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Tuesday, November 1, 2016

Iliade - Libro Undecimo - vv. 218-309 - Seconda parte dell'aristia di Agamennone. Contro-aristia di Ettore.


218
218       ἔσπετε νῦν μοι Μοῦσαι Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχουσαι[1]
Narratemi (da ἔσπον , aor. 2 di ἐνέπω: solo alla seconda persona plurale in questa formula, in Omero) ora o Muse che abitate le dimore d’Olimpo
219       ὅς τις δὴ πρῶτος Ἀγαμέμνονος ἀντίον ἦλθεν
colui che per primo venne incontro ad Agamennone,
220       ἢ αὐτῶν Τρώων ἠὲ κλειτῶν ἐπικούρων.
o tra gli stessi Troiani o tra i loro gloriosi, nobili (da κλειτός , ή, όν), alleati (da ἐπίκουρος , ὁ).

221
221       Ἰφιδάμας Ἀντηνορίδης ἠΰς τε μέγας τε[2]
Ifidamante figlio di Antenore, valoroso, nobile (da ἐύς, ἐύ , sinonimo di ἀγαθός e καλός), e di grande statura,
222       ὃς τράφη ἐν Θρῄκῃ ἐριβώλακι μητέρι μήλων:
che venne cresciuto (da τρέφω) nella Tracia dalle grandi zolle, fertile (da ἐριβῶλαξ , ακος, ὁ, ἡ), madre di greggi;
223       Κισσῆς τόν γ᾽ ἔθρεψε δόμοις ἔνι τυτθὸν ἐόντα
Cisse lo allevò (da τρέφω) nel (suo) palazzo, essendo piccolo (da τυτθός , όν),
224       μητροπάτωρ, ὃς τίκτε Θεανὼ[3] καλλιπάρῃον:
(Cisse) il nonno materno (da μητροπάτωρ , ορος, ὁ), che generava Teano dalla bella guancia.
225       αὐτὰρ ἐπεί ῥ᾽ ἥβης ἐρικυδέος ἵκετο μέτρον,
Poi dopo che raggiunge il termine (da μέτρον , τό) della gloriosia, preziosa (da ἐρικυδής , ές), giovinezza (da ἥβη , ἡ),
226       αὐτοῦ μιν κατέρυκε, δίδου δ᾽ ὅ γε θυγατέρα ἥν:
lo tratteneva (da κατερυκάνω , = κατερύκω) lì, ed egli gli dava sua figlia;
227       γήμας δ᾽ ἐκ θαλάμοιο μετὰ κλέος ἵκετ᾽ Ἀχαιῶν[4]
dopo essersi sposato (da γαμέω), se ne andò (da ἱκνέομαι) dal talamo alla notizia degli Achei
228       σὺν δυοκαίδεκα νηυσὶ κορωνίσιν, αἵ οἱ ἕποντο.
con dodici navi ricurve, che lo seguivano.
229       τὰς μὲν ἔπειτ᾽ ἐν Περκώτῃ λίπε νῆας ἐΐσας,
Queste poi lasciò a Percote, le navi ben bilanciate, uguali,
230       αὐτὰρ ὃ πεζὸς ἐὼν ἐς Ἴλιον εἰληλούθει:
e invece essendo a piedi egli se ne andava (da ἔρχομαι) verso Ilio;
231       ὅς ῥα τότ᾽ Ἀτρεΐδεω Ἀγαμέμνονος ἀντίον ἦλθεν[5].
egli allora andò incontro a ad Agamennone, figlio di Atreo.
232       οἳ δ᾽ ὅτε δὴ σχεδὸν ἦσαν ἐπ᾽ ἀλλήλοισιν ἰόντες,
Quando poi questi erano vicini, muovendo l’uno incontro all’altro,
233       Ἀτρεΐδης μὲν ἅμαρτε, παραὶ δέ οἱ ἐτράπετ᾽ ἔγχος[6],
l’Atride sbagliò (da ἁμαρτάνω), di fianco a quello venne deviata la lancia,
234       Ἰφιδάμας δὲ κατὰ ζώνην θώρηκος ἔνερθε
