ἀμύνεσθαι[26] περὶ πάτρης.[27]
Un solo uccello è il migliore, il più nobile, combattere a difesa (da ἀμύνω) della patria.
244       τίπτε σὺ δείδοικας πόλεμον καὶ δηϊοτῆτα;
Perché tu temi (da δείδω) la guerra e la lotta ?
245       εἴ περ γάρ τ᾽ ἄλλοι γε περὶ[28] κτεινώμεθα πάντες
Se anche infatti noi tutti gli altri dovessimo rimanere uccisi qui intorno,
246       νηυσὶν ἐπ᾽ Ἀργείων, σοὶ δ᾽ οὐ δέος ἔστ᾽ ἀπολέσθαι:
contro le navi degli Argivi, per te non c’è timore, rischio (da δέος , τό , con l’infinito), di morire.
247       οὐ γάρ τοι κραδίη μενεδήϊος οὐδὲ μαχήμων.
Non hai infatti un cuore impavido, che tiene testa al nemico (da μενεδήιος, ον), e bellicoso (da μαχήμων , ον).
248       εἰ δὲ σὺ δηϊοτῆτος ἀφέξεαι, ἠέ τιν᾽ ἄλλον
Se tu ti terrai lontano (da ἀπέχω, con il gen.) dalla lotta, o se qualcun altro
249       παρφάμενος ἐπέεσσιν ἀποτρέψεις πολέμοιο,
ingannando(lo), seducendo(lo) (da παράφημι , poet. παραίφημι e πάρφημι), con parole, allontanerai, distoglierai (da ἀποτρέπω, in costruzione τινός τινα),
250       αὐτίκ᾽ ἐμῷ ὑπὸ δουρὶ τυπεὶς ἀπὸ θυμὸν ὀλέσσεις ’[29].
immediatamente, colpito (da τύπτω) dalla mia lancia perderai (da ἀπόλλυμι, in tmesi: si veda 16.861, oppure Odissea 12.350, o 11.433) la vita ».
Ettore non si cura dei presagi





[1] Si veda la nota a 6.19.
[2] In 113-17, questo lasciar presagire la fine di Asio deve essere interpretato come l’impostazione di un obiettivo narrativo a breve termine, così come lo era stato la predizione del ferimento di Agamennone in 11.191 sgg. Ma Asio in effetti non muore nel corso dell’assalto al muro, durante il quale Idomeneo non gioca alcun ruolo nonostante la sua posizione sia νηῶν ἐπ᾽ ἀριστερά. L’aristia di Idomeneo segna la prima fase del contrattacco acheo (13.361 sgg.), e Asio è la sua seconda vittima (13.383-93). In generale lo spazio che lo stile epico concede al poeta per i suoi commenti rimane comunque piuttosto limitato, ed i commenti sono rari. Fra questi commenti rientrano appunto le anticipazioni sulla conclusione di un episodio, o di una serie di episodi. In 11.604 era già stata annunciata la fine di Patroclo. L’epica parla di fatti noti, e non cerca l’imprevisto. Un’altra possibilità di anticipare i fatti è offerta dalle predizioni e dalle decisioni degli dèi: si veda il verso 173.
[3] Si tratta evidentemente dei suoi compagni.
[4] Cfr. 12.106-7.
[5] In 127-53 il resoconto del combattimento messo in atto dai Lapiti non è chiarissimo: i due Lapiti sono dapprima fuori delle mura (προπάροιθε, 131), quindi all’interno (ἔνδον ἐόντες, 142), quindi nuovamente all’esterno (πρόσθε, 145). Sono state suggeriti vari modi per rimediare all’apparente contraddizione, per esempio collocare i versi 141-53 dopo il verso 128 (o piuttosto dopo il 130), oppure eliminare o 131-40 oppure 141-53. Non è però il caso di cercare troppe soluzioni: il racconto di situazioni come questa, in rapida evoluzione e nelle quali l’occhio del poeta deve muovere velocemente da un punto all’altro della scena, si presenta tanto facilmente, quanto può venire esagerato.
