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Friday, October 28, 2016

Iliade - Libro Undecimo - vv. 122-217 - Completamento della prima parte dell'aristia di Agamennone. Zeus ordina ad Ettore di astenersi dagli scontri.



122
122       αὐτὰρ ὃ Πείσανδρόν τε καὶ Ἱππόλοχον μενεχάρμην
Quindi egli Pisandro ed Ippoloco, fermo nella battaglia, coraggioso (da μενεχάρμης , ου, ὁ, (μένω, χάρμη), vedi μενέχαρμος, ον),
123       υἱέας Ἀντιμάχοιο δαΐφρονος, ὅς ῥα μάλιστα
figli di Antimaco bellicoso, che più di ogni altro
124       χρυσὸν Ἀλεξάνδροιο δεδεγμένος ἀγλαὰ δῶρα
l’oro di Alessandro avendo ricevuto (da δέχομαι), preziosi doni,
125       οὐκ εἴασχ᾽ Ἑλένην δόμεναι ξανθῷ Μενελάῳ,
non permetteva (da ἐάω) che si restituisse (da δίδωμι) Elena al biondo Menelao,
126       τοῦ περ δὴ δύο παῖδε λάβε κρείων Ἀγαμέμνων
di costui dunque il potente Agamennone uccide i due figli
127       εἰν ἑνὶ δίφρῳ[1] ἐόντας, ὁμοῦ δ᾽ ἔχον ὠκέας ἵππους:
che stavano in un solo carro, e insieme trattenevano, cercavano di trattenere, i veloci cavalli:
128       ἐκ γάρ σφεας χειρῶν φύγον ἡνία σιγαλόεντα[2],
a loro infatti le redini lucide, brillanti, sfuggono (da φεύγω, con l’accusativo della persona o della cosa alla quale si sfugge) dalle mani,
129       τὼ[3] δὲ κυκηθήτην: ὃ δ᾽ ἐναντίον ὦρτο λέων ὣς
e questi due si scompongono, si imbizzarriscono (da κυκάω); questo allora balzò incontro, come un leone,
130       Ἀτρεΐδης: τὼ δ᾽ αὖτ᾽ ἐκ δίφρου γουναζέσθην:
il figlio di Atreo; questi allora dal carro lo supplicavano:
131       ‘ ζώγρει Ἀτρέος υἱέ, σὺ δ᾽ ἄξια δέξαι ἄποινα:
« Prendi(ci) vivi, o figlio di Atreo, e tu accetta un riscatto giusto, adeguato (da ἄξιος , ία, ιον):
132       πολλὰ δ᾽ ἐν Ἀντιμάχοιο δόμοις κειμήλια κεῖται
molti oggetti preziosi (da κειμήλιον , τό, (κεῖμαι)) si trovano, giacciono (da κεῖμαι) nella (casa) di Antimaco,
133       χαλκός τε χρυσός τε πολύκμητός τε σίδηρος,
bronzo, oro e ferro forgiato con molta fatica (da πολύκμητος , ον, (κάμνω)),
134       τῶν κέν τοι χαρίσαιτο πατὴρ ἀπερείσι᾽ ἄποινα,
di questi (mio) padre sarebbe felice di dartene (da χαρίζω, con l’accusativo) un riscatto infinito, immenso,
135       εἰ νῶϊ ζωοὺς πεπύθοιτ᾽ ἐπὶ νηυσὶν Ἀχαιῶν ’.[4]
se ci sapesse (da πυνθάνομαι) vivi sulle navi degli Achei ».

136
136       ὣς τώ γε κλαίοντε προσαυδήτην βασιλῆα
Così questi due piangendo si rivolgevano (da προσαυδάω, con l’accusativo della persona ed il dativo – oppure l’accusativo – della cosa che viene detta) al re
137       μειλιχίοις ἐπέεσσιν: ἀμείλικτον δ᾽ ὄπ᾽ ἄκουσαν[5]:
con parole di miele, dolci, suadenti; ma udirono parole dure, crudeli, implacabili (da ἀμείλικτος , ον, (μειλίσσω)):
138       εἰ μὲν δὴ Ἀντιμάχοιο δαΐφρονος υἱέες ἐστόν,
« Se veramente (voi due) siete i figli del bellicoso Antimaco,
139       ὅς ποτ᾽ ἐνὶ Τρώων ἀγορῇ[6] Μενέλαον ἄνωγεν
che un giorno nell’assemblea dei Troiani consigliava (da ἄνωγα) che Menelao,
140       ἀγγελίην[7] ἐλθόντα σὺν ἀντιθέῳ Ὀδυσῆϊ
venuto in ambasceria insieme al divino Odisseo,
141       αὖθι κατακτεῖναι μηδ᾽ ἐξέμεν ἂψ ἐς Ἀχαιούς,
fosse ucciso lì sul posto , e non lasciato ritornare indietro tra gli Achei,
142       νῦν μὲν δὴ τοῦ πατρὸς ἀεικέα τίσετε λώβην ’.
ora dunque (voi) pagherete l’offesa vergognosa (da ἀεικής , ές) di (vostro) padre ».
Pisandro (T)
Ippoloco (T)
142
νῦν μὲν δὴ τοῦ πατρὸς ἀεικέα τίσετε λώβην.

