122
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122 αὐτὰρ ὃ Πείσανδρόν τε καὶ Ἱππόλοχον
μενεχάρμην
Quindi egli Pisandro ed Ippoloco, fermo nella battaglia,
coraggioso (da μενεχάρμης , ου, ὁ, (μένω, χάρμη), vedi μενέχαρμος, ον),
123 υἱέας Ἀντιμάχοιο δαΐφρονος, ὅς ῥα
μάλιστα
figli di Antimaco bellicoso, che più di ogni altro
124 χρυσὸν Ἀλεξάνδροιο δεδεγμένος ἀγλαὰ δῶρα
l’oro di Alessandro avendo ricevuto (da δέχομαι), preziosi
doni,
125 οὐκ εἴασχ᾽ Ἑλένην δόμεναι ξανθῷ Μενελάῳ,
non permetteva (da ἐάω) che si restituisse (da δίδωμι)
Elena al biondo Menelao,
126 τοῦ περ δὴ δύο παῖδε λάβε κρείων Ἀγαμέμνων
di costui dunque il potente Agamennone uccide i due figli
127 εἰν ἑνὶ δίφρῳ[1]
ἐόντας, ὁμοῦ δ᾽ ἔχον ὠκέας ἵππους:
che stavano in un solo carro, e insieme trattenevano,
cercavano di trattenere, i veloci cavalli:
128 ἐκ γάρ σφεας χειρῶν φύγον ἡνία σιγαλόεντα[2],
a loro infatti le redini lucide, brillanti, sfuggono (da
φεύγω, con l’accusativo della persona o della cosa alla quale si sfugge)
dalle mani,
129 τὼ[3]
δὲ κυκηθήτην: ὃ δ᾽ ἐναντίον ὦρτο λέων ὣς
e questi due si scompongono, si imbizzarriscono (da κυκάω);
questo allora balzò incontro, come un leone,
130 Ἀτρεΐδης: τὼ δ᾽ αὖτ᾽ ἐκ δίφρου
γουναζέσθην:
il figlio di Atreo; questi allora dal carro lo
supplicavano:
131 ‘ ζώγρει Ἀτρέος υἱέ, σὺ δ᾽ ἄξια δέξαι ἄποινα:
« Prendi(ci) vivi, o figlio di Atreo, e tu accetta un
riscatto giusto, adeguato (da ἄξιος , ία, ιον):
132 πολλὰ δ᾽ ἐν Ἀντιμάχοιο δόμοις κειμήλια
κεῖται
molti oggetti preziosi (da κειμήλιον , τό, (κεῖμαι)) si
trovano, giacciono (da κεῖμαι) nella (casa) di Antimaco,
133 χαλκός τε χρυσός τε πολύκμητός τε
σίδηρος,
bronzo, oro e ferro forgiato con molta fatica (da
πολύκμητος , ον, (κάμνω)),
134 τῶν κέν τοι χαρίσαιτο πατὴρ ἀπερείσι᾽ ἄποινα,
di questi (mio) padre sarebbe felice di dartene (da
χαρίζω, con l’accusativo) un riscatto infinito, immenso,
135 εἰ νῶϊ ζωοὺς πεπύθοιτ᾽ ἐπὶ νηυσὶν Ἀχαιῶν
’.[4]
se ci sapesse (da πυνθάνομαι) vivi sulle navi degli Achei
».
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||
136
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136 ὣς τώ γε κλαίοντε προσαυδήτην βασιλῆα
Così questi due piangendo si rivolgevano (da προσαυδάω,
con l’accusativo della persona ed il dativo – oppure l’accusativo – della
cosa che viene detta) al re
137 μειλιχίοις ἐπέεσσιν: ἀμείλικτον δ᾽ ὄπ᾽
ἄκουσαν[5]:
con parole di miele, dolci, suadenti; ma udirono parole
dure, crudeli, implacabili (da ἀμείλικτος , ον, (μειλίσσω)):
138 εἰ μὲν δὴ Ἀντιμάχοιο δαΐφρονος υἱέες ἐστόν,
« Se veramente (voi due) siete i figli del bellicoso
Antimaco,
139 ὅς ποτ᾽ ἐνὶ Τρώων ἀγορῇ[6]
Μενέλαον ἄνωγεν
che un giorno nell’assemblea dei Troiani consigliava (da ἄνωγα)
che Menelao,
140 ἀγγελίην[7]
ἐλθόντα σὺν ἀντιθέῳ Ὀδυσῆϊ
venuto in ambasceria insieme al divino Odisseo,
141 αὖθι κατακτεῖναι μηδ᾽ ἐξέμεν ἂψ ἐς Ἀχαιούς,
fosse ucciso lì sul posto , e non lasciato ritornare
indietro tra gli Achei,
142 νῦν μὲν δὴ τοῦ πατρὸς ἀεικέα τίσετε
λώβην ’.
ora dunque (voi) pagherete l’offesa vergognosa (da ἀεικής
, ές) di (vostro) padre ».
