218
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218 ἔσπετε νῦν μοι Μοῦσαι Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχουσαι[1]
Narratemi (da ἔσπον , aor. 2 di ἐνέπω: solo alla seconda
persona plurale in questa formula, in Omero) ora o Muse che abitate le dimore
d’Olimpo
219 ὅς τις δὴ πρῶτος Ἀγαμέμνονος ἀντίον ἦλθεν
colui che per primo venne incontro ad Agamennone,
220 ἢ αὐτῶν Τρώων ἠὲ κλειτῶν ἐπικούρων.
o tra gli stessi Troiani o tra i loro gloriosi, nobili (da
κλειτός , ή, όν), alleati (da ἐπίκουρος , ὁ).
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221
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221 Ἰφιδάμας Ἀντηνορίδης ἠΰς τε μέγας τε[2]
Ifidamante figlio di Antenore, valoroso, nobile (da ἐύς, ἐύ
, sinonimo di ἀγαθός e καλός), e di grande statura,
222 ὃς τράφη ἐν Θρῄκῃ ἐριβώλακι μητέρι
μήλων:
che venne cresciuto (da τρέφω) nella Tracia dalle grandi
zolle, fertile (da ἐριβῶλαξ , ακος, ὁ, ἡ), madre di greggi;
223 Κισσῆς τόν γ᾽ ἔθρεψε δόμοις ἔνι τυτθὸν
ἐόντα
Cisse lo allevò (da τρέφω) nel (suo) palazzo, essendo
piccolo (da τυτθός , όν),
224 μητροπάτωρ, ὃς τίκτε Θεανὼ[3]
καλλιπάρῃον:
(Cisse) il nonno materno (da μητροπάτωρ , ορος, ὁ), che
generava Teano dalla bella guancia.
225 αὐτὰρ ἐπεί ῥ᾽ ἥβης ἐρικυδέος ἵκετο
μέτρον,
Poi dopo che raggiunge il termine (da μέτρον , τό) della gloriosia,
preziosa (da ἐρικυδής , ές), giovinezza (da ἥβη , ἡ),
226 αὐτοῦ μιν κατέρυκε, δίδου δ᾽ ὅ γε
θυγατέρα ἥν:
lo tratteneva (da κατερυκάνω , = κατερύκω) lì, ed egli gli
dava sua figlia;
227 γήμας δ᾽ ἐκ θαλάμοιο μετὰ κλέος ἵκετ᾽ Ἀχαιῶν[4]
dopo essersi sposato (da γαμέω), se ne andò (da ἱκνέομαι)
dal talamo alla notizia degli Achei
228 σὺν δυοκαίδεκα νηυσὶ κορωνίσιν, αἵ οἱ ἕποντο.
con dodici navi ricurve, che lo seguivano.
229 τὰς μὲν ἔπειτ᾽ ἐν Περκώτῃ λίπε νῆας ἐΐσας,
Queste poi lasciò a Percote, le navi ben bilanciate,
uguali,
230 αὐτὰρ ὃ πεζὸς ἐὼν ἐς Ἴλιον εἰληλούθει:
e invece essendo a piedi egli se ne andava (da ἔρχομαι)
verso Ilio;
231 ὅς ῥα τότ᾽ Ἀτρεΐδεω Ἀγαμέμνονος ἀντίον
ἦλθεν[5].
egli allora andò incontro a ad Agamennone, figlio di
Atreo.