Ora mi pagherete la turpe colpa del padre.
Citazione
143
143       ἦ, καὶ Πείσανδρον μὲν ἀφ᾽ ἵππων ὦσε χαμᾶζε
Diceva, e Pisandro tira via (da ὠθέω) dal carro, a terra,
144       δουρὶ βαλὼν πρὸς στῆθος: ὃ δ᾽ ὕπτιος οὔδει ἐρείσθη.
colpendo(lo) con la lancia al petto: e quello sulla terra (da οὖδας , τό, gen. οὔδεος, dat. οὔδει, raro οὔδεϊ) cade, giace (da ἐρείδω), supino;
145       Ἱππόλοχος δ᾽ ἀπόρουσε, τὸν αὖ χαμαὶ ἐξενάριξε
Ippoloco salta giù (da ἀπορούω), dunque a terra lo uccide
146       χεῖρας ἀπὸ ξίφεϊ τμήξας ἀπό τ᾽ αὐχένα κόψας,
con la spada tagliando via (da ἀποτμήγω, in tmesi) le braccia e tranciando (da ἀποκόπτω, in tmesi) il collo,
147       ὅλμον δ᾽ ὣς ἔσσευε κυλίνδεσθαι δι᾽ ὁμίλου.
e come un rullo (da ὅλμος , ὁ) (lo) spinge (da σεύω) per farlo rotolare (da κυλίνδω) tra la folla, tra la massa.
148       τοὺς μὲν ἔασ᾽: ὃ δ᾽ ὅθι πλεῖσται κλονέοντο φάλαγγες,
Lasciò dunque costoro: egli poi là dove un più gran numero (da πλεῖστος , η, ον, Sup. of πολύς, πλείων , πλέων , ὁ, ἡ, neutro πλεῖον, πλέον, πλεῖν, Comp. di πολύς) di falangi si precipitavano (da κλονέω),
149       τῇ ῥ᾽ ἐνόρουσ᾽, ἅμα δ᾽ ἄλλοι ἐϋκνήμιδες Ἀχαιοί.
qui si gettò (da ἐνορούω), insieme (a lui) (erano) gli altri Achei dalle solide gambiere.
150       πεζοὶ μὲν πεζοὺς ὄλεκον φεύγοντας ἀνάγκῃ,
I fanti facevano strage (da ὀλέκω) di fanti che stavano fuggendo per necessità,
151       ἱππεῖς δ᾽ ἱππῆας: ὑπὸ δέ σφισιν ὦρτο κονίη
e i cavalieri (facevano strage) di cavalieri; sotto di essi si solleva la polvere
152       ἐκ πεδίου, τὴν ὦρσαν ἐρίγδουποι πόδες ἵππων
dalla pianura, questa sollevavano gli zoccoli altosonanti (da ἐρίγδουπος , ον, = ἐρίδουπος) dei cavalli
153       χαλκῷ δηϊόωντες: ἀτὰρ κρείων Ἀγαμέμνων
mentre (loro) si uccidevano, si massacravano (da δηιόω) con il bronzo; ecco allora il potente Agamennone
154       αἰὲν ἀποκτείνων ἕπετ᾽ Ἀργείοισι κελεύων.
sempre uccidendo inseguiva, richiamando, dando ordini (da κελεύω, con il dativo), agli Argivi.
155       ὡς δ᾽ ὅτε πῦρ ἀΐδηλον ἐν ἀξύλῳ ἐμπέσῃ ὕλῃ,
PARAGONE à Come quando un fuoco distruttivo, rovinoso (da ἀίδηλος , ον), si abbatte (da ἐμπίτνω) su una foresta vergine (da ἄξυλος , ον, dove nessun albero sia ancora stato tagliato),
156       πάντῃ τ᾽ εἰλυφόων ἄνεμος φέρει, οἳ δέ τε θάμνοι
ovunque, in ogni parte, il vento roteante, vorticoso (da εἰλυφάζω), (lo) porta, (lo) diffonde, e gli alberi (da θάμνος , ὁ)
157       πρόρριζοι πίπτουσιν ἐπειγόμενοι πυρὸς ὁρμῇ:
per intero, dalle loro radici (da πρόρριζος , ον, (ῥίζα)), cadono sopraffatti, vinti, stretti (da ἐπείγω), dalla furia, dall’assalto (da ὁρμή , ἡ), del fuoco:
158       ὣς ἄρ᾽ ὑπ᾽ Ἀτρεΐδῃ Ἀγαμέμνονι πῖπτε κάρηνα
così sotto l’Atride Agamennone cadevano le teste
159       Τρώων φευγόντων, πολλοὶ δ᾽ ἐριαύχενες[8] ἵπποι
dei Troiani che fuggivano, e molti cavalli dal collo arcuato
160       κείν᾽ ὄχεα κροτάλιζον ἀνὰ πτολέμοιο γεφύρας[9]
facevano sbattere rumorosamente (da κροταλίζω) i vuoti (da κενός , ή, όν, Ion. e poet. κεινός) carri sui sentieri di guerra
161       ἡνιόχους ποθέοντες ἀμύμονας: οἳ δ᾽ ἐπὶ γαίῃ
rimpiangendo (da ποθέω) i perfetti cocchieri; ma quelli sulla terra
162       κείατο, γύπεσσιν πολὺ φίλτεροι ἢ ἀλόχοισιν.
giacevano, molto più amati dagli avvoltoi che dalle (loro) spose
Paragone