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Pisandro (T)
Ippoloco (T)
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142
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νῦν μὲν δὴ τοῦ πατρὸς
ἀεικέα τίσετε λώβην.
Ora mi pagherete la
turpe colpa del padre.
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Citazione
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143
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143 ἦ, καὶ Πείσανδρον μὲν ἀφ᾽ ἵππων ὦσε
χαμᾶζε
Diceva, e Pisandro tira via (da ὠθέω) dal carro, a terra,
144 δουρὶ βαλὼν πρὸς στῆθος: ὃ δ᾽ ὕπτιος οὔδει
ἐρείσθη.
colpendo(lo) con la lancia al petto: e quello sulla terra
(da οὖδας , τό, gen. οὔδεος, dat. οὔδει, raro οὔδεϊ) cade, giace (da ἐρείδω),
supino;
145 Ἱππόλοχος δ᾽ ἀπόρουσε, τὸν αὖ χαμαὶ ἐξενάριξε
Ippoloco salta giù (da ἀπορούω), dunque a terra lo uccide
146 χεῖρας ἀπὸ ξίφεϊ τμήξας ἀπό τ᾽ αὐχένα
κόψας,
con la spada tagliando via (da ἀποτμήγω, in tmesi) le
braccia e tranciando (da ἀποκόπτω, in tmesi) il collo,
147 ὅλμον δ᾽ ὣς ἔσσευε κυλίνδεσθαι δι᾽ ὁμίλου.
e come un rullo (da ὅλμος , ὁ) (lo) spinge (da σεύω) per
farlo rotolare (da κυλίνδω) tra la folla, tra la massa.
148 τοὺς μὲν ἔασ᾽: ὃ δ᾽ ὅθι πλεῖσται
κλονέοντο φάλαγγες,
Lasciò dunque costoro: egli poi là dove un più gran numero
(da πλεῖστος , η, ον, Sup. of πολύς, πλείων , πλέων , ὁ, ἡ, neutro πλεῖον,
πλέον, πλεῖν, Comp. di πολύς) di falangi si precipitavano (da κλονέω),
149 τῇ ῥ᾽ ἐνόρουσ᾽, ἅμα δ᾽ ἄλλοι ἐϋκνήμιδες
Ἀχαιοί.
qui si gettò (da ἐνορούω), insieme (a lui) (erano) gli
altri Achei dalle solide gambiere.
150 πεζοὶ μὲν πεζοὺς ὄλεκον φεύγοντας ἀνάγκῃ,
I fanti facevano strage (da ὀλέκω) di fanti che stavano
fuggendo per necessità,
151 ἱππεῖς δ᾽ ἱππῆας: ὑπὸ δέ σφισιν ὦρτο κονίη
e i cavalieri (facevano strage) di cavalieri; sotto di
essi si solleva la polvere
152 ἐκ πεδίου, τὴν ὦρσαν ἐρίγδουποι πόδες ἵππων
dalla pianura, questa sollevavano gli zoccoli altosonanti
(da ἐρίγδουπος , ον, = ἐρίδουπος) dei cavalli
153 χαλκῷ δηϊόωντες: ἀτὰρ κρείων Ἀγαμέμνων
mentre (loro) si uccidevano, si massacravano (da δηιόω)
con il bronzo; ecco allora il potente Agamennone
154 αἰὲν ἀποκτείνων ἕπετ᾽ Ἀργείοισι
κελεύων.
sempre uccidendo inseguiva, richiamando, dando ordini (da κελεύω,
con il dativo), agli Argivi.