232 οἳ δ᾽ ὅτε δὴ σχεδὸν ἦσαν ἐπ᾽ ἀλλήλοισιν
ἰόντες,
Quando poi questi erano vicini, muovendo l’uno incontro
all’altro,
233 Ἀτρεΐδης μὲν ἅμαρτε, παραὶ δέ οἱ ἐτράπετ᾽
ἔγχος[6],
l’Atride sbagliò (da ἁμαρτάνω), di fianco a quello venne
deviata la lancia,
234 Ἰφιδάμας δὲ κατὰ ζώνην θώρηκος ἔνερθε
Ifidamante alla cintura, da sotto la corazza,
235 νύξ᾽, ἐπὶ δ᾽ αὐτὸς ἔρεισε βαρείῃ χειρὶ
πιθήσας:
colpì, trapassò (da νύσσω), poi egli spinse (da ἐπερείδω,
in tmesi) fidando (da πείθω, col dativo della persona o della cosa) nel
braccio forte, pesante;
236 οὐδ᾽ ἔτορε ζωστῆρα παναίολον, ἀλλὰ πολὺ
πρὶν
ma non penetrò attraverso, non perforò (da τορέω), la
cintura tutta splendente, dai molti colori (da παναίολος , ον), ma molto
prima
237 ἀργύρῳ ἀντομένη μόλιβος ὣς ἐτράπετ᾽ αἰχμή.
incontrando (da ἄντομαι , solo presente ed imperfetto,
verbo poetico (in Omero solo in Iliade), = ἀντάω; con il dativo) l’argento la
punta si piegò come piombo (da μόλιβος , ὁ, forma epica per μόλυβδος).
238 καὶ τό γε χειρὶ λαβὼν εὐρὺ κρείων Ἀγαμέμνων
Quindi prendendola con la mano il molto potente Agamennone
239 ἕλκ᾽
ἐπὶ οἷ μεμαὼς ὥς τε λίς, ἐκ δ᾽ ἄρα χειρὸς
(la) tirava verso di lui, furioso come un leone, e dalla
mano
240 σπάσσατο: τὸν δ᾽ ἄορι πλῆξ᾽ αὐχένα, λῦσε
δὲ γυῖα.
gliela strappa (da σπάω); questo poi colpì (da πλήσσω,
freq. in Omero, specialmente per un colpo diretto, oppure βάλλειν: πλήσσω ha
il doppio accusativo della persona e della cosa: “colpire qualcuno a, su...”)
con la spada al collo, ), (gli) sciolse le membra (da γυῖον , τό).
241 ὣς ὃ μὲν αὖθι πεσὼν κοιμήσατο χάλκεον ὕπνον
Così quello in quel punto cadendo dormì (da κοιμάω) un
sonno di bronzo
242 οἰκτρὸς ἀπὸ μνηστῆς ἀλόχου, ἀστοῖσιν ἀρήγων,
miserabile (da οἰκτρός , ά, όν), lontano dalla sua
compagna legittima (da μνηστός , ή, όν, (μνάομαι)), venendo in aiuto (da ἀρήγω)
ai concittadini (da ἀστός , ὁ, (ἄστυ)),
243 κουριδίης, ἧς οὔ τι χάριν ἴδε, πολλὰ δ᾽
ἔδωκε:
la sposa, della quale non vide, non conobbe la gioia, e
molte cose, molto, pagò;
244 πρῶθ᾽ ἑκατὸν βοῦς δῶκεν, ἔπειτα δὲ
χίλι᾽ ὑπέστη
dapprima diede cento buoi, poi mille promise (da ὑφίστημι)
245 αἶγας ὁμοῦ καὶ ὄϊς, τά οἱ ἄσπετα
ποιμαίνοντο.
insieme capre e pecore, queste in numero indicibile (da ἄσπετος
, ον) gli pascolavano (da ποιμαίνω)
246 δὴ τότε γ᾽ Ἀτρεΐδης Ἀγαμέμνων ἐξενάριξε,
Invece allora il figlio di Atreo Agamennone (lo) uccise,
247 βῆ δὲ φέρων ἀν᾽ ὅμιλον Ἀχαιῶν τεύχεα
καλά.
e venne portando le belle armi tra la folla degli Achei.