Ifidamante alla cintura, da sotto la corazza,
235       νύξ᾽, ἐπὶ δ᾽ αὐτὸς ἔρεισε βαρείῃ χειρὶ πιθήσας:
colpì, trapassò (da νύσσω), poi egli spinse (da ἐπερείδω, in tmesi) fidando (da πείθω, col dativo della persona o della cosa) nel braccio forte, pesante;
236       οὐδ᾽ ἔτορε ζωστῆρα παναίολον, ἀλλὰ πολὺ πρὶν
ma non penetrò attraverso, non perforò (da τορέω), la cintura tutta splendente, dai molti colori (da παναίολος , ον), ma molto prima
237       ἀργύρῳ ἀντομένη μόλιβος ὣς ἐτράπετ᾽ αἰχμή.
incontrando (da ἄντομαι , solo presente ed imperfetto, verbo poetico (in Omero solo in Iliade), = ἀντάω; con il dativo) l’argento la punta si piegò come piombo (da μόλιβος , ὁ, forma epica per μόλυβδος).
238       καὶ τό γε χειρὶ λαβὼν εὐρὺ κρείων Ἀγαμέμνων
Quindi prendendola con la mano il molto potente Agamennone
239       ἕλκ᾽ ἐπὶ οἷ μεμαὼς ὥς τε λίς, ἐκ δ᾽ ἄρα χειρὸς
(la) tirava verso di lui, furioso come un leone, e dalla mano
240       σπάσσατο: τὸν δ᾽ ἄορι πλῆξ᾽ αὐχένα, λῦσε δὲ γυῖα.
gliela strappa (da σπάω); questo poi colpì (da πλήσσω, freq. in Omero, specialmente per un colpo diretto, oppure βάλλειν: πλήσσω ha il doppio accusativo della persona e della cosa: “colpire qualcuno a, su...”) con la spada al collo, ), (gli) sciolse le membra (da γυῖον , τό).
241       ὣς ὃ μὲν αὖθι πεσὼν κοιμήσατο χάλκεον ὕπνον
Così quello in quel punto cadendo dormì (da κοιμάω) un sonno di bronzo
242       οἰκτρὸς ἀπὸ μνηστῆς ἀλόχου, ἀστοῖσιν ἀρήγων,
miserabile (da οἰκτρός , ά, όν), lontano dalla sua compagna legittima (da μνηστός , ή, όν, (μνάομαι)), venendo in aiuto (da ἀρήγω) ai concittadini (da ἀστός , ὁ, (ἄστυ)),
243       κουριδίης, ἧς οὔ τι χάριν ἴδε, πολλὰ δ᾽ ἔδωκε:
la sposa, della quale non vide, non conobbe la gioia, e molte cose, molto, pagò;
244       πρῶθ᾽ ἑκατὸν βοῦς δῶκεν, ἔπειτα δὲ χίλι᾽ ὑπέστη
dapprima diede cento buoi, poi mille promise (da ὑφίστημι)
245       αἶγας ὁμοῦ καὶ ὄϊς, τά οἱ ἄσπετα ποιμαίνοντο.
insieme capre e pecore, queste in numero indicibile (da ἄσπετος , ον) gli pascolavano (da ποιμαίνω)
246       δὴ τότε γ᾽ Ἀτρεΐδης Ἀγαμέμνων ἐξενάριξε,
Invece allora il figlio di Atreo Agamennone (lo) uccise,
247       βῆ δὲ φέρων ἀν᾽ ὅμιλον Ἀχαιῶν τεύχεα καλά.
e venne portando le belle armi tra la folla degli Achei.
Ifidamante (T)
248
248       τὸν δ᾽ ὡς οὖν ἐνόησε Κόων ἀριδείκετος ἀνδρῶν
Come dunque si accorse di lui, lo vide (da νοέω), Coone, glorioso (da ἀριδείκετος , ον, in Omero per lo più con il genitivo) tra gli uomini,