155 ὡς δ᾽ ὅτε πῦρ ἀΐδηλον ἐν ἀξύλῳ ἐμπέσῃ ὕλῃ,
PARAGONE à
Come quando un fuoco distruttivo, rovinoso (da ἀίδηλος , ον), si abbatte (da ἐμπίτνω)
su una foresta vergine (da ἄξυλος , ον, dove nessun albero sia ancora stato
tagliato),
156 πάντῃ τ᾽ εἰλυφόων ἄνεμος φέρει, οἳ δέ
τε θάμνοι
ovunque, in ogni parte, il vento roteante, vorticoso (da εἰλυφάζω),
(lo) porta, (lo) diffonde, e gli alberi (da θάμνος , ὁ)
157 πρόρριζοι πίπτουσιν ἐπειγόμενοι πυρὸς ὁρμῇ:
per intero, dalle loro radici (da πρόρριζος , ον, (ῥίζα)),
cadono sopraffatti, vinti, stretti (da ἐπείγω), dalla furia, dall’assalto (da
ὁρμή , ἡ), del fuoco:
158 ὣς ἄρ᾽ ὑπ᾽ Ἀτρεΐδῃ Ἀγαμέμνονι πῖπτε
κάρηνα
così sotto l’Atride Agamennone cadevano le teste
159 Τρώων φευγόντων, πολλοὶ δ᾽ ἐριαύχενες[8]
ἵπποι
dei Troiani che fuggivano, e molti cavalli dal collo
arcuato
160 κείν᾽ ὄχεα κροτάλιζον ἀνὰ πτολέμοιο
γεφύρας[9]
facevano sbattere rumorosamente (da κροταλίζω) i vuoti (da
κενός , ή, όν, Ion. e poet. κεινός) carri sui sentieri di guerra
161 ἡνιόχους ποθέοντες ἀμύμονας: οἳ δ᾽ ἐπὶ
γαίῃ
rimpiangendo (da ποθέω) i perfetti cocchieri; ma quelli
sulla terra
162 κείατο, γύπεσσιν πολὺ φίλτεροι ἢ ἀλόχοισιν.
giacevano, molto più amati dagli avvoltoi che dalle (loro)
spose
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Paragone
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In termini generali, e comunque con qualche dettaglio, la
strage perpetrata da Agamennone viene descritta in modo simile a quella di
Achille in 20.353-21.135. Ettore ne è tenuto fuori per intervento divino;
Agamennone compie un vero e proprio massacro, e il suo inseguimento dei Troiani
in rotta viene paragonato al fuoco in una foresta; la rotta viene descritta; la
mano dell’eroe sanguina (169 = 20.503); il massacro viene quindi ripreso.
La struttura della narrazione, e in particolare il suo
bilanciamento, il suo equilibrio, possono essere meglio apprezzati con uno
schema riassuntivo:
84-91
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Descrizione introduttiva generale, con quasi-comparazione;
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91-100
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Agamennone uccide Bienore ed Oileo. Ignota
l’identificazione dei due. Non viene specificato come Bienore è ucciso,
mentre Oileo è ucciso trafiggendogli la testa con la lancia.
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101-21
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Agamennone uccide i fratelli Iso e Antifo.
102-4: questi vengono identificati come figli di Priamo.
104-6: breve aneddoto.
Iso è ucciso con la lancia, mentre Antifo è ucciso con la
spada.
113-19: Similitudine.
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|
122-47
|
Agamennone uccide i fratelli Pisandro e Ippoloco.
123-5: Essi sono identificati con un breve aneddoto.
126-47: essi sono atterriti per la paura e di arrendono, ma
Agamennone uccide Pisandro e decapita Ippoloco con la sua spada.
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A
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148-62
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Zeus tiene Ettore fuori dalla mischia.
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165-80
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Descrizione più generale con similitudine.
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BX
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181-210
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Zeus, mediante Iris, avverte Ettore di tenersi alla larga
sino a quando Agamennone non venga ferito e non si ritiri. Ettore avrà allora
la sua vittoria.
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211-16
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Reazione troiana.
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216-63
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Riprende l’aristia (216-7, ἐν δ᾽ Ἀγαμέμνων | πρῶτος ὄρουσ᾽
= 91-2).
Agamennone uccide Ifidamante e Coone. Le uccisioni sono
collegate dal momento che Ifidamante e Coone sono fratelli, ma sono
raccontate come episodi separati all’interno di una composizione ad anello
(221 ~ 261).
|
|
221-47
|
Ifidamante.
221-30: viene identificato con un aneddoto.
232-3: la lancia di Agamennone lo manca.
234-40: Ifidamante colpisce ma non ferisce Agamennone.
240: Agamennone lo uccide con la spada.
241-45: commoventi, patetiche considerazioni sulla sua
morte.
|
|
C
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248-63
|
Coone.
248-50: viene brevemente identificato.
251-3: ferisce Agamennone al braccio.
254-60: Agamennone uccide Coone con la lancia.
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D
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264-83
|
Agamennone si ritira.
269-72: similitudine.
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Y
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284 sgg.
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Contrattacco di Ettore.