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Ifidamante (T)
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248
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248 τὸν δ᾽ ὡς οὖν ἐνόησε Κόων ἀριδείκετος ἀνδρῶν
Come dunque si accorse di lui, lo vide (da νοέω), Coone,
glorioso (da ἀριδείκετος , ον, in Omero per lo più con il genitivo) tra gli
uomini,
249 πρεσβυγενὴς Ἀντηνορίδης, κρατερόν ῥά ἑ
πένθος
il figlio maggiore (da πρεσβυγενής , ές) di Antenore, un
forte, terribile, dolore a lui
250 ὀφθαλμοὺς ἐκάλυψε κασιγνήτοιο
πεσόντος.
oscurò la vista, gli occhi, poichè il fratello era caduto.
251 στῆ δ᾽ εὐρὰξ σὺν δουρὶ λαθὼν Ἀγαμέμνονα
δῖον,
Stette allora da un lato (da εὐράξ, avverbio) con la
lancia sfuggendo alla vista (da λανθάνω, con l’accusativo della persona) del
divino Agamennone,
252 νύξε δέ μιν κατὰ χεῖρα μέσην ἀγκῶνος ἔνερθε,
e lo colpì, lo trapassò (da νύσσω), nel mezzo del braccio,
al di sotto (da ἔνερθε con il genitivo) del gomito (da ἀγκών , ῶνος, ὁ),
253 ἀντικρὺ δὲ διέσχε φαεινοῦ δουρὸς ἀκωκή.
da parte a parte trapassò (da διέχω) la punta (da ἀκωκή , ἡ)
della lancia lucente, brillante.
254 ῥίγησέν τ᾽ ἄρ᾽ ἔπειτα ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων:
Rabbrividì allora, a questo punto, il sire di uomini
Agamennone:
255 ἀλλ᾽ οὐδ᾽ ὧς ἀπέληγε μάχης ἠδὲ
πτολέμοιο,
Ma neppure così, neppure in quel momento, abbandonava,
desisteva da, rinunciava a (da ἀπολήγω, con il genitivo), il combattimento e
la guerra,
256 ἀλλ᾽
ἐπόρουσε Κόωνι ἔχων ἀνεμοτρεφὲς ἔγχος.
invece si slanciò (da ἐπορούω, con il dativo) contro Coone
impugnando l’asta indurita dal vento (da ἀνεμοτρεφής , ές).
257 ἤτοι ὃ Ἰφιδάμαντα κασίγνητον καὶ ὄπατρον
Invero questi Ifidamante, fratello e (figlio) dello stesso
padre (da ὄπατρος , ον, = ὁμοπάτριος),
258 ἕλκε ποδὸς μεμαώς, καὶ ἀΰτει πάντας ἀρίστους:
tirava (da ἕλκω, con il genitivo della parte) per un
piede, con furia, con energia, e gridava (da ἀυτέω) a tutti i migliori;
259 τὸν δ᾽ ἕλκοντ᾽ ἀν᾽ ὅμιλον ὑπ᾽ ἀσπίδος ὀμφαλοέσσης
quello, mentre stava trascinando verso il folto (degli
uomini), sotto lo scudo ombelicato
260 οὔτησε ξυστῷ χαλκήρεϊ, λῦσε δὲ γυῖα[7]:
colpì (da οὐτάω) con l’asta (da ξυστόν , τό) armata in
bronzo (da χαλκήρης , ες), sciolse le membra (da γυῖον , τό);
261 τοῖο δ᾽ ἐπ᾽ Ἰφιδάμαντι κάρη ἀπέκοψε
παραστάς.
stando vicino, accostatosi (da παρίστημι), sopra
Ifidamante, di questi la testa mozzò (da ἀποκόπτω).
262 ἔνθ᾽ Ἀντήνορος υἷες ὑπ᾽ Ἀτρεΐδῃ βασιλῆϊ
Qui i figli di Antenore, sotto, per mano di, a causa di
(da ὑπό, con il dativo), il sovrano Atride
263 πότμον ἀναπλήσαντες ἔδυν δόμον Ἄϊδος εἴσω.
compiendo (da ἀναπίμπλημι) il (loro) destino (da πότμος , ὁ,
(πίπτω)) scendono giù (da εἴσω , ἔσω , quando preposizione, come qui, Omero
preferisce l’accusativo) nella casa di Ade.