Nonostante la fama della loro battaglia contro i Centauri, i Lapiti rappresentano una fonte di difficoltà, di perplessità per coloro che si occupano di genealogie. Come popolo, come tribù, essi non hanno alcun ruolo nella saga troiana, e di conseguenza hanno solo una brevissima menzione nell’Iliade, qui e al verso 181. Vengono citati una sola volta nell’Odissea, in 21.297. I loro comandanti, Polipete e Leonteo, vengono citati nel “Catalogo delle Navi” come provenienti dal nord della Tessaglia (2.738-47), senza una nota relativa alla loro tribù, mentre Piritoo viene citato in 1.263 da Nestore, laddove rievoca il combattimento contro i Centauri. Essi prendono poi parte ai giochi funebri in onore di Patroclo (23.836-7). La stranezza in effetti è l’omissione del nome tribale nelle prime allusioni.
[6] Qui τεῖχος viee usato in modo lasco, in quanto in realtà Asio e i suoi compagni attaccano la porta.
[7] Καθύπερθε è qui utilizzato in modo aggettivale con λαοῖσιν: nel greco classico richiedere una forma verbale (e.g. ἱσταμένοις) per definire una costruzione. Nell’Iliade non vengono forniti dettagli relativamente a particolari opere finalizzate a migliorare la difendibilità della porta; gli uomini, il λαός, sono semplicemente posizionati sugli spalti e scagliano i loro proiettili sulle teste di Polipete e Leonteo.
[8] In 156-8, questa elegante comparazione con la tempesta di neve anticipa la più lunga e famosa comparazione in 278-89) Il parallelismo tra l’assalto di Asio e il primo attacco di Ettore viene messo in enfasi dalla relativa rarità e brevità delle altre comparazioni con la neve: solo 3.222 (una breve comparazione) e 19.357-8; ad eccezione di casi in cui la neve è una aggiunta ad una tempesta o simili (come in 10.7, 15.170 e 22.152). L’immagine è solitamente quella della neve che cade (νιφάδες), non della neve per terra (χιών).
[9] Questi versi contengono un eccezionale riferimento alla persona del poeta; parlano di più porte (comunque la gran parte dell’esercito troiano è ancor dietro il fossato, vedi verso 199); parlano di un fuoco misterioso. Prima di continuare la narrazione dell’assalto al muro, che appare poi condotta da eroi diversi (con attacchi simultanei narrati come successivi). Il poeta avverte che ci sono più porte, a giustificare in qualche modo le ripetizioni della parte che segue.
[10] Qui ἔνθ᾽ αὖ segna la ripresa del racconto dopo la digressione. Si noti che le vittime troiane dei due Lapiti hanno, come di consueto per Troiani di minore importanza, nomi greci.
[11] Si veda 5.578.
[12] Verso formulare, = 8.277.
[13] Si confrontino i versi 89-90:
197       οἳ πλεῖστοι καὶ ἄριστοι ἔσαν, μέμασαν δὲ μάλιστα
89        οἳ πλεῖστοι καὶ ἄριστοι ἔσαν, μέμασαν δὲ μάλιστα
198       τεῖχός τε ῥήξειν καὶ ἐνιπρήσειν πυρὶ νῆας,
90        τεῖχος ῥηξάμενοι κοίλῃς ἐπὶ νηυσὶ μάχεσθαι.
[14] οἵ ῥ᾽ del verso 199 è antecedente della proposizione relativa οἳ [...] ἕποντο di 196, cui viene ‘appesa’ una seconda proposizione relativa in 197-8.
[15] Si veda 8.247 sgg. e 24.314 sgg.
[16] Ecco ora il secondo dei quattro discorsi di Polidamante: si veda la nota al verso 12.60. L’atteggiamento di Ettore è abbastanza inspiegabile, alla luce dei versi 80 sgg. dopo il precedente discorso dell’eroe: tale atteggiamento riflette comunque i ruoli tradizionali dei due eroi. E l’eroismo viene accentuato se all’eroe viene data l’opportunità di agire in modo non eroico, e rifiuta di farlo, anche se in questo caso il rifiuto ha toni anche troppo accesi, da ὕβρις. In 211 ἀεὶ […] ἐπιπλήσσεις è un’allusione al ruolo di consigliere prudente, probabilmente nella tradizione, di Polidamante nella saga troiana. Polidamante non ha ruolo nell’Iliade prima di questo libro, ed il suo precedente intervento in (61-79) era stato apprezzato e gradito.