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L’alternarsi di descrizione a carattere generale e incidente
particolare è tipica della tecnica narrativa di Omero. Gli scholia esegetici
(che hanno familiarità con il fatto che glli eventi possono essere paralleli,
ma la narrazione deve essere lineare) chiamano questo προανακεφαλαίωσις. Il
commento del poeta relativamente relativo ad una spiegazione del successo di Agamennone,
l’assenza di Ettore (A), viene sviluppato in una premonizione della fine della
sua aristia (B), e del successo di Ettore (X). Il primo punto viene realizzato
in C-D, il secondo conduce ad Y in una sequenza di temi. Gli scholia esegetici
commentano frequentemente in merito a queste sequenze di pensieri che si
collegano (προαναφώνησις, πρόληψις, προοικονομία), nelle quali essi
percepiscono il grande disegno, schema, del poeta, formato e finito prima di
comporre un solo verso.
La seconda parte dell’aristia di Agamennone ha poco peso in
termini di contenuto, dal momento che gli viene concessa solo una uccisione
diretta prima di essere ucciso, contro sei nei precedenti episodi, ma lo spazio
che gli viene dedicato non è molto diverso (la seconda metà dell’aristia con le
sue descrizioni generali di supporto consta di 70 versi, contro i 101 della
prima).
La morte di Ifidamante e Coone conclude l’aristia di
Agamennone.
163
|
163 Ἕκτορα δ᾽ ἐκ βελέων ὕπαγε Ζεὺς ἔκ τε
κονίης
Zeus tirava via da sotto (da ὑπάγω) i colpi e la polvere,
164 ἔκ τ᾽ ἀνδροκτασίης ἔκ θ᾽ αἵματος ἔκ τε
κυδοιμοῦ:[10]
e la strage di uomini, e il sangue e il tumulto (da κυδοιμός
, ὁ);
165 Ἀτρεΐδης δ᾽ ἕπετο σφεδανὸν Δαναοῖσι
κελεύων[11].
ma il figlio di Atreo inseguiva con violenza (da σφεδανός
, ή, όν, = σφοδρός, in Omero solo neutro singolare come avverbio) ed incitava
gli Achei.
166 οἳ δὲ παρ᾽ Ἴλου σῆμα παλαιοῦ
Δαρδανίδαο
Questi invece presso, oltre la tomba di Ilo, dell’antico
discendente di Dardano,
167 μέσσον κὰπ πεδίον παρ᾽ ἐρινεὸν ἐσσεύοντο
in mezzo giù per la pianura, presso, oltre il caprifico,
correvano (da σεύω),
168 ἱέμενοι πόλιος: ὃ δὲ κεκλήγων ἕπετ᾽ αἰεὶ
smaniosi, bramosi (da ἵημι, di solito al participio con
questo significato, e con il genitivo), della città; quello urlando sempre
inseguiva,
169 Ἀτρεΐδης, λύθρῳ[12]
δὲ παλάσσετο χεῖρας ἀάπτους.
il figlio di Atreo, e macchiava (da παλάσσω) le mani
invincibili (da ἄαπτος , ον, (ἅπτομαι)) con il sangue.
170 ἀλλ᾽ ὅτε δὴ Σκαιάς τε πύλας καὶ φηγὸν ἵκοντο,
Ma quando raggiungono le porte Scee e la quercia,
171 ἔνθ᾽ ἄρα δὴ ἵσταντο καὶ ἀλλήλους ἀνέμιμνον.
qui però si fermavano e si aspettavano (da ἀναμίμνω) gli
uni con gli altri.
172 οἳ δ᾽ ἔτι κὰμ μέσσον πεδίον φοβέοντο
βόες ὥς,
PARAGONE à
Quelli ancora, nel mezzo della pianura.come vacche fuggivano
173 ἅς τε λέων ἐφόβησε μολὼν ἐν νυκτὸς ἀμολγῷ
che un leone giungendo (da βλώσκω) nel profondo (da ἀμολγός
, ὁ, in Omero sempre nell’espressione νυκτὸς ἀμολγῷ) della notte ha
spaventato, ha messo in fuga,
174 πάσας: τῇ δέ τ᾽ ἰῇ ἀναφαίνεται αἰπὺς ὄλεθρος:
tutte; e a questa, una sola, si presenta, si avvicina (da ἀναφαίνω),
ad una repentina (da αἰπύς , εῖα, ύ : il cui significato è “alto e ripido,
scosceso”, in Omero per lo più di città costruite su rilievi scoscesi; qui il
riferimento è alla morte vista con caduta in un precipizio) morte (da , ὄλεθρος
, ὁ);
175 τῆς δ᾽ ἐξ αὐχέν᾽ ἔαξε λαβὼν κρατεροῖσιν
ὀδοῦσι
di questa spezza (da ἐξάγνυμι, in tmesi) il collo dopo
averla afferrata con i forti denti,
176 πρῶτον, ἔπειτα δέ θ᾽ αἷμα καὶ ἔγκατα
πάντα λαφύσσει:
per prima cosa, poi il sangue e tutte le interiora (da ἔγκατα
, τά) divora, ingoia (da λαφύσσω);
177 ὣς τοὺς Ἀτρεΐδης ἔφεπε κρείων Ἀγαμέμνων
così su di questi il figlio di Atreo, il potente
Agamennone, si accaniva (da ἐφέπω),
178 αἰὲν ἀποκτείνων τὸν ὀπίστατον: οἳ δ᾽ ἐφέβοντο.