In termini generali, e comunque con qualche dettaglio, la strage perpetrata da Agamennone viene descritta in modo simile a quella di Achille in 20.353-21.135. Ettore ne è tenuto fuori per intervento divino; Agamennone compie un vero e proprio massacro, e il suo inseguimento dei Troiani in rotta viene paragonato al fuoco in una foresta; la rotta viene descritta; la mano dell’eroe sanguina (169 = 20.503); il massacro viene quindi ripreso.
La struttura della narrazione, e in particolare il suo bilanciamento, il suo equilibrio, possono essere meglio apprezzati con uno schema riassuntivo:


84-91
Descrizione introduttiva generale, con quasi-comparazione;

91-100
Agamennone uccide Bienore ed Oileo. Ignota l’identificazione dei due. Non viene specificato come Bienore è ucciso, mentre Oileo è ucciso trafiggendogli la testa con la lancia.

101-21
Agamennone uccide i fratelli Iso e Antifo.
102-4: questi vengono identificati come figli di Priamo.
104-6: breve aneddoto.
Iso è ucciso con la lancia, mentre Antifo è ucciso con la spada.
113-19: Similitudine.

122-47
Agamennone uccide i fratelli Pisandro e Ippoloco.
123-5: Essi sono identificati con un breve aneddoto.
126-47: essi sono atterriti per la paura e di arrendono, ma Agamennone uccide Pisandro e decapita Ippoloco con la sua spada.
A
148-62
Zeus tiene Ettore fuori dalla mischia.

165-80
Descrizione più generale con similitudine.
BX
181-210
Zeus, mediante Iris, avverte Ettore di tenersi alla larga sino a quando Agamennone non venga ferito e non si ritiri. Ettore avrà allora la sua vittoria.

211-16
Reazione troiana.

216-63
Riprende l’aristia (216-7, ἐν δ᾽ Ἀγαμέμνων | πρῶτος ὄρουσ᾽ = 91-2).
Agamennone uccide Ifidamante e Coone. Le uccisioni sono collegate dal momento che Ifidamante e Coone sono fratelli, ma sono raccontate come episodi separati all’interno di una composizione ad anello (221 ~ 261).

221-47
Ifidamante.
221-30: viene identificato con un aneddoto.
232-3: la lancia di Agamennone lo manca.
234-40: Ifidamante colpisce ma non ferisce Agamennone.
240: Agamennone lo uccide con la spada.
241-45: commoventi, patetiche considerazioni sulla sua morte.
C
248-63
Coone.
248-50: viene brevemente identificato.
251-3: ferisce Agamennone al braccio.
254-60: Agamennone uccide Coone con la lancia.
D
264-83
Agamennone si ritira.
269-72: similitudine.
Y
284 sgg.
Contrattacco di Ettore.