249       πρεσβυγενὴς Ἀντηνορίδης, κρατερόν ῥά ἑ πένθος
il figlio maggiore (da πρεσβυγενής , ές) di Antenore, un forte, terribile, dolore a lui
250       ὀφθαλμοὺς ἐκάλυψε κασιγνήτοιο πεσόντος.
oscurò la vista, gli occhi, poichè il fratello era caduto.
251       στῆ δ᾽ εὐρὰξ σὺν δουρὶ λαθὼν Ἀγαμέμνονα δῖον,
Stette allora da un lato (da εὐράξ, avverbio) con la lancia sfuggendo alla vista (da λανθάνω, con l’accusativo della persona) del divino Agamennone,
252       νύξε δέ μιν κατὰ χεῖρα μέσην ἀγκῶνος ἔνερθε,
e lo colpì, lo trapassò (da νύσσω), nel mezzo del braccio, al di sotto (da ἔνερθε con il genitivo) del gomito (da ἀγκών , ῶνος, ὁ),
253       ἀντικρὺ δὲ διέσχε φαεινοῦ δουρὸς ἀκωκή.
da parte a parte trapassò (da διέχω) la punta (da ἀκωκή , ἡ) della lancia lucente, brillante.
254       ῥίγησέν τ᾽ ἄρ᾽ ἔπειτα ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων:
Rabbrividì allora, a questo punto, il sire di uomini Agamennone:
255       ἀλλ᾽ οὐδ᾽ ὧς ἀπέληγε μάχης ἠδὲ πτολέμοιο,
Ma neppure così, neppure in quel momento, abbandonava, desisteva da, rinunciava a (da ἀπολήγω, con il genitivo), il combattimento e la guerra,
256       ἀλλ᾽ ἐπόρουσε Κόωνι ἔχων ἀνεμοτρεφὲς ἔγχος.
invece si slanciò (da ἐπορούω, con il dativo) contro Coone impugnando l’asta indurita dal vento (da ἀνεμοτρεφής , ές).
257       ἤτοι ὃ Ἰφιδάμαντα κασίγνητον καὶ ὄπατρον
Invero questi Ifidamante, fratello e (figlio) dello stesso padre (da ὄπατρος , ον, = ὁμοπάτριος),
258       ἕλκε ποδὸς μεμαώς, καὶ ἀΰτει πάντας ἀρίστους:
tirava (da ἕλκω, con il genitivo della parte) per un piede, con furia, con energia, e gridava (da ἀυτέω) a tutti i migliori;
259       τὸν δ᾽ ἕλκοντ᾽ ἀν᾽ ὅμιλον ὑπ᾽ ἀσπίδος ὀμφαλοέσσης
quello, mentre stava trascinando verso il folto (degli uomini), sotto lo scudo ombelicato
260       οὔτησε ξυστῷ χαλκήρεϊ, λῦσε δὲ γυῖα[7]:
colpì (da οὐτάω) con l’asta (da ξυστόν , τό) armata in bronzo (da χαλκήρης , ες), sciolse le membra (da γυῖον , τό);
261       τοῖο δ᾽ ἐπ᾽ Ἰφιδάμαντι κάρη ἀπέκοψε παραστάς.
stando vicino, accostatosi (da παρίστημι), sopra Ifidamante, di questi la testa mozzò (da ἀποκόπτω).
262       ἔνθ᾽ Ἀντήνορος υἷες ὑπ᾽ Ἀτρεΐδῃ βασιλῆϊ
Qui i figli di Antenore, sotto, per mano di, a causa di (da ὑπό, con il dativo), il sovrano Atride
263       πότμον ἀναπλήσαντες ἔδυν δόμον Ἄϊδος εἴσω.
compiendo (da ἀναπίμπλημι) il (loro) destino (da πότμος , ὁ, (πίπτω)) scendono giù (da εἴσω , ἔσω , quando preposizione, come qui, Omero preferisce l’accusativo) nella casa di Ade.
Coone (T)