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Coone (T)
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264
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264 αὐτὰρ ὃ τῶν ἄλλων ἐπεπωλεῖτο[8]
στίχας ἀνδρῶν
Questi poi scrutava, esplorava, passava in rassegna (da ἐπιπωλέομαι,
con l’accusativo), le schiere degli altri guerrieri
265 ἔγχεΐ τ᾽ ἄορί τε μεγάλοισί τε
χερμαδίοισιν,[9]
con la lancia, la spada ed enormi pietroni,
266 ὄφρά οἱ αἷμ᾽ ἔτι θερμὸν ἀνήνοθεν ἐξ ὠτειλῆς.
fintantoché il sangue gli sgorgava (da ἀνήνοθε , Ep. perfetto
utilizzato come aoristo) ancora caldo dalla ferita.
267 αὐτὰρ ἐπεὶ τὸ μὲν ἕλκος ἐτέρσετο,
παύσατο δ᾽ αἷμα,
Però dopo che questa si rimarginò, si cicatrizzò (da τέρσομαι),
la ferita, ed il sangue cessò di scorrere (da παύω),
acuti dolori fiaccavano, avevano la meglio su (da δύω), la
forza del figlio di Atreo.
269 ὡς δ᾽ ὅτ᾽ ἂν ὠδίνουσαν ἔχῃ βέλος ὀξὺ
γυναῖκα
PARAGONE à
Come quando opprima (da ἔχω, il senso è quello di un dolore che la possiede)
una donna, che sia in preda ai dolori del parto (da ὠδίνω), il dardo acuto,
270 δριμύ, τό τε προϊεῖσι μογοστόκοι Εἰλείθυιαι
pungente (da δριμύς , εῖα, ύ), quello che inviano (da προίημι)
le Ilizie che inducono le doglie del parto (da μογοστόκος , ον),
271 Ἥρης θυγατέρες πικρὰς ὠδῖνας ἔχουσαι,
le figlie di Era, che governano le dolorose doglie (da ὠδίς
, ῖνος, ἡ),
272 ὣς ὀξεῖ᾽[11]
ὀδύναι δῦνον μένος Ἀτρεΐδαο.
così acuti dolori fiaccavano, avevano la meglio su (da
δύω), la forza del figlio di Atreo
273 ἐς δίφρον δ᾽ ἀνόρουσε, καὶ ἡνιόχῳ ἐπέτελλε
Saltò sopra il carro, e all’auriga comandava
274 νηυσὶν ἔπι γλαφυρῇσιν ἐλαυνέμεν: ἤχθετο
γὰρ κῆρ.[12]
di condurlo alle navi ricurve: il cuore era infatti
oppresso (da ἄχθομαι).
275 ἤϋσεν δὲ διαπρύσιον Δαναοῖσι γεγωνώς:
Poi grida forte (da αὔω) ai Danai con voce penetrante (da
διαπρύσιος , α, ον, come avverbio), in modo da farsi sentire (da γέγωνα, al
participio perfetto, vedi v. 8.275 e 8.223):
276 ‘ ὦ φίλοι Ἀργείων ἡγήτορες ἠδὲ
μέδοντες
« O amici, guide (da ἡγήτωρ , ορος, ὁ) e comandanti (da
μέδων , οντος (μέδομαι), da μέδω, “proteggo, governo, domino su”, in Omero
solo in forma participiale sostantivata μέδων , οντος, ὁ) degli Argivi,
277 ὑμεῖς μὲν νῦν νηυσὶν ἀμύνετε
ποντοπόροισι
voi ora tenete lontana (da ἀμύνω, con acc. della persona o
cosa da tenere lontana, e il dativo della persona da cui il pericolo o la
minaccia deve essere allontanata) dalle navi che vanno per il mare
278 φύλοπιν ἀργαλέην[13],
ἐπεὶ οὐκ ἐμὲ μητίετα Ζεὺς
279 εἴασε Τρώεσσι πανημέριον πολεμίζειν ’.