L’alternarsi di descrizione a carattere generale e incidente particolare è tipica della tecnica narrativa di Omero. Gli scholia esegetici (che hanno familiarità con il fatto che glli eventi possono essere paralleli, ma la narrazione deve essere lineare) chiamano questo προανακεφαλαίωσις. Il commento del poeta relativamente relativo ad una spiegazione del successo di Agamennone, l’assenza di Ettore (A), viene sviluppato in una premonizione della fine della sua aristia (B), e del successo di Ettore (X). Il primo punto viene realizzato in C-D, il secondo conduce ad Y in una sequenza di temi. Gli scholia esegetici commentano frequentemente in merito a queste sequenze di pensieri che si collegano (προαναφώνησις, πρόληψις, προοικονομία), nelle quali essi percepiscono il grande disegno, schema, del poeta, formato e finito prima di comporre un solo verso.
La seconda parte dell’aristia di Agamennone ha poco peso in termini di contenuto, dal momento che gli viene concessa solo una uccisione diretta prima di essere ucciso, contro sei nei precedenti episodi, ma lo spazio che gli viene dedicato non è molto diverso (la seconda metà dell’aristia con le sue descrizioni generali di supporto consta di 70 versi, contro i 101 della prima).
La morte di Ifidamante e Coone conclude l’aristia di Agamennone.