264
264       αὐτὰρ ὃ τῶν ἄλλων ἐπεπωλεῖτο[8] στίχας ἀνδρῶν
Questi poi scrutava, esplorava, passava in rassegna (da ἐπιπωλέομαι, con l’accusativo), le schiere degli altri guerrieri
265       ἔγχεΐ τ᾽ ἄορί τε μεγάλοισί τε χερμαδίοισιν,[9]
con la lancia, la spada ed enormi pietroni,
266       ὄφρά οἱ αἷμ᾽ ἔτι θερμὸν ἀνήνοθεν ἐξ ὠτειλῆς.
fintantoché il sangue gli sgorgava (da ἀνήνοθε , Ep. perfetto utilizzato come aoristo) ancora caldo dalla ferita.
267       αὐτὰρ ἐπεὶ τὸ μὲν ἕλκος ἐτέρσετο, παύσατο δ᾽ αἷμα,
Però dopo che questa si rimarginò, si cicatrizzò (da τέρσομαι), la ferita, ed il sangue cessò di scorrere (da παύω),
268       ὀξεῖαι δ᾽ ὀδύναι δῦνον μένος Ἀτρεΐδαο[10].
acuti dolori fiaccavano, avevano la meglio su (da δύω), la forza del figlio di Atreo.
269       ὡς δ᾽ ὅτ᾽ ἂν ὠδίνουσαν ἔχῃ βέλος ὀξὺ γυναῖκα
PARAGONE à Come quando opprima (da ἔχω, il senso è quello di un dolore che la possiede) una donna, che sia in preda ai dolori del parto (da ὠδίνω), il dardo acuto,
270       δριμύ, τό τε προϊεῖσι μογοστόκοι Εἰλείθυιαι
pungente (da δριμύς , εῖα, ύ), quello che inviano (da προίημι) le Ilizie che inducono le doglie del parto (da μογοστόκος , ον),
271       Ἥρης θυγατέρες πικρὰς ὠδῖνας ἔχουσαι,
le figlie di Era, che governano le dolorose doglie (da ὠδίς , ῖνος, ἡ),
272       ὣς ὀξεῖ᾽[11] ὀδύναι δῦνον μένος Ἀτρεΐδαο.
così acuti dolori fiaccavano, avevano la meglio su (da δύω), la forza del figlio di Atreo
273       ἐς δίφρον δ᾽ ἀνόρουσε, καὶ ἡνιόχῳ ἐπέτελλε
Saltò sopra il carro, e all’auriga comandava
274       νηυσὶν ἔπι γλαφυρῇσιν ἐλαυνέμεν: ἤχθετο γὰρ κῆρ.[12]
di condurlo alle navi ricurve: il cuore era infatti oppresso (da ἄχθομαι).
275       ἤϋσεν δὲ διαπρύσιον Δαναοῖσι γεγωνώς:
Poi grida forte (da αὔω) ai Danai con voce penetrante (da διαπρύσιος , α, ον, come avverbio), in modo da farsi sentire (da γέγωνα, al participio perfetto, vedi v. 8.275 e 8.223):
276       ‘ ὦ φίλοι Ἀργείων ἡγήτορες ἠδὲ μέδοντες
« O amici, guide (da ἡγήτωρ , ορος, ὁ) e comandanti (da μέδων , οντος (μέδομαι), da μέδω, “proteggo, governo, domino su”, in Omero solo in forma participiale sostantivata μέδων , οντος, ὁ) degli Argivi,
277       ὑμεῖς μὲν νῦν νηυσὶν ἀμύνετε ποντοπόροισι
voi ora tenete lontana (da ἀμύνω, con acc. della persona o cosa da tenere lontana, e il dativo della persona da cui il pericolo o la minaccia deve essere allontanata) dalle navi che vanno per il mare
278       φύλοπιν ἀργαλέην[13], ἐπεὶ οὐκ ἐμὲ μητίετα Ζεὺς
279       εἴασε Τρώεσσι πανημέριον πολεμίζειν ’.
la battaglia terribile, penosa, dal momento che il saggio Zeus non permette che io combatta per tutta la giornata (da πανημέριος , α, ον, come avverbio il neutro singolare πανημέριον = πανῆμαρ) ».
Paragone
280
280       ὣς ἔφαθ᾽, ἡνίοχος δ᾽ ἵμασεν καλλίτριχας ἵππους
Così diceva, e l’auriga frusta i cavalli dalle belle criniere
281       νῆας ἔπι γλαφυράς: τὼ δ᾽ οὐκ ἀέκοντε πετέσθην:
verso le navi ricurve: i due non contro voglia prendevano il volo (da πέτομαι);
282       ἄφρεον δὲ στήθεα, ῥαίνοντο δὲ νέρθε κονίῃ
Bagnavano invece di schiuma (da ἀφρέω, con l’acc.) il petto, si sporcavano (da ῥαίνω) sotto (da νέρθε(ν) , vedi ἔνερθε, “dal basso verso l’alto”) di polvere
283       τειρόμενον βασιλῆα μάχης ἀπάνευθε φέροντες.
portando il re sfinito, indebolito (da τείρω), fuori dalla battaglia, lontano dalla battaglia.