sempre uccidendo quello più arretrato (da ὀπίστατος , η,
ον, (ὄπισθε)); e quelli fuggivano (da φέβομαι).
179 πολλοὶ δὲ πρηνεῖς τε καὶ ὕπτιοι ἔκπεσον[13]
ἵππων
Molti cadono giù (da ἐκπίπτω) dal carro, dai cavalli, con
la faccia in giù (da πρηνής, ές, opposto di ὕπτιος: si vedano il latino pronus e supinus) o supini (da ὕπτιος , α, ον)
180 Ἀτρεΐδεω ὑπὸ χερσί: περὶ πρὸ γὰρ ἔγχεϊ
θῦεν.
sotto le mani dell’Atride; tutto intorno (e) davanti
infatti imperversava con l’asta.
181 ἀλλ᾽ ὅτε δὴ τάχ᾽ ἔμελλεν ὑπὸ πτόλιν αἰπύ τε τεῖχος
182 ἵξεσθαι,
τότε δή ῥα πατὴρ ἀνδρῶν τε θεῶν τε
Ma quando poi era quasi (da ταχύ, avverbio, con l’accento
ritratto dopo l’elisione) sul punto di giungere sotto la città ed il ripido
muro, allora il padre degli uomini e degli dei
183 Ἴδης ἐν κορυφῇσι καθέζετο πιδηέσσης
sedeva sulle cime dell’Ida ricco di sorgenti (da πιδήεις ,
εσσα, εν),
184 οὐρανόθεν καταβάς: ἔχε δ᾽ ἀστεροπὴν
μετὰ χερσίν.
dopo essere sceso giù dal cielo; teneva la folgore (da ἀστεροπή
, ἡ, = στεροπή, ἀστραπή) tra le mani.
185 Ἶριν δ᾽ ὄτρυνε χρυσόπτερον ἀγγελέουσαν:
Esortava Iris dalle ali d’oro (da χρυσοπτερος , ον) ad
andare a portare un messaggio (da ἀγγέλλω):
186 ‘ βάσκ᾽ ἴθι[14]
Ἶρι ταχεῖα, τὸν Ἕκτορι μῦθον ἐνίσπες:
« Affrettati (da βάσκω), vai rapidamente, o Iris, questo
discorso, queste parole, riferisci (da ἐνέπω) ad Ettore;
187 ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷ Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
fino a quando egli veda Agamennone, pastore di popoli,
188 θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν ἐναίροντα
στίχας ἀνδρῶν,
che avanza impetuoso (da θύνω) tra i primi combattenti
facendo strage di schiere di guerrieri,
189 τόφρ᾽ ἀναχωρείτω, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἀνώχθω
durante questo tempo si tenga indietro (da ἀναχωρέω, “si
tenga fuori (dalla battaglia”), ed altri guerrieri spinga (da ἄνωγα, con
l’attivo della persona e l’infinito)
190 μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
a combattere (da μάρναμαι) contro i nemici (da δήϊος , α ,
ον, vedi anche δάιος: οἱ δ. “i nemici”) nella dura battaglia.
191 αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ
βλήμενος ἰῷ
Però quando o ferito (da τύπτω) da una lancia o colpito da
una freccia
192 εἰς ἵππους ἅλεται, τότε οἱ κράτος ἐγγυαλίξω
salisse (da ἅλλομαι) sul carro, allora a lui consegnerò
nelle mani (da ἐγγυαλίζω) la forza
193 κτείνειν εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηται
per uccidere, fino a quando giunga (da ἀφικνέομαι, con
l’accusativo del luogo) alle navi dai solidi banchi
194 δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ
’.
e il sole tramonti (da δύω, il sole tramonta tuffandosi
nel mare) e sopraggiungano (da ἐπέρχομαι, in tmesi) le sacre tenebre, il
sacro crepuscolo (da κνέφας , τό)[15]
».