163
163       Ἕκτορα δ᾽ ἐκ βελέων ὕπαγε Ζεὺς ἔκ τε κονίης
Zeus tirava via da sotto (da ὑπάγω) i colpi e la polvere,
164       ἔκ τ᾽ ἀνδροκτασίης ἔκ θ᾽ αἵματος ἔκ τε κυδοιμοῦ:[10]
e la strage di uomini, e il sangue e il tumulto (da κυδοιμός , ὁ);
165       Ἀτρεΐδης δ᾽ ἕπετο σφεδανὸν Δαναοῖσι κελεύων[11].
ma il figlio di Atreo inseguiva con violenza (da σφεδανός , ή, όν, = σφοδρός, in Omero solo neutro singolare come avverbio) ed incitava gli Achei.
166       οἳ δὲ παρ᾽ Ἴλου σῆμα παλαιοῦ Δαρδανίδαο
Questi invece presso, oltre la tomba di Ilo, dell’antico discendente di Dardano,
167       μέσσον κὰπ πεδίον παρ᾽ ἐρινεὸν ἐσσεύοντο
in mezzo giù per la pianura, presso, oltre il caprifico, correvano (da σεύω),
168       ἱέμενοι πόλιος: ὃ δὲ κεκλήγων ἕπετ᾽ αἰεὶ
smaniosi, bramosi (da ἵημι, di solito al participio con questo significato, e con il genitivo), della città; quello urlando sempre inseguiva,
169       Ἀτρεΐδης, λύθρῳ[12] δὲ παλάσσετο χεῖρας ἀάπτους.
il figlio di Atreo, e macchiava (da παλάσσω) le mani invincibili (da ἄαπτος , ον, (ἅπτομαι)) con il sangue.
170       ἀλλ᾽ ὅτε δὴ Σκαιάς τε πύλας καὶ φηγὸν ἵκοντο,
Ma quando raggiungono le porte Scee e la quercia,
171       ἔνθ᾽ ἄρα δὴ ἵσταντο καὶ ἀλλήλους ἀνέμιμνον.
qui però si fermavano e si aspettavano (da ἀναμίμνω) gli uni con gli altri.
172       οἳ δ᾽ ἔτι κὰμ μέσσον πεδίον φοβέοντο βόες ὥς,
PARAGONE à Quelli ancora, nel mezzo della pianura.come vacche fuggivano
173       ἅς τε λέων ἐφόβησε μολὼν ἐν νυκτὸς ἀμολγῷ
che un leone giungendo (da βλώσκω) nel profondo (da ἀμολγός , ὁ, in Omero sempre nell’espressione νυκτὸς ἀμολγῷ) della notte ha spaventato, ha messo in fuga,
174       πάσας: τῇ δέ τ᾽ ἰῇ ἀναφαίνεται αἰπὺς ὄλεθρος:
tutte; e a questa, una sola, si presenta, si avvicina (da ἀναφαίνω), ad una repentina (da αἰπύς , εῖα, ύ : il cui significato è “alto e ripido, scosceso”, in Omero per lo più di città costruite su rilievi scoscesi; qui il riferimento è alla morte vista con caduta in un precipizio) morte (da , ὄλεθρος , ὁ);
175       τῆς δ᾽ ἐξ αὐχέν᾽ ἔαξε λαβὼν κρατεροῖσιν ὀδοῦσι
di questa spezza (da ἐξάγνυμι, in tmesi) il collo dopo averla afferrata con i forti denti,
176       πρῶτον, ἔπειτα δέ θ᾽ αἷμα καὶ ἔγκατα πάντα λαφύσσει:
per prima cosa, poi il sangue e tutte le interiora (da ἔγκατα , τά) divora, ingoia (da λαφύσσω);
177       ὣς τοὺς Ἀτρεΐδης ἔφεπε κρείων Ἀγαμέμνων
così su di questi il figlio di Atreo, il potente Agamennone, si accaniva (da ἐφέπω),
178       αἰὲν ἀποκτείνων τὸν ὀπίστατον: οἳ δ᾽ ἐφέβοντο.
sempre uccidendo quello più arretrato (da ὀπίστατος , η, ον, (ὄπισθε)); e quelli fuggivano (da φέβομαι).
179       πολλοὶ δὲ πρηνεῖς τε καὶ ὕπτιοι ἔκπεσον[13] ἵππων
Molti cadono giù (da ἐκπίπτω) dal carro, dai cavalli, con la faccia in giù (da πρηνής, ές, opposto di ὕπτιος: si vedano il latino pronus e supinus) o supini (da ὕπτιος , α, ον)
180       Ἀτρεΐδεω ὑπὸ χερσί: περὶ πρὸ γὰρ ἔγχεϊ θῦεν.
sotto le mani dell’Atride; tutto intorno (e) davanti infatti imperversava con l’asta.
181       ἀλλ᾽ ὅτε δὴ τάχ᾽ ἔμελλεν ὑπὸ πτόλιν αἰπύ τε τεῖχος
182       ἵξεσθαι, τότε δή ῥα πατὴρ ἀνδρῶν τε θεῶν τε
Ma quando poi era quasi (da ταχύ, avverbio, con l’accento ritratto dopo l’elisione) sul punto di giungere sotto la città ed il ripido muro, allora il padre degli uomini e degli dei
183       Ἴδης ἐν κορυφῇσι καθέζετο πιδηέσσης
sedeva sulle cime dell’Ida ricco di sorgenti (da πιδήεις , εσσα, εν),
184       οὐρανόθεν καταβάς: ἔχε δ᾽ ἀστεροπὴν μετὰ χερσίν.
dopo essere sceso giù dal cielo; teneva la folgore (da ἀστεροπή , ἡ, = στεροπή, ἀστραπή) tra le mani.
185       Ἶριν δ᾽ ὄτρυνε χρυσόπτερον ἀγγελέουσαν:
Esortava Iris dalle ali d’oro (da χρυσοπτερος , ον) ad andare a portare un messaggio (da ἀγγέλλω):
186       ‘ βάσκ᾽ ἴθι[14] Ἶρι ταχεῖα, τὸν Ἕκτορι μῦθον ἐνίσπες:
« Affrettati (da βάσκω), vai rapidamente, o Iris, questo discorso, queste parole, riferisci (da ἐνέπω) ad Ettore;
187       ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷ Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
fino a quando egli veda Agamennone, pastore di popoli,
188       θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν ἐναίροντα στίχας ἀνδρῶν,
che avanza impetuoso (da θύνω) tra i primi combattenti facendo strage di schiere di guerrieri,
189       τόφρ᾽ ἀναχωρείτω, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἀνώχθω
durante questo tempo si tenga indietro (da ἀναχωρέω, “si tenga fuori (dalla battaglia”), ed altri guerrieri spinga (da ἄνωγα, con l’attivo della persona e l’infinito)
190       μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
a combattere (da μάρναμαι) contro i nemici (da δήϊος , α , ον, vedi anche δάιος: οἱ δ. “i nemici”) nella dura battaglia.
191       αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ βλήμενος ἰῷ
Però quando o ferito (da τύπτω) da una lancia o colpito da una freccia
192       εἰς ἵππους ἅλεται, τότε οἱ κράτος ἐγγυαλίξω
salisse (da ἅλλομαι) sul carro, allora a lui consegnerò nelle mani (da ἐγγυαλίζω) la forza
193       κτείνειν εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηται
per uccidere, fino a quando giunga (da ἀφικνέομαι, con l’accusativo del luogo) alle navi dai solidi banchi
194       δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ ’.
e il sole tramonti (da δύω, il sole tramonta tuffandosi nel mare) e sopraggiungano (da ἐπέρχομαι, in tmesi) le sacre tenebre, il sacro crepuscolo (da κνέφας , τό)[15] ».
Paragone