Le morti di Ifidamante e Coone concludono l’aristia di Agamennone. In conclusione, il re uccide 8 Troiani indicati per nome, e numerosi altri Troiani senza nome (178), e infligge ferite nella schiena, alla testa (2), al petto (2) e al collo (3), ed una ferita non meglio specificata, e riceve una ferita al braccio. La sua arma è la lancia (4x), la spada (3x) o un’arma non meglio specificata (1x).
Le statistiche più generali relative alle ferite omeriche sono illustrate nella tabella seguentetratta da H. Frolich, Die Militarmedizin Homers (Stuttgart 1879).
La lancia è chiaramente l’arma per eccellenza; si fa ricorso alla spada quando nessuna lancia è disponibile o a portata di mano, o per assestare il colpo di grazia. Le ferite inflitte nell’immediato sono descritte in modo plausibile, ma l’immagine poetica della guerra rappresenta queste ferite, per la maggior parte, come immediatamente fatali. L’angosciante immagine del campo di battaglia coperto di feriti, o di uomini che agonizzano fino a che muoiono di setticemia o cancrena, viene quindi evitata.


Il contrattacco di Ettore

284
284       Ἕκτωρ δ᾽ ὡς ἐνόησ᾽ Ἀγαμέμνονα νόσφι κιόντα
Ettore non appena si accorge di, vede, Agamennone che se ne va lontano, in disparte,
285       Τρωσί τε καὶ Λυκίοισιν ἐκέκλετο μακρὸν ἀΰσας:
incita, esorta (da κέλομαι, con il dativo), i Troiani e i Lici gridando a gran voce (da αὔω):
286       ‘ Τρῶες καὶ Λύκιοι καὶ Δάρδανοι ἀγχιμαχηταὶ
« O Troiani, Lici e Dardani combattenti corpo a corpo, combattivi (da ἀγχιμαχητής , οῦ, ὁ, = ἀγχέμαχος, solo al plurale),
287       ἀνέρες ἔστε φίλοι, μνήσασθε δὲ θούριδος ἀλκῆς.[14]
siate uomini, o amici, o cari, ricordatevi di, richiamate alla memoria (da μιμνήσκω, con il genitivo), la forza impetuosa, violenta.
288       οἴχετ᾽ ἀνὴρ ὤριστος, ἐμοὶ δὲ μέγ᾽ εὖχος ἔδωκε
Il guerriero migliore (da ἄριστος , η, ον, ὤριστος = ὁ ἄριστος) se n’è andato (da οἴχομαι), e a me ha dato un grande vanto
289       Ζεὺς Κρονίδης: ἀλλ᾽ ἰθὺς ἐλαύνετε μώνυχας ἵππους
Zeus, figlio di Crono; ma conducete, guidate (da ἐλαύνω), i cavalli solidunghi incontro
290       ἰφθίμων Δαναῶν, ἵν᾽ ὑπέρτερον εὖχος ἄρησθε ’.
ai valenti Danai, affinchè otteniate, guadagniate (da ἄρνυμαι), una gloria ancora più grande (da ὑπέρτερος , α, ον, poet. Comp. da ὑπέρ: utilizzato con εὖχος, κῦδος in 12.437) ».