la battaglia terribile, penosa, dal momento che il saggio
Zeus non permette che io combatta per tutta la giornata (da πανημέριος , α,
ον, come avverbio il neutro singolare πανημέριον = πανῆμαρ) ».
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Paragone
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280
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280 ὣς ἔφαθ᾽, ἡνίοχος δ᾽ ἵμασεν
καλλίτριχας ἵππους
Così diceva, e l’auriga frusta i cavalli dalle belle
criniere
281 νῆας ἔπι γλαφυράς: τὼ δ᾽ οὐκ ἀέκοντε
πετέσθην:
verso le navi ricurve: i due non contro voglia prendevano
il volo (da πέτομαι);
282 ἄφρεον δὲ στήθεα, ῥαίνοντο δὲ νέρθε
κονίῃ
Bagnavano invece di schiuma (da ἀφρέω, con l’acc.) il
petto, si sporcavano (da ῥαίνω) sotto (da νέρθε(ν) , vedi ἔνερθε, “dal basso
verso l’alto”) di polvere
283 τειρόμενον βασιλῆα μάχης ἀπάνευθε
φέροντες.
portando il re sfinito, indebolito (da τείρω), fuori dalla
battaglia, lontano dalla battaglia.
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Le morti di Ifidamante e Coone concludono l’aristia di
Agamennone. In conclusione, il re uccide 8 Troiani indicati per nome, e
numerosi altri Troiani senza nome (178), e infligge ferite nella schiena, alla
testa (2), al petto (2) e al collo (3), ed una ferita non meglio specificata, e
riceve una ferita al braccio. La sua arma è la lancia (4x), la spada (3x) o
un’arma non meglio specificata (1x).
Le statistiche più generali relative alle ferite omeriche
sono illustrate nella tabella seguentetratta da H. Frolich, Die Militarmedizin Homers (Stuttgart 1879).
La lancia è chiaramente l’arma per eccellenza; si fa ricorso
alla spada quando nessuna lancia è disponibile o a portata di mano, o per
assestare il colpo di grazia. Le ferite inflitte nell’immediato sono descritte
in modo plausibile, ma l’immagine poetica della guerra rappresenta queste
ferite, per la maggior parte, come immediatamente fatali. L’angosciante
immagine del campo di battaglia coperto di feriti, o di uomini che agonizzano
fino a che muoiono di setticemia o cancrena, viene quindi evitata.
Il contrattacco di Ettore
284
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284 Ἕκτωρ δ᾽ ὡς ἐνόησ᾽ Ἀγαμέμνονα νόσφι
κιόντα
Ettore non appena si accorge di, vede, Agamennone che se
ne va lontano, in disparte,
285 Τρωσί τε καὶ Λυκίοισιν ἐκέκλετο μακρὸν
ἀΰσας:
incita, esorta (da κέλομαι, con il dativo), i Troiani e i
Lici gridando a gran voce (da αὔω):
286 ‘ Τρῶες καὶ Λύκιοι καὶ Δάρδανοι ἀγχιμαχηταὶ
« O Troiani, Lici e Dardani combattenti corpo a corpo,
combattivi (da ἀγχιμαχητής , οῦ, ὁ, = ἀγχέμαχος, solo al plurale),
287 ἀνέρες ἔστε φίλοι, μνήσασθε δὲ
θούριδος ἀλκῆς.[14]
siate uomini, o amici, o cari, ricordatevi di, richiamate
alla memoria (da μιμνήσκω, con il genitivo), la forza impetuosa, violenta.