In 181-210, Zeus si installa sul Monte Ida e dà ordine ad Iris di scendere sul campo di battaglia ed ordinare ad Ettore di tenersi lontano dai combattimenti fino a che non vedrà Agamennone ferito. Questa breve scena olimpica riprende la breve anticipazione del racconto in 163-4. Questo passaggio non è dunque solo una coda alla scena precedente che presenta una sequenza ripetuta: Descrizione – Similitudine – Ettore, ma imposta un nuovo obiettivo narrativo, la fine dell’offensiva di Agamennone. L’intero passaggio 148-64 + 165-217 è un esempio estremo della tecnica dell’epica consistente nell’introdurre un tema in termini relativamente concisi, e nel ripeterlo poi con maggiore elaborazione. Si veda per esempio 21.211-26 (proteste di Scamandro verso Achille) + 240-83 (Scamandro quasi fa annegare Achille); oppure Odissea, 8.62-103 (Odisseo piange al primo canto di Demodoco) e 8.469-586 (egli piange ancora al secondo canto di Demodoco). Questo tipo di struttura, una coppia con anticipazione – “anticipatory doublet” – sembra lasciare intravedere la tecnica compositiva orale, sembre di vedere il poeta orale al lavoro.

195
195       ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε ποδήνεμος ὠκέα Ἶρις[16],
Così diceva, e non disobbedisce Iris veloce, dai piedi rapidi come il vento (da ποδήνεμος , ον),
196       βῆ δὲ κατ᾽ Ἰδαίων ὀρέων εἰς Ἴλιον ἱρήν.
ma scende dai monti dell’Ida verso Ilio sacra.
197       εὗρ᾽ υἱὸν Πριάμοιο δαΐφρονος Ἕκτορα δῖον
Trova il figlio di Priamo bellicoso, il divino Ettore,
198       ἑσταότ᾽ ἔν θ᾽ ἵπποισι καὶ ἅρμασι κολλητοῖσιν[17]:
ritto sopra i cavalli ed il carro (da ἅρμα , ατος, τό) ben costruito (da κολλητός , ή, όν);
199       ἀγχοῦ δ᾽ ἱσταμένη προσέφη πόδας ὠκέα Ἶρις:
stando (a lui) vicina parlava Iris dai rapidi piedi:
200       ‘ Ἕκτορ υἱὲ Πριάμοιο Διὶ μῆτιν ἀτάλαντε
« O Ettore, figlio di Priamo, pari a Zeus per saggezza,
201       Ζεύς με πατὴρ προέηκε τεῒν τάδε μυθήσασθαι.
Zeus padre mi ha mandato (da προίημι) per riferirti queste cose.
202       ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷς Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
fino a quando (tu) non veda Agamennone, pastore di popoli,
203       θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν, ἐναίροντα στίχας ἀνδρῶν,
che avanza impetuoso (da θύνω) tra i primi combattenti facendo strage di schiere di guerrieri,
204       τόφρ᾽ ὑπόεικε μάχης, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἄνωχθι
durante questo tempo ritirati (da ὑπείκω, con il genitivo del luogo) dalla battaglia, ed altri guerrieri spingi (da ἄνωγα, con l’attivo della persona e l’infinito)
205       μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
a combattere (da μάρναμαι) contro i nemici (da δήϊος , α , ον, vedi anche δάιος: οἱ δ. “i nemici”) nella dura battaglia.
206       αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ βλήμενος ἰῷ
Però quando o ferito (da τύπτω) da una lancia o colpito da una freccia
207       εἰς ἵππους ἅλεται, τότε τοι κράτος ἐγγυαλίξει
salisse (da ἅλλομαι) sul carro, allora a te consegnerà nelle mani (da ἐγγυαλίζω) la forza
208       κτείνειν, εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηαι
per uccidere, fino a quando giunga (da ἀφικνέομαι, con l’accusativo del luogo) alle navi dai solidi banchi
209       δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ ’.[18]
e il sole tramonti (da δύω, il sole tramonta tuffandosi nel mare) e sopraggiungano (da ἐπέρχομαι, in tmesi) le sacre tenebre, il sacro crepuscolo (da κνέφας , τό) ».