[17] Qui οὐδὲ μὲν οὐδὲ è enfatico, e l’intera frase ἐπεὶ οὐδὲ μὲν οὐδὲ ἔοικε è formulare, e la ritroviamo in Odissea 21.319.
[18] Vedi il plebs eris (cioè unus e plebe, un plebeo) di Orazio, Epist. 1.1.59.
[19] Si veda in 9.103 e 9.314: αὐτὰρ ἐγὼν ἐρέω ὥς μοι δοκεῖ εἶναι ἄριστα.
[20] Si veda 12.200. Quindi 12.219-20 = 12.201-2.
[21] Qui ναῦφιν è un interessante arcaismo, che preserva la funzione plurale di -φι e conserva il dittongo -αυ- perché la forma era sconosciuta al vernacolo ionico. Il caso oscilla, come al solito con -φι, tra i genitivo ed il dativo. ναῦφι si riferisce sempre alle navi dell’accampamento acheo, e mantiene questo significato anche nell’unica occorrenze dell’Odissea (14.498).
[22] I versi 231-4 corrispondono, con un minore aggiustamento, ai versi 7.357-60, la risposta di Alessandro ad Antenore come parte del suo rifiuto di restituire Elena. Il discorso in 231-50 è significativo, e ben caratterizza Ettore. Ettore ignorerà ancora un presagio in 13.821-32. Per quato riguarda l’atteggiamento ‘spensierato’, o fatalistico, di Ettore di fronte alla guerra, ed il suo disprezzo della divinazione, si vedano le sue parole al moerente Patroclo, in (16.859-61). Il verso 231 è uguale a 18.285, dove Ettore rifiuta il consiglio di Polidamante su una cosa ben più seria.
[23] Ettore qui si riferisce al messaggio che gli ha riferito Iris in 11.200-9, e secondo il quale egli potrebbe raggiungere le navi e risultare vittorioso fino a che non cadrà la notte.
[24] Qui τύνη è un pronome enfatico di seconda persona singolare, che si trova 5x volte nell’Iliade (5.485, 6.262, 16.64, 19.10, 24.465): del tutto assente nell’Odissea, compare però 3x volte in Eriodo. Amato anche da Apollonio Rodio, che lo usa 8x volte nelle Argonautiche. Secondo Wathelet, Traits éoliens, 286-7, la forma è un probabile eolismo, o un arcaismo veramente antico.
[25] Si veda 5.267.
[26] Si veda 12.142. Il verso è formulare, e si ripete in 15.496, 24.500. In 15.497-8, la difesa della πάτρῃ viene giustificata in termini della difesa di ἄλοχος, παῖδες, οἶκος e κλῆρος, ma là Ettora sta esortando i Troiani di rango inferiore, e i generali devono fare appello all’interesse personale dei propri uomini, non solo ad un senso generico di altruismo ed obbligo sociale. In effetti, se vogliamo, per Ettore οἶκος è la stessa Troia.
[27] Le raffinate parole di Ettore rappresentano un discorso eroico e memorabile, appropriato sia al suo ruolo drammatico che al tragico momento. Ettore si affida, come crede, alla promessa che Zeus gli ha fatto in 11.207-10, ma per una mente pia le sue parole costituiscono in un certo senso una fatale delusione. Nella tragedia, il disprezzo degli oracoli è sicuro precursore di rovina. In generale, comunque, l’epica assume una visione razionale, accettando i presagi come una conferma o un freno a decisioni che sono già state prese, ma non si permette ai presagi di decidere un’azione.
Il senso della frase può essere: c’è solo un presagio che conta, quello che dice di combattere per la patria.
[28] Si veda 4.538.
[29] Si manifesta qui in Ettore il nuovo ideale della patria : si vedano altri esempi in 15.496 o 24.500. È l’ideale di una comunità politica cui tutti i cittadini devono sottomissione ed obbedienza.Tutti i principali eroi combattono solo per la gloria personale o familiare, che coincide con l’approvazione pubblica ed i benefici ch’essa comporta. Si vedano le parole di Sarpedone in 310-321.

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