288 οἴχετ᾽ ἀνὴρ ὤριστος, ἐμοὶ δὲ μέγ᾽ εὖχος
ἔδωκε
Il guerriero migliore (da ἄριστος , η, ον, ὤριστος = ὁ ἄριστος)
se n’è andato (da οἴχομαι), e a me ha dato un grande vanto
289 Ζεὺς Κρονίδης: ἀλλ᾽ ἰθὺς ἐλαύνετε
μώνυχας ἵππους
Zeus, figlio di Crono; ma conducete, guidate (da ἐλαύνω),
i cavalli solidunghi incontro
290 ἰφθίμων Δαναῶν, ἵν᾽ ὑπέρτερον εὖχος ἄρησθε
’.
ai valenti Danai, affinchè otteniate, guadagniate (da ἄρνυμαι),
una gloria ancora più grande (da ὑπέρτερος , α, ον, poet. Comp. da ὑπέρ:
utilizzato con εὖχος, κῦδος in 12.437) ».
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291
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291 ὣς εἰπὼν ὄτρυνε μένος καὶ θυμὸν ἑκάστου.
Così dicendo infiamma, eccita la forza, lo slancio e il
coraggio di ciascuno.
292 ὡς δ᾽ ὅτε πού τις θηρητὴρ κύνας ἀργιόδοντας
PARAGONE à
Come quando in qualche luogo un cacciatore i cani dalle candide zanne
293 σεύῃ ἐπ᾽ ἀγροτέρῳ συῒ καπρίῳ[15]
ἠὲ λέοντι,
aizzi, scateni (da σεύω), contro un cinghiale selvaggio
(da ἀγρότερος , α, ον, poet. per ἄγριος, in Omero sempre di animali
selvatici) o un leone,
294 ὣς ἐπ᾽ Ἀχαιοῖσιν σεῦε Τρῶας μεγαθύμους
così contro gli Achei aizzava i Troiani animosi
295 Ἕκτωρ Πριαμίδης βροτολοιγῷ ἶσος Ἄρηϊ.
Ettore figlio di Priamo, simile ad Ares flagello degli
uomini.
296 αὐτὸς δ᾽ ἐν πρώτοισι μέγα φρονέων ἐβεβήκει,
Egli stesso fra i primi avanzava, pensando grandi cose,
297 ἐν δ᾽ ἔπεσ᾽ ὑσμίνῃ ὑπεραέϊ ἶσος ἀέλλῃ,
e si getta (da πίπτω) nella mischia simile ad una tempesta
impetuosa, che soffia forte (da ὑπεραής , ές),
298 ἥ τε καθαλλομένη ἰοειδέα πόντον ὀρίνει.
e che abbattendosi dall’alto (da καθάλλομαι) sconvolge il
mare di porpora (da ἰοειδής , ές).
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Paragone
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299
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299 ἔνθα τίνα πρῶτον, τίνα δ᾽ ὕστατον ἐξενάριξεν[16]
Qui, chi uccide per primo, chi per ultimo
300 Ἕκτωρ Πριαμίδης, ὅτε οἱ Ζεὺς κῦδος ἔδωκεν;[17]
Ettore, figlio di Priamo, quando a lui Zeus gli consegna
la gloria ?
301 Ἀσαῖον μὲν πρῶτα καὶ Αὐτόνοον καὶ Ὀπίτην
Prima di tutto Aseo e Autonoo e Opite
302 καὶ Δόλοπα Κλυτίδην καὶ Ὀφέλτιον ἠδ᾽ Ἀγέλαον
e Dolope, figlio di Clitio, e Ofeltio e Agelao,
303 Αἴσυμνόν τ᾽ Ὦρόν τε καὶ Ἱππόνοον
μενεχάρμην.
Esimno ed Oro ed Ipponoo fermo nella battaglia, coraggioso
(da μενεχάρμης , ου, ὁ, (μένω, χάρμη), vedi μενέχαρμος, ον).