218
210       ἣ μὲν ἄρ᾽ ὣς εἰποῦσ᾽ ἀπέβη πόδας ὠκέα Ἶρις,
Questa dunque, avendo così parlato, se ne va, si allontana (da ἀποβαίνω), Iris dal piede rapido,
211       Ἕκτωρ δ᾽ ἐξ ὀχέων σὺν τεύχεσιν ἆλτο χαμᾶζε,
Ettore poi giù dal carro con le armi salta a terra,
212       πάλλων δ᾽ ὀξέα δοῦρα κατὰ στρατὸν ᾤχετο πάντῃ
e agitando la lancia appuntita andava di qua e di là (da πάντῃ) giù per l’esercito
213       ὀτρύνων μαχέσασθαι, ἔγειρε δὲ φύλοπιν αἰνήν.
esortando a combattere, e risvegliava l’aspra battaglia.
214       οἳ δ᾽ ἐλελίχθησαν καὶ ἐναντίοι ἔσταν Ἀχαιῶν,
Quelli allora vengono fatti voltare (da ἐλελίζω) e stanno saldi di fronte, faccia a faccia (da ἐναντίος , α, ον, = ἀντίος, con il genitivo) agli Achei;
215       Ἀργεῖοι δ᾽ ἑτέρωθεν ἐκαρτύναντο φάλαγγας.[19]
gli Argivi dall’altra parte serrano, rinsaldano, consolidano (da καρτύνω , Ep. per κρατύνω), le falangi.
216       ἀρτύνθη δὲ μάχη, στὰν δ᾽ ἀντίοι: ἐν δ᾽ Ἀγαμέμνων
La battaglia viene preparata, si prepara (da ἀρτύνω), ed essi stanno gli uni di fronte agli altri (da ἀντίος , ία, ίον, (ἀντί)): tra di loro Agamennone
217       πρῶτος ὄρουσ᾽, ἔθελεν δὲ πολὺ προμάχεσθαι ἁπάντων.
per primo va all’assalto (da ὀρούω), vuole combattere di molto davanti a tutti (da προμάχομαι).