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Paragone
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In 181-210, Zeus si installa sul Monte Ida e dà ordine ad
Iris di scendere sul campo di battaglia ed ordinare ad Ettore di tenersi
lontano dai combattimenti fino a che non vedrà Agamennone ferito. Questa breve
scena olimpica riprende la breve anticipazione del racconto in 163-4. Questo
passaggio non è dunque solo una coda alla scena precedente che presenta una
sequenza ripetuta: Descrizione – Similitudine – Ettore, ma imposta un nuovo
obiettivo narrativo, la fine dell’offensiva di Agamennone. L’intero passaggio 148-64
+ 165-217 è un esempio estremo della tecnica dell’epica consistente
nell’introdurre un tema in termini relativamente concisi, e nel ripeterlo poi
con maggiore elaborazione. Si veda per esempio 21.211-26 (proteste di Scamandro
verso Achille) + 240-83 (Scamandro quasi fa annegare Achille); oppure Odissea, 8.62-103
(Odisseo piange al primo canto di Demodoco) e 8.469-586 (egli piange ancora al
secondo canto di Demodoco). Questo tipo di struttura, una coppia con
anticipazione – “anticipatory doublet” – sembra lasciare intravedere la tecnica
compositiva orale, sembre di vedere il poeta orale al lavoro.
195
|
195 ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε ποδήνεμος ὠκέα Ἶρις[16],
Così diceva, e non disobbedisce Iris veloce, dai piedi
rapidi come il vento (da ποδήνεμος , ον),
196 βῆ δὲ κατ᾽ Ἰδαίων ὀρέων εἰς Ἴλιον ἱρήν.
ma scende dai monti dell’Ida verso Ilio sacra.
197 εὗρ᾽ υἱὸν Πριάμοιο δαΐφρονος Ἕκτορα δῖον
Trova il figlio di Priamo bellicoso, il divino Ettore,
198 ἑσταότ᾽ ἔν θ᾽ ἵπποισι καὶ ἅρμασι
κολλητοῖσιν[17]:
ritto sopra i cavalli ed il carro (da ἅρμα , ατος, τό) ben
costruito (da κολλητός , ή, όν);
199 ἀγχοῦ δ᾽ ἱσταμένη προσέφη πόδας ὠκέα Ἶρις:
stando (a lui) vicina parlava Iris dai rapidi piedi:
200 ‘ Ἕκτορ υἱὲ Πριάμοιο Διὶ μῆτιν ἀτάλαντε
« O Ettore, figlio di Priamo, pari a Zeus per saggezza,
201 Ζεύς με πατὴρ προέηκε τεῒν τάδε
μυθήσασθαι.
Zeus padre mi ha mandato (da προίημι) per riferirti queste
cose.
202 ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷς Ἀγαμέμνονα
ποιμένα λαῶν
fino a quando (tu) non veda Agamennone, pastore di popoli,
203 θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν, ἐναίροντα
στίχας ἀνδρῶν,
che avanza impetuoso (da θύνω) tra i primi combattenti
facendo strage di schiere di guerrieri,
204 τόφρ᾽ ὑπόεικε μάχης, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν
ἄνωχθι
durante questo tempo ritirati (da ὑπείκω, con il genitivo
del luogo) dalla battaglia, ed altri guerrieri spingi (da ἄνωγα, con l’attivo
della persona e l’infinito)
205 μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
a combattere (da μάρναμαι) contro i nemici (da δήϊος , α ,
ον, vedi anche δάιος: οἱ δ. “i nemici”) nella dura battaglia.
206 αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ
βλήμενος ἰῷ
Però quando o ferito (da τύπτω) da una lancia o colpito da
una freccia
207 εἰς ἵππους ἅλεται, τότε τοι κράτος ἐγγυαλίξει
salisse (da ἅλλομαι) sul carro, allora a te consegnerà
nelle mani (da ἐγγυαλίζω) la forza
208 κτείνειν, εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηαι
per uccidere, fino a quando giunga (da ἀφικνέομαι, con
l’accusativo del luogo) alle navi dai solidi banchi
209 δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ
’.[18]
e il sole tramonti (da δύω, il sole tramonta tuffandosi
nel mare) e sopraggiungano (da ἐπέρχομαι, in tmesi) le sacre tenebre, il sacro
crepuscolo (da κνέφας , τό) ».