291
291       ὣς εἰπὼν ὄτρυνε μένος καὶ θυμὸν ἑκάστου.
Così dicendo infiamma, eccita la forza, lo slancio e il coraggio di ciascuno.
292       ὡς δ᾽ ὅτε πού τις θηρητὴρ κύνας ἀργιόδοντας
PARAGONE à Come quando in qualche luogo un cacciatore i cani dalle candide zanne
293       σεύῃ ἐπ᾽ ἀγροτέρῳ συῒ καπρίῳ[15] ἠὲ λέοντι,
aizzi, scateni (da σεύω), contro un cinghiale selvaggio (da ἀγρότερος , α, ον, poet. per ἄγριος, in Omero sempre di animali selvatici) o un leone,
294       ὣς ἐπ᾽ Ἀχαιοῖσιν σεῦε Τρῶας μεγαθύμους
così contro gli Achei aizzava i Troiani animosi
295       Ἕκτωρ Πριαμίδης βροτολοιγῷ ἶσος Ἄρηϊ.
Ettore figlio di Priamo, simile ad Ares flagello degli uomini.
296       αὐτὸς δ᾽ ἐν πρώτοισι μέγα φρονέων ἐβεβήκει,
Egli stesso fra i primi avanzava, pensando grandi cose,
297       ἐν δ᾽ ἔπεσ᾽ ὑσμίνῃ ὑπεραέϊ ἶσος ἀέλλῃ,
e si getta (da πίπτω) nella mischia simile ad una tempesta impetuosa, che soffia forte (da ὑπεραής , ές),
298       ἥ τε καθαλλομένη ἰοειδέα πόντον ὀρίνει.
e che abbattendosi dall’alto (da καθάλλομαι) sconvolge il mare di porpora (da ἰοειδής , ές).
Paragone
299
299       ἔνθα τίνα πρῶτον, τίνα δ᾽ ὕστατον ἐξενάριξεν[16]
Qui, chi uccide per primo, chi per ultimo
300       Ἕκτωρ Πριαμίδης, ὅτε οἱ Ζεὺς κῦδος ἔδωκεν;[17]
Ettore, figlio di Priamo, quando a lui Zeus gli consegna la gloria ?
301       Ἀσαῖον μὲν πρῶτα καὶ Αὐτόνοον καὶ Ὀπίτην
Prima di tutto Aseo e Autonoo e Opite
302       καὶ Δόλοπα Κλυτίδην καὶ Ὀφέλτιον ἠδ᾽ Ἀγέλαον
e Dolope, figlio di Clitio, e Ofeltio e Agelao,
303       Αἴσυμνόν τ᾽ Ὦρόν τε καὶ Ἱππόνοον μενεχάρμην.
Esimno ed Oro ed Ipponoo fermo nella battaglia, coraggioso (da μενεχάρμης , ου, ὁ, (μένω, χάρμη), vedi μενέχαρμος, ον).
304       τοὺς ἄρ᾽ ὅ γ᾽ ἡγεμόνας Δαναῶν ἕλεν, αὐτὰρ ἔπειτα
Questi dunque, comandanti dei Danai, egli uccise, poi successivamente
305       πληθύν, ὡς ὁπότε νέφεα Ζέφυρος στυφελίξῃ
la massa (da πληθύς , ύος, ἡ), PARAGONE à come Zefiro scompiglia (da στυφελίζω), le nuvole
306       ἀργεστᾶο Νότοιο βαθείῃ λαίλαπι τύπτων:
del luminoso, biancheggiante (da ἀργεστής , οῦ, ὁ), Noto, colpendo(le), percuotendo(le) (da τύπτω), con un forte uragano (da λαῖλαψ , απος, ἡ);
307       πολλὸν δὲ τρόφι κῦμα[18] κυλίνδεται, ὑψόσε δ᾽ ἄχνη
molto l’onda ingrossata (da τρόφις , ὁ, ἡ, τρόφι, τό, gen. ιος, (τρέφω): vedi nota) ribolle (da κυλίνδω), e al di sopra (da ὑψόσε, avverbio) la schiuma (da ἄχνη , ἡ, lett. tutto quanto emerge da una superficie)
308       σκίδναται ἐξ ἀνέμοιο πολυπλάγκτοιο ἰωῆς:
si disperde (da σκίδνημι) sotto l’urlo (da ἰωή , ἡ) del vento vorticoso (da πολύπλαγκτος , ον, (πλάζω): vento che cambia continuamente direzione, errabondo);
309       ὣς ἄρα πυκνὰ καρήαθ᾽[19] ὑφ᾽ Ἕκτορι δάμνατο λαῶν.
allo stesso modo fitte (da κάρα, Ep. e Ion. κάρη , τό, poet. per κεφαλή) le teste degli uomini cadevano (da δάμνημι) sotto Ettore.
Aseo (A)
Autonoo (A)
Opite (A)
Dolope (A)
Ofeltio (A)
Agelao (A)
Esimno (A)
Oro (A)
Ipponoo (A)

Accenno alla folla dei combattenti

Paragone



In 301-3 le vittime di Ettore sembrano una lista casuale, ma in alcuni casi questi nomi portano con sé una certa associazione. Dolope, figlio di Clitio, ha un omonimo, un Dolope troiano, figlio di Lampo (il cui fratello è Clito) in 15.525. C’è un troiano Ofeltio in 6.20, ed un pretendente Agelao in Odissea 20.321 etc. Si ha l’impressione che queste liste siano estratte da un inventario di nomi di eroi piuttosto che inventati dal nulla. Esimno invece possiede, per un Acheo, un nome molto ‘asiatico’ con il significato di ‘principe’, o qualcosa del genere: si veda 13.427-33; ma da un poeta della Ionia non ci si aspetta che sia a conoscenza di ciò. αἰσυμνήτης (Odissea 8.258, e con il suffisso –τηρ in Iliade, 24.347) è un titolo comune per ufficiali civili nell’area della Ionia.
Agelao di certo, e Ofelte probabilmente, ricorrono come nomi di uomini in testi micenei, si veda Ventris e Chadwick, Documents In Mycenaean Greek, 104-5, che cita 58 nomi ritenuti certamente comuni nelle tavolette e nell’epica: più di 20 sono nomi assegnati a Troiani o ai loro alleati, dal momento che il poeta dell’Iliade ha un inventario di nomi tradizionali stranieri troppo limitato per le dimensioni del suo racconto.