[1] Su questo tema - εἰν ἑνὶ δίφρῳ ἐόντας / ἐόντε – si vedano 11.103, 5.609, 5.160.
[2] Un sistema formulare è costruito intorno allle redini, ἡνία σιγαλόεντα: tenute, prese in mano, sfuggite dalle mani.
[3] Il pronome si riferisce evidentemente, questa volta, ai cavalli.
[4] A proposito di 131-5, si veda anche l’implorayione di Adrasto verso menelao, 6.46 sgg. Anche l’implorazione di Dolone in 10.378-81 con la relativa nota.
[5] ἀμείλικτον δ᾽ ὄπ᾽ ἄκουσαν è formulare: si veda 21.98 (Achille a Licaone), ma qui è contrapposto in modo estremamente netto all’ugualmente formulare μειλιχίοις ἐπέεσσιν (4x Iliade, 14x Odissea, includendo le varianti). Questi sono i soli versi che introducono un discorso diretto con un verbo di ascolto e non di dire, ovvero che lo introducono dal punto di vista dell’ascoltatore. Non meno di 7 dei 46 discorsi di Agamennone nell’Iliade sono introdotti qualificando il re come duro, implacabile, senza pietà. Qui ἀμείλικτος qualifica in modo eccellente Agamennone, che qui mette in pratica l’uccisione senza pietà di un supplicante, come predicato a Menelao in 6.55-60.
[6] L’assemblea di menelao ed Odisseo è menzionata in 3.205-24, e riferita nella Cypria.
[7] Quello di ἀγγελίην è ‘a famous if overrated problem’ (Kirk), ma chiaramente ἀγγελίην è qui un accusativo interno, come in 4.384. Si veda anche ἐξεσίην ἐλθόντι (24.235). Il ‘problema’ si presenta anche in 5 altri luoghi, oltre al presente: 3.206, 4.384, 13.252, 15.640, Esiodo, Theog. 781.
[8] Si veda 10.305.
[9] Si veda 8.378.
[10] Tre combattimenti descritti in dettaglio sono più o meno quanto serve per una aristia: Diomede ne ha quattro (5.144-65), ma non descritti con la stessa estensione; Patroclo tre (16.399—414) seguiti da una lunga lista senza annotazioni. Questo poi è il momento nel quale un comandante troiano (Enea nel libro 5, Sarpedone nel libro 16) dovrebbe ‘notare’ quello che sta accadendo ed intervenire. Solo Ettore, il comandante supremo dei Troiani, è un possibile avversaio per il “signore di uomini” Agamennone, il comandante supremo degli Achei. Se Ettore affrontasse ora e ferisse Agamennone, vi sarebbe una sottile ironia: Agamennone fallisce in modo umiliante proprio laddove Achille riesce in modo trionfale. Ma il poeta non vuole umiliare gli Achei: si veda per esempio il modo in cui organizza la morte di Patroclo, e come fa ferire Agamennone, e più avanti Odisseo (434-9), da guerrieri troiani che possono immediatamente uccidere. È quindi necessario inserire un commento (163-4) per spiegare che Ettore non è presente per ‘notare’ la furia di Agamennone perché Zeus (il cui imperscrutabile volere tutto spiega) lo ha tolto dalla scena della battaglia. Si noti che questa breve enunciazione del tema è qui seguita dalla sua riformulazione in forma molto più eleborata, si veda 181-210 e la relativa nota.
[11] Si veda il verso 14.
[12] Si veda 6.268, αἵματι καὶ λύθρῳ πεπαλαγμένον εὐχετάασθαι (Ettore).
[13] Vedi 6.64.
[14] Si veda 8.399, e anche la nota a 2.8.
[15] Si veda 2.413 (μὴ πρὶν ἐπ᾽ ἠέλιον δῦναι καὶ ἐπὶ κνέφας ἐλθεῖν) e 1.475 (ἦμος δ᾽ ἠέλιος κατέδυ καὶ ἐπὶ κνέφας ἦλθε). Si noti che 193-4 = 17.454-5. Il giorno, ormai trascorso per la metà in 84, non terminerà fino a 18.239, e solo con l’assistenza di Era. Κνέφας è ἱερὸν solo in questo verso ripetuto. Si confronti per esempio ἱερὸν ἦμαρ, al verso 84: bT sostiene che il mattino è sacro perché è il momento del sacrificio, ma la cosa non è sicuramente accettbile perché anche la notte è sacra: si veda appunto κνέφας ἱερὸν qui al verso 194 e ancora in 17.455. I fenomeni naturali sono però controllati dagli dei, si veda νύκτα δι᾽ ἀμβροσίην (10.41).
[16] Verso formulare, qui adattato per la prima volta ad Iris. Si veda:
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε θεὰ γλαυκῶπις Ἀθήνη (2.166, 5.719, 7.43);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησεν ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων (2.441);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε πατὴρ ἀνδρῶν τε θεῶν τε (4.68);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε θεὰ λευκώλενος Ἥρη (5.767, 8.381);
ὣς ἔφατ᾽, οὐδ᾽ ἀπίθησε Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ (8.112).
[17] Vedi 4.366 e relativa nota.
[18] Si noti che 202-9 = 187-94. In accordo con le normali convenzioni dell’epica Iris ripete le sue istruzioni ad Ettore verbatim e sostituisce in modo molto attento la 3° persona delle istruzioni di Zeus con la 2° persona, ad eccezione del verso 204. Rare le eccezioni, in cui il messaggero aggiunge del proprio: vedi 8.409-424. Ecco il confronto:
187       ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷ Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
202       ὄφρ᾽ ἂν μέν κεν ὁρᾷς Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν
188       θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν ἐναίροντα στίχας ἀνδρῶν,
203       θύνοντ᾽ ἐν προμάχοισιν, ἐναίροντα στίχας ἀνδρῶν,
189       τόφρ᾽ ἀναχωρείτω, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἀνώχθω
204       τόφρ᾽ ὑπόεικε μάχης, τὸν δ᾽ ἄλλον λαὸν ἄνωχθι
190       μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
205       μάρνασθαι δηΐοισι κατὰ κρατερὴν ὑσμίνην.
191       αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ βλήμενος ἰῷ
206       αὐτὰρ ἐπεί κ᾽ ἢ δουρὶ τυπεὶς ἢ βλήμενος ἰῷ
192       εἰς ἵππους ἅλεται, τότε οἱ κράτος ἐγγυαλίξω
207       εἰς ἵππους ἅλεται, τότε τοι κράτος ἐγγυαλίξει
193       κτείνειν εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηται
208       κτείνειν, εἰς ὅ κε νῆας ἐϋσσέλμους ἀφίκηαι
194       δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ ’.
209       δύῃ τ᾽ ἠέλιος καὶ ἐπὶ κνέφας ἱερὸν ἔλθῃ ’.
[19] Il poeta non è ancora pronto ad spostare il suo interesse da Agamennone, ma deve far notare la risposta di Ettore alle istruzioni di Iris, e fa questo in uno stile conciso, con alcuni versi formulari. Il verso 210 costituisce la ripresa dopo il discorso diretto, ed è seguito da un serie di quattro versi, 211 —14 = 5.494-7 e 6.103-6. Poi un altro verso formulare 215 = 12.415.