304 τοὺς ἄρ᾽ ὅ γ᾽ ἡγεμόνας Δαναῶν ἕλεν, αὐτὰρ
ἔπειτα
Questi dunque, comandanti dei Danai, egli uccise, poi
successivamente
305 πληθύν, ὡς ὁπότε νέφεα Ζέφυρος
στυφελίξῃ
la massa (da πληθύς , ύος, ἡ), PARAGONE à
come Zefiro scompiglia (da στυφελίζω), le nuvole
306 ἀργεστᾶο Νότοιο βαθείῃ λαίλαπι τύπτων:
del luminoso, biancheggiante (da ἀργεστής , οῦ, ὁ), Noto,
colpendo(le), percuotendo(le) (da τύπτω), con un forte uragano (da λαῖλαψ , απος,
ἡ);
307 πολλὸν δὲ τρόφι κῦμα[18]
κυλίνδεται, ὑψόσε δ᾽ ἄχνη
molto l’onda ingrossata (da τρόφις , ὁ, ἡ, τρόφι, τό, gen.
ιος, (τρέφω): vedi nota) ribolle (da κυλίνδω), e al di sopra (da ὑψόσε,
avverbio) la schiuma (da ἄχνη , ἡ, lett. tutto quanto emerge da una
superficie)
308 σκίδναται ἐξ ἀνέμοιο πολυπλάγκτοιο ἰωῆς:
si disperde (da σκίδνημι) sotto l’urlo (da ἰωή , ἡ) del
vento vorticoso (da πολύπλαγκτος , ον, (πλάζω): vento che cambia
continuamente direzione, errabondo);
309 ὣς ἄρα πυκνὰ καρήαθ᾽[19]
ὑφ᾽ Ἕκτορι δάμνατο λαῶν.
allo stesso modo fitte (da κάρα, Ep. e Ion. κάρη , τό,
poet. per κεφαλή) le teste degli uomini cadevano (da δάμνημι) sotto Ettore.
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Aseo (A)
Autonoo (A)
Opite (A)
Dolope (A)
Ofeltio (A)
Agelao (A)
Esimno (A)
Oro (A)
Ipponoo (A)
Accenno alla folla dei combattenti
Paragone
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In 301-3 le vittime di Ettore sembrano una lista casuale, ma
in alcuni casi questi nomi portano con sé una certa associazione. Dolope,
figlio di Clitio, ha un omonimo, un Dolope troiano, figlio di Lampo (il cui
fratello è Clito) in 15.525. C’è un troiano Ofeltio in 6.20, ed un pretendente
Agelao in Odissea 20.321 etc. Si ha l’impressione che queste liste siano
estratte da un inventario di nomi di eroi piuttosto che inventati dal nulla. Esimno
invece possiede, per un Acheo, un nome molto ‘asiatico’ con il significato di
‘principe’, o qualcosa del genere: si veda 13.427-33; ma da un poeta della
Ionia non ci si aspetta che sia a conoscenza di ciò. αἰσυμνήτης (Odissea 8.258,
e con il suffisso –τηρ in Iliade, 24.347) è un titolo comune per ufficiali
civili nell’area della Ionia.
Agelao di certo, e Ofelte probabilmente, ricorrono come nomi
di uomini in testi micenei, si veda Ventris e Chadwick, Documents In Mycenaean Greek, 104-5, che cita 58 nomi ritenuti
certamente comuni nelle tavolette e nell’epica: più di 20 sono nomi assegnati a
Troiani o ai loro alleati, dal momento che il poeta dell’Iliade ha un
inventario di nomi tradizionali stranieri troppo limitato per le dimensioni del
suo racconto.
Nude liste come questa occorrono anche in:
·
5.677-8 (otto vittime);
·
5.705-7 (sei vittime);
·
8.274-6 (otto vittime);
·
16.415-17 (nove vittime);
·
16.694-6 (nove vittime);
·
21.209-10 (sette vittime);
·
da parte di diversi uccisori 14.511-16 (otto vittime);
·
15.329-42 (otto vittime) è simile, ma con l’aggiunta di un
piccolo aneddoto.