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218
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210 ἣ μὲν ἄρ᾽ ὣς εἰποῦσ᾽ ἀπέβη πόδας ὠκέα Ἶρις,
Questa dunque, avendo così parlato, se ne va, si allontana
(da ἀποβαίνω), Iris dal piede rapido,
211 Ἕκτωρ δ᾽ ἐξ ὀχέων σὺν τεύχεσιν ἆλτο
χαμᾶζε,
Ettore poi giù dal carro con le armi salta a terra,
212 πάλλων δ᾽ ὀξέα δοῦρα κατὰ στρατὸν ᾤχετο
πάντῃ
e agitando la lancia appuntita andava di qua e di là (da
πάντῃ) giù per l’esercito
213 ὀτρύνων μαχέσασθαι, ἔγειρε δὲ φύλοπιν
αἰνήν.
esortando a combattere, e risvegliava l’aspra battaglia.
214 οἳ δ᾽ ἐλελίχθησαν καὶ ἐναντίοι ἔσταν Ἀχαιῶν,
Quelli allora vengono fatti voltare (da ἐλελίζω) e stanno
saldi di fronte, faccia a faccia (da ἐναντίος , α, ον, = ἀντίος, con il
genitivo) agli Achei;
215 Ἀργεῖοι δ᾽ ἑτέρωθεν ἐκαρτύναντο
φάλαγγας.[19]
gli Argivi dall’altra parte serrano, rinsaldano,
consolidano (da καρτύνω , Ep. per κρατύνω), le falangi.
216 ἀρτύνθη δὲ μάχη, στὰν δ᾽ ἀντίοι: ἐν δ᾽
Ἀγαμέμνων
La battaglia viene preparata, si prepara (da ἀρτύνω), ed
essi stanno gli uni di fronte agli altri (da ἀντίος , ία, ίον, (ἀντί)): tra
di loro Agamennone
217 πρῶτος ὄρουσ᾽, ἔθελεν δὲ πολὺ
προμάχεσθαι ἁπάντων.
per primo va all’assalto (da ὀρούω), vuole combattere di
molto davanti a tutti (da προμάχομαι).
|
[1] Su
questo tema - εἰν ἑνὶ δίφρῳ ἐόντας / ἐόντε – si vedano 11.103, 5.609, 5.160.
[2] Un
sistema formulare è costruito intorno allle redini, ἡνία σιγαλόεντα: tenute,
prese in mano, sfuggite dalle mani.
[3] Il pronome si riferisce
evidentemente, questa volta, ai cavalli.
[4] A proposito di 131-5, si veda anche
l’implorayione di Adrasto verso menelao, 6.46 sgg. Anche l’implorazione di
Dolone in 10.378-81 con la relativa nota.
[5] ἀμείλικτον
δ᾽ ὄπ᾽ ἄκουσαν è formulare: si veda 21.98 (Achille a Licaone), ma qui è
contrapposto in modo estremamente netto all’ugualmente formulare μειλιχίοις ἐπέεσσιν
(4x Iliade, 14x Odissea, includendo le varianti). Questi sono i soli versi che
introducono un discorso diretto con un verbo di ascolto e non di dire, ovvero
che lo introducono dal punto di vista dell’ascoltatore. Non meno di 7 dei 46
discorsi di Agamennone nell’Iliade sono introdotti qualificando il re come
duro, implacabile, senza pietà. Qui ἀμείλικτος qualifica in modo eccellente
Agamennone, che qui mette in pratica l’uccisione senza pietà di un supplicante,
come predicato a Menelao in 6.55-60.
[6]
L’assemblea di menelao ed Odisseo è menzionata in 3.205-24, e riferita nella Cypria.
[7] Quello
di ἀγγελίην è ‘a famous if overrated problem’ (Kirk), ma chiaramente ἀγγελίην è
qui un accusativo interno, come in 4.384. Si veda anche ἐξεσίην ἐλθόντι
(24.235). Il ‘problema’ si presenta anche in 5 altri luoghi, oltre al presente:
3.206, 4.384, 13.252, 15.640, Esiodo, Theog. 781.
[8] Si veda
10.305.
[9] Si veda
8.378.