Nude liste come questa occorrono anche in:
·        5.677-8 (otto vittime);
·        5.705-7 (sei vittime);
·        8.274-6 (otto vittime);
·        16.415-17 (nove vittime);
·        16.694-6 (nove vittime);
·        21.209-10 (sette vittime);
·        da parte di diversi uccisori 14.511-16 (otto vittime);
·        15.329-42 (otto vittime) è simile, ma con l’aggiunta di un piccolo aneddoto.
La performance di Ettore quindi è impressionante, e resa ancor più tale mediante l’aggiunta (305) di un anonimo πληθύς.




[1] Per l’appello alle Muse, si noti che 218 = 2.484, 14.508, 16.112.
[2] ἠΰς τε μέγας τε è formulare: si veda la nota a 3.226.
[3] Teano è sposa di Antenore, dalla cui unione appunto nasce Ifidamante.
[4] Anche poissibile (Kirk) “in cerca di gloria sugli Achei”, con genitivo dell’obiettivo.
[5] Si veda 11.219.
[6] I versi 232-40 rappresentano un tipico duello minore, raccontato con una serie di versi formulari; la sequenza A manca B, B tira ad A senza successo, A uccide B è invariabile. Per quanto riguarda le formule, 232 = 13.604, etc. (5x ); 233 = 13.605; 235 = 17.48. Per 234, Agamennone sta vestendo il tipo di equipaggiamento immaginato in 4.187 = 4.216.
[7] Vedi 4.469 e relativa nota.
[8] In 3.196 il verbo ἐπιπωλέομαι viene utilizzato per la rassegna dell’esercito da parte di Agamennone (αὐτὸς δὲ κτίλος ὣς ἐπιπωλεῖται στίχας ἀνδρῶν): qui il senso è piuttosto quello di fare una ricognizione del nemico, armato di tutto punto.
[9] Si noti 264-5 = 540-1.
[10] Probabilmente si vuole fare riferimento allo shock del colpo: sotto l’effetto del trauma non sente dolore, poi comincia a sentirlo sempre più forte. Shock traumatico.
[11] La composizione ad anello, il modo consueto per introdurre una comparazione nel racconto, richiede la ripetizione di ὀξεῖαι ὀδύναι (268), che a sua volta implica l’elisione unica del nominativo plurale, -αι.
[12] Si noti 273-4 = 399-400.
[13] φύλοπιν αἰνήν formula del secondo emistichio.
[14] Si noti che 285-7 = 15.485-7.
[15] Si veda 5.783, συσὶ κάπροισιν.
[16] Questa formula a verso intero (= 5.703, 16.692, con una variante abbreviata in 8.273) è impiegata in ogni caso per introdurre una nuda lista di vittime. L’effetto di arrestare l’attenzione dell’uditorio e dirigerla verso quello che segue è analogo a quello di un appello alle Muse, in 218. Si potrebbe anche immaginare che in effetti il poeta rivolga la domanda alle Muse. Ettore, nella narrazione personalizzata dell’Iliade, rappresenta l’esercito troiano, così come Agamennone rappresenta gli Achei in 91 sgg.
[17] Si noti che 300 = 8.216 = 19.204, cf. 12.174 = 15.596. La richiesta di Teti (1.521) era che Zeus dovesse Τρώεσσιν ἀρήγειν. Nella narrativa eroica l’anonimo Τρῶες deve tradursi in un particolare eroe. Quindi, dal momento in cui all’inizio dell’ottavo libro Zeus si mette in opera per realizzare questa promessa, la sua attività viene descritta come ‘dando κῦδος ad Ettore’.
[18] τρόφι κῦμα è una espressione unica, che fornisce le due consonanti iniziali che sono metricamente necessarie, e deriva dall’espressione formulare κύματά τε τροφόεντα, in 15.621, e Odissea 3.290 (κύματά τε τροφέοντο).
[19] Omero utilizza nom. ed acc. κάρη, gen. e dat. κάρητος, κάρητι; ma anche καρήατος, καρήατι, con nom. pl. καρήατα.

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