La performance di Ettore quindi è impressionante, e resa
ancor più tale mediante l’aggiunta (305) di un anonimo πληθύς.
[1] Per
l’appello alle Muse, si noti che 218 = 2.484, 14.508, 16.112.
[2] ἠΰς τε
μέγας τε è formulare: si veda la nota a 3.226.
[3] Teano è
sposa di Antenore, dalla cui unione appunto nasce Ifidamante.
[4] Anche
poissibile (Kirk) “in cerca di gloria sugli Achei”, con genitivo
dell’obiettivo.
[5] Si veda
11.219.
[6] I versi
232-40 rappresentano un tipico duello minore, raccontato con una serie di versi
formulari; la sequenza A manca B, B tira ad A senza successo, A uccide B è
invariabile. Per quanto riguarda le formule, 232 = 13.604, etc. (5x ); 233 =
13.605; 235 = 17.48. Per 234, Agamennone sta vestendo il tipo di
equipaggiamento immaginato in 4.187 = 4.216.
[7] Vedi
4.469 e relativa nota.
[8] In 3.196
il verbo ἐπιπωλέομαι viene utilizzato per la rassegna dell’esercito da parte di
Agamennone (αὐτὸς δὲ κτίλος ὣς ἐπιπωλεῖται στίχας ἀνδρῶν): qui il senso è piuttosto
quello di fare una ricognizione del nemico, armato di tutto punto.
[9] Si noti
264-5 = 540-1.
[10]
Probabilmente si vuole fare riferimento allo shock del colpo: sotto l’effetto
del trauma non sente dolore, poi comincia a sentirlo sempre più forte. Shock
traumatico.
[11] La
composizione ad anello, il modo consueto per introdurre una comparazione nel
racconto, richiede la ripetizione di ὀξεῖαι ὀδύναι (268), che a sua volta
implica l’elisione unica del nominativo plurale, -αι.
[12] Si noti
273-4 = 399-400.
[13] φύλοπιν
αἰνήν formula del secondo emistichio.
[14] Si noti
che 285-7 = 15.485-7.
[15] Si veda
5.783, συσὶ κάπροισιν.
[16] Questa
formula a verso intero (= 5.703, 16.692, con una variante abbreviata in 8.273)
è impiegata in ogni caso per introdurre una nuda lista di vittime. L’effetto di
arrestare l’attenzione dell’uditorio e dirigerla verso quello che segue è
analogo a quello di un appello alle Muse, in 218. Si potrebbe anche immaginare
che in effetti il poeta rivolga la domanda alle Muse. Ettore, nella narrazione
personalizzata dell’Iliade, rappresenta l’esercito troiano, così come
Agamennone rappresenta gli Achei in 91 sgg.
[17] Si noti
che 300 = 8.216 = 19.204, cf. 12.174 = 15.596. La richiesta di Teti (1.521) era
che Zeus dovesse Τρώεσσιν ἀρήγειν. Nella narrativa eroica l’anonimo Τρῶες deve
tradursi in un particolare eroe. Quindi, dal momento in cui all’inizio
dell’ottavo libro Zeus si mette in opera per realizzare questa promessa, la sua
attività viene descritta come ‘dando κῦδος ad Ettore’.
[18] τρόφι κῦμα
è una espressione unica, che fornisce le due consonanti iniziali che sono
metricamente necessarie, e deriva dall’espressione formulare κύματά τε
τροφόεντα, in 15.621, e Odissea 3.290 (κύματά τε τροφέοντο).
[19] Omero
utilizza nom. ed acc. κάρη, gen. e dat. κάρητος, κάρητι; ma anche καρήατος,
καρήατι, con nom. pl. καρήατα.
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