[10] Tre
combattimenti descritti in dettaglio sono più o meno quanto serve per una
aristia: Diomede ne ha quattro (5.144-65), ma non descritti con la stessa
estensione; Patroclo tre (16.399—414) seguiti da una lunga lista senza
annotazioni. Questo poi è il momento nel quale un comandante troiano (Enea nel
libro 5, Sarpedone nel libro 16) dovrebbe ‘notare’ quello che sta accadendo ed
intervenire. Solo Ettore, il comandante supremo dei Troiani, è un possibile
avversaio per il “signore di uomini” Agamennone, il comandante supremo degli
Achei. Se Ettore affrontasse ora e ferisse Agamennone, vi sarebbe una sottile
ironia: Agamennone fallisce in modo umiliante proprio laddove Achille riesce in
modo trionfale. Ma il poeta non vuole umiliare gli Achei: si veda per esempio
il modo in cui organizza la morte di Patroclo, e come fa ferire Agamennone, e
più avanti Odisseo (434-9), da guerrieri troiani che possono immediatamente
uccidere. È quindi necessario inserire un commento (163-4) per spiegare che
Ettore non è presente per ‘notare’ la furia di Agamennone perché Zeus (il cui
imperscrutabile volere tutto spiega) lo ha tolto dalla scena della battaglia.
Si noti che questa breve enunciazione del tema è qui seguita dalla sua
riformulazione in forma molto più eleborata, si veda 181-210 e la relativa
nota.
[11] Si veda
il verso 14.
[12] Si veda
6.268, αἵματι καὶ λύθρῳ πεπαλαγμένον εὐχετάασθαι (Ettore).
[13] Vedi
6.64.
[14] Si veda
8.399, e anche la nota a 2.8.
[15] Si veda
2.413 (μὴ πρὶν ἐπ᾽ ἠέλιον δῦναι καὶ ἐπὶ κνέφας ἐλθεῖν) e 1.475 (ἦμος δ᾽ ἠέλιος
κατέδυ καὶ ἐπὶ κνέφας ἦλθε). Si noti che 193-4 = 17.454-5. Il giorno, ormai
trascorso per la metà in 84, non terminerà fino a 18.239, e solo con
l’assistenza di Era. Κνέφας è ἱερὸν solo in questo verso ripetuto. Si confronti
per esempio ἱερὸν ἦμαρ, al verso 84: bT sostiene che il mattino è sacro perché
è il momento del sacrificio, ma la cosa non è sicuramente accettbile perché
anche la notte è sacra: si veda appunto κνέφας ἱερὸν qui al verso 194 e ancora
in 17.455. I fenomeni naturali sono però controllati dagli dei, si veda νύκτα
δι᾽ ἀμβροσίην (10.41).
[16] Verso
formulare, qui adattato per la prima volta ad Iris. Si veda:
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε θεὰ
γλαυκῶπις Ἀθήνη (2.166, 5.719, 7.43);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησεν ἄναξ
ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων (2.441);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε πατὴρ
ἀνδρῶν τε θεῶν τε (4.68);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε θεὰ
λευκώλενος Ἥρη (5.767, 8.381);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε
Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ (8.112).
[17] Vedi
4.366 e relativa nota.
[18] Si noti
che 202-9 = 187-94. In accordo con le normali convenzioni dell’epica Iris
ripete le sue istruzioni ad Ettore verbatim
e sostituisce in modo molto attento la 3° persona delle istruzioni di Zeus con
la 2° persona, ad eccezione del verso 204. Rare le eccezioni, in cui il
messaggero aggiunge del proprio: vedi 8.409-424. Ecco il confronto:
187 ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷ
Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
202 ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷς
Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
188 θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν ἐναίροντα στίχας ἀνδρῶν,
203 θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν, ἐναίροντα στίχας
ἀνδρῶν,
189 τόφρ᾽ ἀναχωρείτω,
τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἀνώχθω
204 τόφρ᾽ ὑπόεικε
μάχης, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἄνωχθι
190 μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
205 μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
191 αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ βλήμενος ἰῷ
206 αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ βλήμενος ἰῷ
192 εἰς ἵππους ἅλεται, τότε οἱ κράτος ἐγγυαλίξω
207 εἰς ἵππους ἅλεται, τότε τοι κράτος ἐγγυαλίξει
193 κτείνειν εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηται
208 κτείνειν, εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηαι
194 δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ
’.
209 δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ
’.
[19] Il
poeta non è ancora pronto ad spostare il suo interesse da Agamennone, ma deve
far notare la risposta di Ettore alle istruzioni di Iris, e fa questo in uno
stile conciso, con alcuni versi formulari. Il verso 210 costituisce la ripresa
dopo il discorso diretto, ed è seguito da un serie di quattro versi, 211 —14 =
5.494-7 e 6.103-6. Poi un altro verso formulare 215 = 12.415.
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